Ucraina nel vicolo cieco

by Sergio Segio | 24 Gennaio 2014 9:13

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Magari la guerra civile non scop­pierà, ma a inca­strare le noti­zie che arri­vano dall’Ucraina si può legit­ti­ma­mente nutrire dubbi al riguardo. Anche al netto del fatto che ieri non è stato ammaz­zato nes­suno e che, dalle parti di ulica Gru­she­v­skoho, la via di Kiev tra­sfor­mata da dome­nica in vero e pro­prio campo di bat­ta­glia, non si sono regi­strati scon­tri. I duri e puri della pro­te­sta e la poli­zia, su richie­sta di Vitali Kli­tschko, l’uomo più in vista dell’opposizione, hanno con­cor­dato una tre­gua, almeno fino al ter­mine della tor­nata di col­lo­qui, ieri sera, tra i rap­pre­sen­tati della stessa oppo­si­zione e il pre­si­dente Vik­tor Yanu­ko­vich. Nel momento in cui andiamo in stampa non se ne cono­sce l’esito e men­tre leg­ge­rete que­sto arti­colo potrebbe essere esploso nuo­va­mente il finimondo.

In ogni caso il clima è e resterà incan­de­scente. Le noti­zie di ieri lo con­fer­mano. Sulla rete si tro­vano video di tor­ture inflitte dalle forze del mini­stero dell’interno a dimo­stranti tenuti in stato di fermo. C’è chi ha soste­nuto che sareb­bero stati dif­fusi volu­ta­mente da agenti o per­sino uffi­ciali. Il che segna­le­rebbe una spac­ca­tura nei reparti di sicu­rezza. C’è da dire tut­ta­via che finora Yanu­ko­vich non ha patito movi­menti cen­tri­fu­ghi. Le forze di sicu­rezza, quando s’è trat­tato di aprire il fuoco, non si sono tirate indie­tro. I suoi depu­tati, gio­vedì scorso, hanno appro­vato senza fia­tare le leggi «anti-protesta», che spia­nano la strada all’autoritarismo. Gli oli­gar­chi, arbi­tri del sistema, non lo hanno sconfessato.

Ieri a Kiev ne sono suc­cesse di altre. È stata con­fer­mata la noti­zia di una terza vit­tima, Yuriy Ver­by­tsky, scom­parso qual­che giorno fa. Il suo corpo, a quanto pare pieno di segni di vio­lenza, è stato ritro­vato in un bosco alle estre­mità della capi­tale. La comu­ni­ca­zione di Euro­Mai­dan — così si è auto­de­fi­nita dalla prima ora la pro­te­sta — ha denun­ciato pestaggi nei con­fronti di diversi atti­vi­sti. Men­tre alcune cen­ti­naia di titu­shki, pro­vo­ca­tori vicini al governo, hanno asse­diato l’ambasciata ame­ri­cana, chie­dendo a Washing­ton di non immi­schiarsi nelle fac­cende interne dell’Ucraina.

Le noti­zie più signi­fi­ca­tive arri­vano dalle peri­fe­rie. A Leo­poli espo­nenti del fronte della pro­te­sta hanno fatto irru­zione nella sede del governo regio­nale, obbli­gando il pre­si­dente nomi­nato da Yanu­ko­vich, a fir­mare una let­tera di dimis­sioni. Il palazzo del governo è stato occu­pato anche a Rivne, anch’essa situata nel ver­sante occi­den­tale del paese, dove i nazio­na­li­sti di Svo­boda, il par­tito della Tymo­shenko (Patria) e quello di Kli­tschko (Udar) hanno il grosso dei voti. Si parla di azioni simili anche a Zhy­to­myr e Ivano-Frankivsk, altri due cen­tri dell’ovest.

Que­ste ini­zia­tive si pre­stano a una dop­pia let­tura. Pos­sono indi­care che in fun­zione dei nego­ziati con Yanu­ko­vich, l’opposizione, che ha pro­cla­mato un «par­la­mento paral­lelo», cerca di con­qui­stare posi­zioni di forza, dimo­strando che c’è un seg­mento del movi­mento, non neces­sa­ria­mente legato all’estremismo di destra, che vuole meno chiac­chiere e più azione.

I nego­ziati si stanno facendo: Kli­tschko, il capo dei nazio­na­li­sti di Svo­boda Oleg Tyah­ny­bok e il brac­cio destro della Tymo­shenko, Arse­niy Yatse­niuk, chie­dono dimis­sioni del governo, ele­zioni pre­si­den­ziali anti­ci­pate e ritiro delle leggi anti-protesta. Yanu­ko­vich non vorrà cedere, ma le vit­time lasciate sul ter­reno hanno avuto un rim­balzo media­tico nega­tivo e il mes­sag­gio su cui ha spinto in que­sti giorni, vale a dire rap­pre­sen­tare gli estre­mi­sti di ulica Gru­she­v­skoho e la gente di piazza dell’Indipendenza come un’unica cosa, non è pas­sato. E si dice che Yanu­ko­vich qual­cosa potrebbe con­ce­derlo (si parla del ritiro della legge anti-protesta). Nel frat­tempo com­pra tempo. La ses­sione del par­la­mento in cui si dovrà discu­tere delle richie­ste dell’opposizione si terrà solo mar­tedì. Oggi arriva a Kiev il com­mis­sa­rio Ue all’allargamento Ste­fan Fuele. A stretto giro di posta potrebbe seguirlo Cathe­rine Ash­ton. Tira aria di trat­ta­tiva. O è il solito bluff di Yanu­ko­vich? E Mosca che dice?

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