by Sergio Segio | 7 Gennaio 2014 9:38
ROMA — Il governo e i Comuni trattano l’ennesima revisione della Iuc, la nuova imposta sulla casa appena entrata in vigore, e comincia a profilarsi un possibile accordo.
Le aliquote della Tasi, una delle due componenti dell’Imposta unica comunale, quella legata ai servizi, potrebbero essere aumentate, ma solo per consentire agli stessi Comuni di alleggerire il peso della tassa per le famiglie più numerose o per i redditi più bassi. In sostanza, l’aumento delle aliquote, che potrebbe essere compreso tra 0,5 ed un punto, sarebbe integralmente vincolato alla concessione delle detrazioni di base dell’Imu, 200 euro per la prima casa e 50 euro per ogni figlio a carico.
«È un punto di mediazione possibile» conferma Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno e responsabile della fiscalità locale dell’Associazione Nazionale dei Comuni. «Rispetto al gettito della vecchia Imu, ai Comuni mancano tra 1,3 ed 1,5 miliardi di euro, e ci sono moltissimi Comuni che hanno già le addizionali Irpef al massimo e non possono recuperare risorse in altro modo. Se volessero concedere ai loro cittadini le stesse detrazioni dell’Imu rischierebbero il default , ed è questo il vero rischio da evitare» prosegue Castelli, «fiducioso che, come promesso dal Presidente del Consiglio, Enrico Letta, il governo troverà una soluzione al problema. Vincolare l’aumento delle aliquote Tasi alla concessione delle detrazioni può essere un modo».
Per ripristinare gli sgravi le aliquote della Tasi potrebbero aumentare sia sulla prima casa, che sugli altri immobili residenziali, non necessariamente nella stessa misura. La legge di Stabilità 2014 fissa attualmente il tetto massimo sulla casa di abitazione al 2,5 per mille, mentre per le altre case il limite è fissato al 10,6 per mille. Per la casa di abitazione si considera l’ipotesi di un aumento di mezzo punto, al 3 per mille, per le altre di un punto, all’11,6 per mille. Per i sindaci l’aumento delle aliquote sarebbe solo facoltativo, con il vincolo di utilizzare le maggiori risorse alle detrazioni, che potrebbero essere anche articolate, oltre che sul numero dei figli a carico, anche sul reddito dei proprietari.
L’aumento vincolato delle aliquote potrebbe star bene ai sindaci, e renderebbe più digeribile l’operazione anche alla maggioranza che sostiene il governo in Parlamento. Per Scelta Civica è addirittura l’unica condizione accettabile per tornare a discutere delle tasse sulla casa. «Dire che si aumentano le aliquote Tasi per consentire ai Comuni di destinare prioritariamente le maggiori risorse alle detrazioni è una presa in giro: come minimo la destinazione dovrebbe essere resa obbligatoria, altrimenti siamo all’ennesimo via libera ad un aumento delle tasse» dice il responsabile fiscale del partito, Enrico Zanetti. Secondo il quale c’è anche un problema di metodo: «Sulla casa è stato fatto un lavoro pessimo, nonostante nel 2013 ci fosse tutto il tempo per lavorarci bene. Se è necessario riaprire il cantiere per garantire maggior equità ai cittadini noi ci siamo, non però con emendamenti affrettati a decreti che trattano anche altre materie».
Dopo i continui richiami del Quirinale e i pasticci dei decreti omnibus , la soluzione che si fa strada è quella di un decreto apposito. O, al massimo, di un emendamento al decreto Imu-Bankitalia, quello varato a dicembre che ha eliminato quasi interamente la seconda rata dell’Imu 2013 sulle prime case. Altro problema da affrontare riguarda la scadenza dei pagamenti. La quota dell’Imu prima casa del 2013 rimasta a carico dei contribuenti si pagherà il 24 gennaio, ma la prima rata della nuova Iuc, sulla quale si vogliono rimettere le mani, si dovrebbe pagare già il 16. È molto probabile che il decreto che dovesse reintrodurre le detrazioni, possa rivedere anche i tempi di pagamento. Non più in quattro, ma in due rate semestrali, a giugno e a dicembre.
Mario Sensini
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