Stranieri, uno su 4 vive e lavora in Lombardia. Disoccupazione in crescita

by Sergio Segio | 30 Gennaio 2014 15:40

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MILANO – Quasi un quarto degli stranieri d’Italia abita in Lombardia. Stesso vale per gli occupati: uno su quattro lavora nella regione. Il ventitreesimo Dossier Caritas e Migrantes descrive ancora una volta la Lombardia come la terra promessa dei migranti. In particolare per i cittadini provenienti da Paesi fuori dall’Unione europea: il 26,5 per cento sta in Lombardia.

Il mercato del lavoro. Il settore d’impiego dove la manodopera straniera è più forte (secondo i dati del Terzo Rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati edito dal Ministero del Lavoro, luglio 2013) è quello di “trasporti, comunicazioni, attività finanziarie ed altri servizi”, che pesa per il 25 per cento, seguito da “alberghi e ristoranti” (21,2 per cento), “attività svolte da famiglie e convivenze” (18 per cento) e “costruzioni” (12,8 per cento). Se nel Dossier 2012 gli studiosi di Caritas e Migrantes parlavano di “tenuta dell’occupazione dei nati all’estero rispetto agli autoctoni”, nel 2013 la situazione è diversa. I dati dell’Osservatorio Regionale per l’integrazione e la multietnicità (Orim) segnalano che mai la disoccupazione tra gli stranieri è stata alta come quest’anno: il tasso si attesta al 14,3 per cento, contro il 6,9 di cinque anni fa. Nello stesso arco di tempo gli occupati sono calati dell’8,2 per cento. La situazione si è aggravata soprattutto per gli uomini (+10,9 per cento di tasso di disoccupazione e -4,5% di occupazione); mentre per le donne la crisi è più contenuta (+3,4 per cento disoccupazione, -1,9 per cento occupazione). Il perdurare della crisi ha contribuito al mantenimento, scrivono i ricercatori Caritas e Migrantes, di un “mercato del lavoro parallelo”, “caratterizzato da canali etnicizzati di accesso all’impiego (dalle reti di connazionali, alle cooperative fornitrici di manodopera, a veri e propri sistemi di caporalato), bassi livelli di tutela e stabilità, condizioni di lavoro e retributive svantaggiose”. “La segmentazione del mercato secondo linee di tipo etnico”, concludono i ricercatori, ha contribuito a cronicizzare le distinzioni tra “lavoro da immigrati” e “lavoro da italiani”, con conseguenti livelli di salario differenti.

Chi sono gli immigrati in Lombardia. Dei 691 mila occupati stranieri lombardi, il 14,7 per cento sono romeni (137 mila), seguiti da marocchini (7,8 per cento), albanesi (7,4 per cento), egiziani (6,5 per cento) e cinesi (4,9 per cento). Il 22 per cento di chi fa l’imprenditore ha l’azienda in Lombardia: marocchini, romeni, cinesi e albanesi sono le etnie in testa (insieme contano il 56,8 per cento del totale). Milano è di gran lunga la provincia con il più alto tasso di presenza straniera (il 34,8 per cento abita nei dintorni del capoluogo), seguita da Brescia (al 15 per cento) e Bergamo (all’11,8).

Nuovi nati e studenti. Il 22 per cento dei nati in Lombardia ha cittadinanza straniera. Nel mantovano e nel bresciano la percentuale di figli con almeno un genitore straniero è molto più alta: tocca in una il 36,6 per cento e nell’altra il 35,2. Questo alto tasso di natalità si ripercuote anche nelle classi. La Lombardia è la regione d’Italia che accoglie più studenti stranieri nelle sue classi (il 24,3 per cento del totale), concentrati soprattutto nelle scuole primarie (il 22 per cento dei studenti stranieri lombardi ha tra i 6 e i 10 anni).

L’Emergenza Nord Africa. Il Dossier Caritas e Migrantes dedica poi una parte del capitolo sulla Lombardia alla tanto discussa Emergenza Nord Africa. Al 27 marzo 2012, sono state attivate in regione 227 strutture, con cui sono state accolte 825 persone (di cui 804 in strutture diocesane). Trenta le nazionalità di provenienza dei migranti: Nigeria, Tunisia, Mali, Costa d’Avorio e Ghana soprattutto. 39 strutture sono state in grado di fornire anche un orientamento legale e psicologico e hanno seguito le pratiche per la domanda d’asilo anche dopo il primo diniego della Commissione territoriale, l’ente ministeriale preposto a decidere sulla pratica dell’asilo. Le strutture che hanno vissuto momenti di tensione tra ospiti e operatori sono state 36. (lb) 

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