Siria, governo e opposizione trattano sugli aiuti umanitari

by Sergio Segio | 26 Gennaio 2014 18:09

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Il primo fac­cia a fac­cia, ieri a Gine­vra, tra le dele­ga­zioni del governo e dell’opposizione non è andato oltre la trat­ta­tiva sugli aiuti alla popo­la­zione civile che, più di ogni altra parte, subi­sce la guerra civile. Non si è par­lato di ces­sate il fuoco e anche oggi le con­sul­ta­zioni si con­cen­tre­ranno sui mezzi e i modi per por­tare cibo e medi­ci­nali alle città coin­volte nel con­flitto, in par­ti­co­lare Homs, sull’apertura di cor­ri­doi uma­ni­tari e lo scam­bio di pri­gio­nieri. Di una tre­gua e del governo tran­si­to­rio forse si comin­cerà a par­lare domani. Molto dipen­derà dalla capa­cità di media­zione dell’inviato dell’Onu Lakh­dar Bra­himi di fronte al fuoco incro­ciato di accuse tra le due parti e alla dif­fi­denza (se non l’odio) che ancora pre­vale. Il destino di “Gine­vra II” resta appeso a un filo.

Senza dimen­ti­care che, men­tre a Gine­vra va avanti il dif­fi­cile fac­cia a fac­cia tra governo e oppo­si­zione, in Siria si è con­ti­nuato a com­bat­tere con vio­lenza anche ieri. L’esercito gover­na­tivo ha com­piuto raid aerei sulle posi­zioni dei ribelli nelle pro­vince di Dama­sco e Aleppo, sgan­ciando, pare, anche le temute bombe-barili. Scon­tri vio­lenti si sono regi­strati alla peri­fe­ria di Dama­sco, a Al Qadam e Al Assali. E com­bat­ti­menti sono avve­nuti durante la notte di venerdì intorno alla moschea Al Amawi, nella parte vec­chia di Aleppo. Pro­se­guono anche gli scon­tri a fuoco tra mili­ziani qae­di­sti dello Stato isla­mico dell’Iraq e del Levante e com­bat­tenti curdi ad Hasa­keh. La comu­nità curda pro­te­sta per la sua esclu­sione da “Gine­vra 2” voluta dalla Coa­li­zione Nazio­nale dell’opposizione con­tra­ria ad aprire la trat­ta­tiva sull’autonomia delle regioni a nord della Siria a mag­gio­ranza curda.

Si allarga nel frat­tempo il secondo fronte della guerra civile siriana che da tempo aperto in Libano. I qae­di­sti di an Nusra hanno riven­di­cato ieri il lan­cio di razzi verso la cit­ta­dina di Her­mel, roc­ca­forte del movi­mento sciita Hez­bol­lah nella Valle della Bekaa. Con un comu­ni­cato dif­fuso venerdì via twit­ter, an Nusra aveva avver­tito la popo­la­zione sun­nita del paese dei Cedri di stare lon­tano dalle zone sciite e di unirsi al gruppo nella guerra al “Par­tito dell’Iran e ai suoi agenti”, così come gli estre­mi­sti sun­niti defi­ni­scono Hez­bol­lah. La dichia­ra­zione è arri­vata a quat­tro giorni dall’attentato che ha pro­vo­cato quat­tro morti ad Haret Hreik, sob­borgo meri­dio­nale di Bei­rut a mag­gio­ranza sciita. Pochi giorni prima an Nusra aveva riven­di­cato anche un pre­ce­dente attacco ad Her­mel costato la vita a cin­que per­sone. Da parte sua il lea­der sun­nita liba­nese Saad Hariri ieri ha detto che «i sun­niti non entre­ranno nella guerra tra al Qaeda ed Hezbollah».

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