Sei punti per cambiare la politica economica europea

by Sergio Segio | 31 Gennaio 2014 9:45

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Vogliamo pro­muo­vere un ampio dibat­tito in Europa su poli­ti­che alter­na­tive basate sui seguenti sei punti:

  1. Le poli­ti­che di auste­rità dovreb­bero essere rove­sciate e va radi­cal­mente rivi­sta la dra­stica con­di­zio­na­lità impo­sta ai Paesi che rice­vono i fondi d’emergenza euro­pei, a par­tire dalla Gre­cia. Le peri­co­lose limi­ta­zioni impo­ste dal “fiscal com­pact” deb­bono essere rimosse, in modo che gli Stati pos­sano difen­dere la spesa pub­blica, il wel­fare, i red­diti, per­met­tendo all’Europa di assu­mere un ruolo più forte nello sti­mo­lare la domanda, pro­muo­vendo il pieno impiego e avviando un nuovo modello di svi­luppo equo e soste­ni­bile. Le poli­ti­che euro­pee dovreb­bero ridurre gli attuali squi­li­bri nella bilan­cia dei paga­menti, obbli­gando al rie­qui­li­brio anche i Paesi in surplus.
  2. Le poli­ti­che euro­pee dovreb­bero favo­rire una redi­stri­bu­zione che riduca le dise­gua­glianze, e andare verso l’armonizzazione dei regimi di tas­sa­zione, met­tendo fine alla com­pe­ti­zione fiscale, con uno spo­sta­mento dell’imposizione dal lavoro verso i pro­fitti e la ric­chezza. Le poli­ti­che euro­pee dovreb­bero favo­rire i ser­vizi pub­blici e la pro­te­zione sociale. L’occupazione e la con­trat­ta­zione col­let­tiva devono essere difese; i diritti del lavoro sono un ele­mento chiave dei diritti demo­cra­tici in Europa.
  3. Di fronte alla crisi finan­zia­ria in Europa — segnata dall’interazione tra crisi delle ban­che e del debito pub­blico — la Banca Cen­trale Euro­pea deve ope­rare come pre­sta­tore di ultima istanza per i titoli di Stato. Il pro­blema del debito pub­blico deve essere risolto con una respon­sa­bi­lità comune dell’Eurozona; il debito deve essere valu­tato attra­verso un “audit” pubblico.
  4. E’ neces­sa­rio un ridi­men­sio­na­mento radi­cale della finanza, attra­verso una tassa sulle tran­sa­zioni finan­zia­rie, l’eliminazione delle atti­vità spe­cu­la­tive e il con­trollo del movi­mento dei capi­tali. Il sistema finan­zia­rio dovrebbe essere ricon­dotto a forme di con­trollo sociale e tra­sfor­mato in modo che pro­muova inve­sti­menti pro­dut­tivi soste­ni­bili dal punto di vista sociale ed ambien­tale e l’occupazione.
  5. Una tran­si­zione eco­lo­gica pro­fonda può offrire una via d’uscita dalla crisi in Europa. L’Europa deve ridurre la sua impronta eco­lo­gica e l’utilizzo d’energia e risorse natu­rali. Le sue poli­ti­che devono favo­rire nuovi modi di pro­durre e di con­su­mare. Un grande pro­gramma di inve­sti­menti che pro­muo­vano la soste­ni­bi­lità può offrire posti di lavoro di alta qua­lità, espan­dere com­pe­tenze in ambiti inno­va­tivi e ampliare le pos­si­bi­lità d’azione a livello locale, spe­cial­mente sui beni comuni.
  6. In Europa la demo­cra­zia deve essere estesa a tutti i livelli. L’Unione euro­pea deve essere rifor­mata e va inver­tita la ten­denza alla con­cen­tra­zione di potere nelle mani di pochi stati e isti­tu­zioni fuori dal con­trollo demo­cra­tico, che è stata aggra­vata dalla crisi. L’obiettivo è di otte­nere una mag­giore par­te­ci­pa­zione dei cit­ta­dini, un mag­giore ruolo per il Par­la­mento Euro­peo, e un con­trollo demo­cra­tico più signi­fi­ca­tivo sulle deci­sioni chiave.

Di fronte al rischio di un col­lasso dell’Europa, le poli­ti­che euro­pee devono cam­biare strada e un’alleanza tra società civile, sin­da­cati, movi­menti sociali e forze poli­ti­che pro­gres­si­ste è neces­sa­ria per por­tare l’Europa fuori dalla crisi pro­dotta da neo­li­be­ra­li­smo e finanza, e verso una vera demo­cra­zia. L’European Pro­gres­sive Eco­no­mists Net­work vuole con­tri­buire a que­sto cambiamento.

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