by Sergio Segio | 27 Gennaio 2014 9:37
BERLINO — «L’Europa deve insistere per il ritorno del dialogo a Kiev, e mettere sul tavolo l’ipotesi di sanzioni solo come extrema ratio. E poi deve tentare di tutto per coinvolgere la Russia in un processo costruttivo. L’Europa deve parlare con una voce sola, così si farà sentire, e deve dire prima di tutto che Yanukovich non può usare ancora la violenza». Ecco cosa ci dice Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo e capolista della Spd e dei socialisti alle elezioni del nuovo Europarlamento.
Presidente, la gente a Kiev scende in piazza invocando l’Europa. La Ue non dovrebbe fare di più?
«Il problema è che i conflitti devono essere prima risolti sul posto. Dobbiamo chiedere il dialogo tra governo e opposizione, io l’ho fatto. E se si continuerà a usare la violenza, la Ue può pensare a imporre sanzioni. Ma molto di più non possiamo fare: dobbiamo sperare che a Kiev torni la ragione ».
Sono più grandi chances e speranze, o pericoli di guerra civile?
«Io vedo speranze più grandi dei pericoli. Ancora oggi posso immaginarmi un ritorno a un dialogo ragionevole tra Yanukovich e l’opposizione. In queste ore sto facendo di tutto, con ogni mio contatto là a Kiev, perché s’instauri questo dialogo. Ma a tal fine è necessario dire che Yanukovich non può permettersi di impiegare ancora la violenza».
Però il pericolo di uno sbocco violento, soprattutto di nuove risposte violente del potere, è presente. E l’opposizione ha rifiutato proposte di Yanukovich basate però sull’offerta di alcune poltrone… Quanto è grande il pericolo di una radicalizzazione?
«Il pericolo esiste, e ciò secondo me è davvero da deplorare. Mi rincresce che l’opposizione abbia rifiutato quell’offerta. Secondo me avrebbe dovuto accettarla per andare a un gioco a carte scoperte. Certo, noi qui nella Ue non sappiamo quali elementi tattici possano aver spinto Yanukovich a quella proposta. E tutti sappiamo, al tempo stesso, che a Kiev regna un clima di diffidenza. Però se Yanukovich dovesse ampliare quella sua offerta, secondo me l’opposizione dovrebbe chiedersi se, partecipando al governo del paese, non potrà forse influenzare meglio i cambiamenti che non restando fuori dal governo. Dall’esterno, la mia impressione è che l’opposizione debba usare meglio questi spiragli. Ma insisto, so che è facile dirlo da Berlino ».
Ma se l’Europa si mostrasse più decisa avrebbe più autorità per consigliare compromessi, non le pare?
«Se la Ue parlerà con una voce sola, qualcosa si potrà muovere. Spero che Catherine Ashton andando a Kiev porti a passi avanti».
E la Russia di Putin, convitato di pietra, s’immischia troppo?
«Può darsi che il convitato di pietra sieda a Mosca. Ma mi stupisce che la gente se ne meravigli. La Russia si comporta da grande potenza: cerca di estendere l’influsso nelle regioni vicine. Kiev fu la prima capitale russa, i legami storici ucraini con la Russia sono importanti come quelli con l’Europa. Ritengo ragionevole che la Ue cerchi di coinvolgere la Russia nel dialogo che l’Europa deve far riaprire a Kiev».
L’Urss di Gorbaciov accettò la svolta a Varsavia, inizio della fine del suo impero, con la transizione negoziata tra i generali e Solidarnosc. La Ue non dovrebbe spingere Putin verso soluzioni simili?
«Durante la rivoluzione arancione Solana e Kwasniewski volarono a Kiev. Vorrei veder rinascere quel modello di allora. La Ue dovrebbe inviare di nuovo a Kiev, come allora, personalità capaci di rilanciare il dialogo interno e con la Ue. Aprendo la porta, in caso di riforme, ad accordi di associazione Ue-Ucraina. Prima di decidersi a sanzioni, bisogna tentare ogni altra via. Solo fallito ogni altro tentativo, e solo in caso di nuove violenze e di una sconfitta della via pacifica, possiamo andare alle sanzioni, non ora solo per accordi tra Kiev e Mosca».
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