by Sergio Segio | 11 Gennaio 2014 8:19
Tecnicamente sarà assai difficile che alla barriera milanese della A4 o all’uscita di Fidenza della A1 i leghisti possano fare della vera disobbedienza tariffaria (il Telepass non capirebbe) ma la protesta presso una trentina di ingressi autostradali del Nord sarà comunque dura. E sancirà solo l’inizio di una battaglia che vedrà come protagonisti il governo, i partiti d’opposizione, le associazioni tradizionali dell’autotrasporto e gli ormai immancabili Forconi.
A dicembre, infatti, sembrava che con il flop della manifestazione romana convocata da Danilo Calvani l’emergenza-piazze fosse finita e invece i rincari autostradali hanno rimesso in moto il convoglio. Con una novità sostanziale: mentre prima di Natale a sminare il pericolo Forconi erano state le associazioni dei proprietari di Tir raggruppate in Unatras, ora da questo mondo partono invece richieste di mobilitazione fino a quello che viene chiamato «il fermo selettivo dei camion» ovvero il blocco del traffico autostradale nelle regioni (Veneto e Abruzzo) nelle quali gli aumenti delle tariffe sono stati più forti. E se si dovesse fermare il traffico a Nord Est sarebbero sicuramente guai .
Il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi dopo una prima fase interlocutoria ha capito in che ginepraio il governo rischia di finire. E prendendo la parola giovedì 9 nel question time parlamentare ha delineato una sorta di strategia per tenere tutto insieme: accontentare le società autostradali, far partire davvero le opere di ammodernamento della rete e sperimentare nuove forme di risparmio per gli utenti introducendo il sistema dell’abbonamento. Ma la quadratura del cerchio non è facile. Lupi ha promesso nel 2014 di rivedere il sistema delle concessione e gli addetti ai lavori hanno capito benissimo quale potrebbe essere l’indirizzo del restyling: l’allontanamento della data di scadenza.
Il sistema delle concessionarie italiane è infatti terrorizzato dall’ipotesi che un rinnovo dei patti pubblico-privati sia messo a gara, come pretende la Ue. Sa che un giorno o l’altro succederà ma spera che avvenga il più tardi possibile e sarebbe molto grato al governo se riuscisse a derogare alle direttive di Bruxelles allungando i tempi delle concessioni. Rassicurate in questo modo, le concessionarie potrebbero, nella visione del ministro, intensificare il ritmo degli investimenti che sono stati programmati ma secondo molti stanno andando a rilento e quindi non giustificherebbero gli aumenti concessi. Il senatore del Pd Marco Filippi, decano della commissione Trasporti, ad esempio sostiene che il governo non è più nemmeno in grado di controllare se le opere sono state fatte oppure no perché «l’Ivca, l’apposito ispettorato che dovrebbe vigilare in materia è stato smantellato e ora ci sono 120 persone che oziano nei corridoi del ministero».
Lupi, poi, ha promesso gli abbonamenti-sconto ma solo per le auto dei pendolari, non per i camionisti. In una prima dichiarazione si era spinto a garantirli a tutti ma poi Paolo Uggè, figura di collegamento tra sindacato dei trasportatori e le concessionarie autostradali, gli aveva sottoposto qualche conto e l’aveva convinto ad essere più selettivo. Ma come in una moderna commedia degli equivoci il no ai camionisti ha generato la protesta della Fita-Cna, la cui presidente Cinzia Franchini ha immediatamente riproposto l’idea del fermo selettivo. Se dovesse andare avanti quest’opzione ci sarebbe una forte probabilità di un’obiettiva convergenza del mondo dell’autotrasporto organizzato con i Forconi visto che in Veneto opera l’ala più strutturata del movimento. A Nord Est ci sono tre presidii e in uno di questi, a Mestre, un sacerdote ha officiato durante le feste di fine anno una messa di solidarietà (con il beneplacito della Curia). Insomma quantomeno in Veneto c’è terreno fertile per una protesta a forte seguito popolare.
Non va, infine, sottovalutato il ruolo del Movimento 5 Stelle. Nel loro processo di apprendistato parlamentare i grillini hanno messo nel mirino la questione dei rincari autostradali e il deputato Michele Dall’Orco sta chiedendo da giorni al ministro Lupi che il decreto di Capodanno indichi anche gli investimenti effettuati sulla rete tratta per tratta.
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