Risparmi per 50 miliardi in due anni ecco la spending review delle famiglie

by Sergio Segio | 5 Gennaio 2014 8:56

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MILANO. E LA REPUBBLICA delle formiche colpisce ancora. Il Pil batte in testa? Le tasse aumentano? La politica fatica a fare la sua parte? No problem. A metterci una pezza nel 2013 — tanto per cambiare — sono state ancora una volta le famiglie tricolori.
CHE per far quadrare i conti di casa hanno impugnato l’accetta e varato l’ennesima finanziaria faida- te, tagliando 16 miliardi dalle spese domestiche. Il copione è lo stesso andato in scena, con numeri ancora più impressionanti, nel 2012. Davanti al calo delle entrate e all’impennata delle uscite – la pressione fiscale (per chi paga le tasse) è salita al 45% – gli italiani hanno fatto di necessità virtù: rinviando l’acquisto dell’auto, rinunciando a qualche week-end fuori porta, tagliando carne e persino medicinali e mettendo in freezer il sogno di cambiar casa. Risultato: un’austerity autarchica che porta a quasi 50 miliardi in due anni i risparmi dei cittadini del Belpaese. Sacrifici che non sono bastati a salvare il “tesoretto” accumulato negli anni del boom: la crisi ha bruciato dal 2008 secondo la Banca d’Italia ben 520 miliardi della ricchezza nazionale, mandando in fumo qualcosa come 24mila euro a famiglia.
Un carrello a dieta Quando si tratta di far quadrare i conti di casa, non c’è cosmesi finanziaria che tenga. E la prima vittima della
spending review degli italiani è stata anche nel 2012 la spesa quotidiana. Abbiamo rinunciato a comprarci abiti e scarpe (-3% secondo l’Istat), rimandato il cambio della lavastoviglie (-3,7% gli acquisti di elettrodomestici), lasciato sugli scaffali i profumi (-1,4%) e sforbiciato per il secondo anno consecutivo – non era mai successo nel Dopoguerra – le spese per medicinali calate del 2,6%. La crisi ha cambiato anche le nostre abitudini a tavola: nel carrello è cresciuto il peso di cibi poveri come pasta e pollo a scapito di carne e pesce e per mettere assieme pranzo e cena abbiamo pagato l’1,3% in meno. Questi esercizi ragioneristici ci hanno permesso di tagliare le uscite per i consumi del 2,2%, riducendo di 6,7 miliardi la nostra spesa.
Risparmi a quattroruote Benzina e motori, gioie e dolori. Il gioco è il solito: quando il governo ha bisogno di soldi e non sa dove trovarli, l’ultima spiaggia sono le accise sulla benzina. E – sul fronte opposto – anche i cittadini del Belpaese hanno capito l’antifona: in periodi di vacche magre, quando i soldi si vedono con il contagocce, meglio lasciare l’auto in garage e archiviare il sogno proibito di comprarsene una nuova, Carta canta: nel 2013 abbiamo acquistato 100mila auto in meno di un 2012 già da dimenticare, evitandoci un esborso di 1,5 miliardi circa. E – quando è stato possibile – abbiamo fatto a meno della macchina. Il consumo di benzina è calato del 4,8%, quello del gasolio del 2,6%. Un risparmio di un miliardo di tonnellate e di 2 miliardi di euro, quanto basterebbe per fare 375mila volte il giro della terra all’altezza dell’Equatore.
Due soldi, nessuna capanna La vittima più illustre dell’austerity forzata è stata anche lo scorso anno la casa. Si sta stretti in due locali? Ce ne si fa una ragione. Un appartamento nuovo? Meglio aspettare altri chiari di luna. Morale: lo scorso anno in Italia sono state comprate e vendute 407 mila, l’8,3% meno dello scorso anno pari a 6,7 miliardi di euro. Un buon risultato, dice qualcuno, visto che nel 2012 gli affari erano crollati del 25%. Sarà. Dal 2006 però, quando le case andavano come il pane e i valori immobiliari erano più alti del 15-20% le transazioni si sono dimezzate.
L’ultima spiaggia
I tagli, a volte, non bastano. E quando il conto in banca è a secco e piovono bollette e rate, la soluzione (obbligata) è solo
una: non si paga. Nel 2013 il valore dei prestiti non “onorati” dalle famiglie italiane è salito secondo i dati Banca d’Italia da 52 a 55 miliardi. Una rata su 10 non viene più saldata. Quattro milioni di auto circolano per risparmiare senza assicurazione. E il tasso delle sofferenze bancarie – assicurano Prometeia- Assofin.Crif – è destinato a salire di un altro 10% anche l’anno prossimo. Il Pil dell’ex-Belpaese avrà pur ripreso a crescere. Ma la spending review delle famiglie tricolori, c’è da scommetterci, andrà avanti in replica anche l’anno prossimo.

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