Quattro senzatetto sprangati nella notte

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«Ci hanno quasi ammaz­zato e non so per­ché». A par­lare è Jonas, uno dei quat­tro clo­chard slo­vac­chi mas­sa­crati ieri notte a Genova, men­tre dor­miva in un car­tone insieme alla moglie a ai cognati. Un raid vigliacco e ben orga­niz­zato, in piena notte, in una zona a quell’ora deserta. Siamo in piazza Pic­ca­pie­tra, in pieno cen­tro città, a pochi metri dalla reda­zione del Secolo XIX. Bobak, 30 anni, ha ripor­tato un trauma cra­nico ed è rico­ve­rato all’ospedale Gal­liera: è il più grave tra i feriti. La donna che era con lui, Alice, 45 anni, ha una frat­tura scom­po­sta alla mano. Dor­mi­vano lì da diversi anni, notte dopo notte, e chie­de­vano l’elemosina nella vicina via XX Set­tem­bre. I cognati, Gio­vanni e Suzanne, invece, erano arri­vati pochi mesi fa da Taranto.

«Erano per­sone per bene, con noi sono sem­pre stati gen­tili ed edu­cati» dice Fran­ce­sca del nego­zio di abbi­glia­mento Scout, che que­sta mat­tina quando è arri­vata ad aprire le sara­ci­ne­sche ha visto il san­gue su ciò che rima­neva della tenda uti­liz­zata da Bobak e Alice per dor­mire. «Tutte le mat­tine, prima che apris­simo il nego­zio, loro smon­ta­vano la tenda e toglie­vano i car­toni, lasciando tutto in ordine». «Non davano fasti­dio a nes­suno, solo delle bestie pos­sono aver fatto una cosa simile» le fa eco la sua col­lega. A dare l’allarme un resi­dente della zona, che ha sen­tito le urla e ha chia­mato i soccorsi.

L’episodio poco prima delle quat­tro, evi­den­te­mente pia­ni­fi­cato a tavo­lino: i quat­tro assa­li­tori, incap­puc­ciati e muniti di spran­ghe, prese pro­ba­bil­mente nel vicino can­tiere di gal­le­ria Maz­zini, si sono nasco­sti die­tro due colon­nati. Poi, dopo che due di loro si sono assi­cu­rati che i clo­chard dor­mis­sero, sono pas­sati all’azione: uno su cia­scuna vit­tima, col­pen­doli ripe­tu­ta­mente con i tubi inno­centi e anche con calci. Il tutto è durato poco più di 5 minuti. Poi i quat­tro sono fug­giti, in altret­tante dire­zioni diverse, lasciando Bobak, Alice, Jonas e Suzanne in un lago di san­gue. Con loro c’era un quinto home­less, sor­do­muto, che for­tu­na­ta­mente è riu­scito a fug­gire. E due cagno­lini, che gli face­vano com­pa­gnia nelle lun­ghe gior­nate in cui cer­ca­vano di raci­mo­lare qual­che spic­ciolo, e nelle fredde notti inver­nali, appena scal­date dalle gri­glie di aera­zione del sot­to­stante par­cheg­gio. Uno di loro è scap­pato via ter­ro­riz­zato, l’altro è rima­sto accanto al padrone.

La scena è stata ripresa dalle tele­ca­mere del nego­zio, ma tutta la zona è coperta da impianti di video­sor­ve­glianza. La poli­zia sta par­tendo pro­prio da qui per ten­tare di iden­ti­fi­care gli aggres­sori. «Erano gio­vani, uno sui trent’anni glia altri tre sui qua­ranta e due ave­vano i pan­ta­loni mime­tici» ha rac­con­tato una delle vit­time alla poli­zia. E tutti ave­vano il volto coperto da sciarpe e cap­pucci. Ancora: durante il raid gli aggres­sori non hanno pro­fe­rito una sola parola. Ele­menti che sem­brano far pen­sare a un’aggressione di tipo xeno­fobo, più che a un rego­la­mento di conti tra dispe­rati. In un primo momento infatti si era ipo­tiz­zato che si potesse trat­tare di una ven­detta per uno sgarro, un pizzo non pagato al rac­ket delle elemosine.

Ma le moda­lità dell’aggressione sem­brano por­tare in un’altra dire­zione, quella di un raid orga­niz­zato da qual­che grup­pu­scolo di estrema destra. Non a caso sull’episodio altre alla squa­dra mobile sta inda­gando anche la Digos. Per­ché se è vero che a Genova i neo­fa­sci­sti sono nume­ri­ca­mente irri­sori, in qual­che occa­sione hanno pro­vato a rial­zare la testa. Durante la prima mani­fe­sta­zione orga­niz­zata in città dal movi­mento dei for­coni lo scorso 9 dicem­bre, a Genova sono arri­vate decine di teste rasate con cel­ti­che espo­ste bene in vista. E gli aggres­sori potreb­bero essere facil­mente arri­vati dalla vicina provincia.


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