by Sergio Segio | 19 Gennaio 2014 8:59
ROMA — Oltre mezzo milione di lavoratori, l’anno scorso, sono rimasti in cassa integrazione per l’intero 2013, una cassa che logora il reddito familiare e sicuramente anche i loro nervi. Un popolo di «attivi» messo in standby che fa capire quanto, per il mercato del lavoro, l’uscita dalla crisi sia ancora lontana.
I dati arrivano dall’Osservatorio Cig della Cgil, che facendo il bilancio degli ultimi sei anni, fa notare come il monte delle ore di lavoro «perdute» dal 2007 a fine 2013 abbia toccato ormai quasi quota 5 miliardi e mezzo. Solo lo scorso anno fra cassa integrazione ordinaria, straordinaria e in deroga, il fenomeno ha riguardato oltre un milione di lavoratori, di cui 515 mila a zero ore. Per loro, negli ultimi dodici mesi non c’è stato nemmeno un minuto di lavoro; l’ammortizzatore sociale ha garantito la sopravvivenza, ma il blocco forzato si è tradotto in una perdita secca di 8 mila euro di reddito a testa (4 miliardi 125 milioni in totale). Un bilancio duro che, secondo la Coldiretti, potrebbe ulteriormente peggiorare: per il 2014, infatti, non è stata prorogata quella norma che dava la possibilità, ai cassintegrati, di arrotondare lavorando con i «voucher», magari proprio in campagna nei periodi delle raccolte. «Un deprecabile vuoto normativo» denuncia l’associazione, che ha inviato una lettera di protesta al ministro del Lavoro e ai presidenti delle commissioni parlamentari.
Difficile comunque, in un simile contesto, far ripartire la domanda interna. «Il sistema produttivo è letteralmente frantumato e non sono state messe in campo misure per invertire la tendenza – commenta Elena Lattuada, segretario confederale della Cgil – i lavoratori versano in una condizione di gravissima sofferenza, serve un netto cambio di passo». Analisi per questi aspetti condivisa anche dagli imprenditori, visto che – commentando i dati sul Pil – Giorgio Squinzi, leader della Confindustria ha detto che «i segnali d’inversione di tendenza ci sono, ma debolissimi».
Il quadro del 2013, infatti, è appena meno grave di quello dell’anno precedente (l’1,36 per cento in meno di ore di cassa integrazione) e nel dettaglio sono aumentate le ore di cassa integrazione ordinaria (più 2,37 per cento) e straordinaria (più 14,64 per cento) mentre sono diminuite quelle della cassa in deroga (quasi del 23 per cento rispetto al 2012).
Fra i settori più colpiti dalla cassa integrazione ci sono la meccanica (175 mila lavoratori a zero ore), il commercio (in tutto quasi 69 mila) e l’edilizia (60 mila dipendenti coinvolti). Nella classifica per regioni è in vetta la Lombardia (120 mila lavoratori a zero ore), seguita da Piemonte e Veneto; nel Centro primeggia il Lazio, nel Sud la Campania.
Il guaio è che le prospettive per il futuro non sembrano buone: delle 6.838 imprese che lo scorso anno hanno chiesto la cig, il 56 per cento lo ha fatto per crisi
aziendale, mentre sono diminuite le richieste per ristrutturazione e riorganizzazione (meno 9 e meno 7 per cento). «Gli interventi che prevedono un percorso di reinvestimento e rinnovamento strutturale tornano a diminuire e rappresentano solo il 6,8 per cento dei decreti – segnala la Cgil – Un segnale evidente del progressivo processo di deindustrializzazione del Paese ».
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