by Sergio Segio | 16 Gennaio 2014 14:17
Obama terrà a freno l’Agenzia nazionale per la sicurezza Usa? Secondo quanto annunciato dalla Casa Bianca, il presidente illustrerà domani la riforma dei programmi di spionaggio, ormai fuori controllo secondo quanto è emerso nel Datagate. A dicembre, il gruppo di esperti nominato dal presidente ha stilato una proposta sulla base di 46 indicazioni. E già allora, i principali nodi emersi dopo le rivelazioni dell’ex consulente Cia Edward Snowden rimanevano sostanzialmente inevasi.
Tuttavia, tra le indicazioni vi era quella di riformare il programma che consente alla Nsa di conservare per cinque anni i dati sulle chiamate telefoniche che passano per gli Stati uniti (numero dei chiamati, orari, durata, ma non il contenuto delle conversazioni). Secondo gli esperti, a controllare i dati dovrebbero essere invece le compagnie di telecomunicazioni, a cui la Nsa avrebbe accesso solo dopo autorizzazione del giudice. Le agenzie di sicurezza, supportate dal governo Usa, hanno sempre sostenuto che lo stoccaggio dei dati non costituisce una violazione della privacy perché le conversazioni non sono state registrate. E, secondo quanto ha rivelato il New York Times, Obama dovrebbe continuare su questa via, ignorando le raccomandazioni degli esperti. Su questo e su altri punti più delicati, lascerebbe che a decidere sia il Congresso.
In ogni caso — ha scritto ancora il Nyt nel solco delle rivelazioni di Snowden — la Nsa può inserirsi persino nei computer che non siano collegati a internet grazie a un sistema di onde radio. Un programma che consente di «creare autostrade informatiche per lanciare cyberattacchi» è già stato installato su circa 100.000 computer sparsi per il mondo. Una tecnologia già attiva «almeno dal 2008». Le onde radio possono essere trasmesse «a partire da micro circuiti elettronici o anche da schede Usb applicate segretamente nei computer».
Secondo il quotidiano, nella sua riforma, Obama dovrebbe comunque andare incontro alla preoccupazione dei cittadini per la violazione della privacy, emersa in questi mesi. In particolare, dovrebbe aumentare le limitazioni per accedere ai metadati telefonici, proporre un meccanismo che protegga la vita privata degli stranieri e anche la creazione una figura preposta a questo scopo. Obama ha già deciso di rivedere il funzionamento del Tribunale di Supervisione dell’intelligence straniera, introducendo in particolare la figura del difensore civico, per controbilanciare le richieste delle Agenzie di sicurezza.
Per preparare la riforma, il presidente Usa ha tenuto un fitto calendario di incontri con i responsabili delle agenzie di intelligence, con deputati e dirigenti delle principali imprese tecnologiche. Uno degli obiettivi sarà quello di salvare le prossime apparenze sulla questione dello spionaggio incrociato a livello internazionale: con Berlino, soprattutto. I file di Snowden hanno mostrato che la Nsa spiava anche i suoi alleati europei, e intercettava persino il cellulare della cancelliera tedesca Angela Merkel: «Così fan tutti», aveva sintetizzato la Nsa, rivendicando il diritto a procedere a tutto campo in nome della «sicurezza». Un’ossessione che ha pervaso l’amministrazione Usa dopo l’attentato alle Torri gemelle dell’11 settembre 2011 ed è continuata in modo esponenziale, complice il quadro giuridico della sezione 215 del Patriot Act.
Il sistema di interessi economico-politici, di guerre armate, guerre commerciali e cybercontrollo impregna l’insieme delle relazioni internazionali, mostrando una tendenza intrinseca all’attuale governo del mondo. Dagli oltre 17.000 file sottratti alla Nsa da Snowden escono sempre più dati che illuminano in tal senso aspetti diversi. Ieri, in Messico, anche il quotidiano La Jornada ha pubblicato nuove rivelazioni avute dal sito Wikileaks. La bozza di un documento riservato mostra come le grandi imprese possano aggirare gli accordi internazionali fidando sulla compiacenza di alcuni stati più attenti al profitto che alla difesa delle proprie risorse naturali.
Il documento conferma che «per gli Stati uniti la biodiversità e il cambiamento climatico anche se fanno parte degli accordi internazionali non sono temi prioritari», ha dichiarato il fondatore di Wikileaks Julian Assange (ancora intrappolato nell’ambasciata ecuadoriana a Londra, che gli ha dato rifugio per aver rivelato lo scandalo del Cablogate).
Per evitare quella «rottura della fiducia» minacciata dalla cancelliera tedesca, Obama le aveva telefonato, e ha ripetuto il gesto anche dopo il recente incidente occorso sulla neve alla cancelliera. Merkel ha comunque unito la sua voce a quella della presidente del Brasile Dilma Rousseff (spiata a sua volta), che ha protestato all’Onu ed è arrivata fino ad annullare la prevista visita negli Stati uniti. In America latina, la faccenda Snowden ha mostrato la perdita di peso degli Usa di fronte al vento di sovranità che spira in buona parte del continente. In nordamerica, ha invece marcato la cifra dell’impotenza e dell’isolamento del «primo presidente nero», stretto da meccanismi difficilmente riformabili e dai falchi della sua compagine che, come Hillary Clinton, non hanno perso occasione per lasciargli per intero la patata bollente.
Anche la giustizia Usa preme perché Obama respinga in toto la riforma della Nsa. Un giudice federale del distretto di Columbia e ex presidente del Tribunale di vigilanza dell’intelligence straniera, John Deacon Bates, ha inviato una lettera alle due camere del Congresso per manifestare l’opposizione alla riforma degli 11 giudici che compongono il tribunale. I giudici respingono sia la proposta del difensore indipendente che l’idea di aumentare il carico di lavoro per rivedere e approvare le nuove disposizioni di sicurezza. Attualmente, invece, l’Fbi non ha bisogno di autorizzazioni per accedere oltre 20.000 volte all’anno ai registri delle compagnie con i dati e le chiamate telefoniche degli utenti. Anche il capo dell’Fbi, James Comey ha espresso la propria contrarietà alla riforma.
Intanto, gli attivisti invitano a effettuare una grande protesta su internet contro la Nsa, l’11 febbraio prossimo quando le grandi imprese digitali chiederanno che l’agenzia ponga fine allo spionaggio illegale.
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