Obama, nessun ostacolo allo spionaggio

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Obama terrà a freno l’Agenzia nazio­nale per la sicu­rezza Usa? Secondo quanto annun­ciato dalla Casa Bianca, il pre­si­dente illu­strerà domani la riforma dei pro­grammi di spio­nag­gio, ormai fuori con­trollo secondo quanto è emerso nel Data­gate. A dicem­bre, il gruppo di esperti nomi­nato dal pre­si­dente ha sti­lato una pro­po­sta sulla base di 46 indi­ca­zioni. E già allora, i prin­ci­pali nodi emersi dopo le rive­la­zioni dell’ex con­su­lente Cia Edward Sno­w­den rima­ne­vano sostan­zial­mente inevasi.

Tut­ta­via, tra le indi­ca­zioni vi era quella di rifor­mare il pro­gramma che con­sente alla Nsa di con­ser­vare per cin­que anni i dati sulle chia­mate tele­fo­ni­che che pas­sano per gli Stati uniti (numero dei chia­mati, orari, durata, ma non il con­te­nuto delle con­ver­sa­zioni). Secondo gli esperti, a con­trol­lare i dati dovreb­bero essere invece le com­pa­gnie di tele­co­mu­ni­ca­zioni, a cui la Nsa avrebbe accesso solo dopo auto­riz­za­zione del giu­dice. Le agen­zie di sicu­rezza, sup­por­tate dal governo Usa, hanno sem­pre soste­nuto che lo stoc­cag­gio dei dati non costi­tui­sce una vio­la­zione della pri­vacy per­ché le con­ver­sa­zioni non sono state regi­strate. E, secondo quanto ha rive­lato il New York Times, Obama dovrebbe con­ti­nuare su que­sta via, igno­rando le rac­co­man­da­zioni degli esperti. Su que­sto e su altri punti più deli­cati, lasce­rebbe che a deci­dere sia il Congresso.

In ogni caso — ha scritto ancora il Nyt nel solco delle rive­la­zioni di Sno­w­den — la Nsa può inse­rirsi per­sino nei com­pu­ter che non siano col­le­gati a inter­net gra­zie a un sistema di onde radio. Un pro­gramma che con­sente di «creare auto­strade infor­ma­ti­che per lan­ciare cybe­rat­tac­chi» è già stato instal­lato su circa 100.000 com­pu­ter sparsi per il mondo. Una tec­no­lo­gia già attiva «almeno dal 2008». Le onde radio pos­sono essere tra­smesse «a par­tire da micro cir­cuiti elet­tro­nici o anche da schede Usb appli­cate segre­ta­mente nei com­pu­ter».
Secondo il quo­ti­diano, nella sua riforma, Obama dovrebbe comun­que andare incon­tro alla pre­oc­cu­pa­zione dei cit­ta­dini per la vio­la­zione della pri­vacy, emersa in que­sti mesi. In par­ti­co­lare, dovrebbe aumen­tare le limi­ta­zioni per acce­dere ai meta­dati tele­fo­nici, pro­porre un mec­ca­ni­smo che pro­tegga la vita pri­vata degli stra­nieri e anche la crea­zione una figura pre­po­sta a que­sto scopo. Obama ha già deciso di rive­dere il fun­zio­na­mento del Tri­bu­nale di Super­vi­sione dell’intelligence stra­niera, intro­du­cendo in par­ti­co­lare la figura del difen­sore civico, per con­tro­bi­lan­ciare le richie­ste delle Agen­zie di sicurezza.

Per pre­pa­rare la riforma, il pre­si­dente Usa ha tenuto un fitto calen­da­rio di incon­tri con i respon­sa­bili delle agen­zie di intel­li­gence, con depu­tati e diri­genti delle prin­ci­pali imprese tec­no­lo­gi­che. Uno degli obiet­tivi sarà quello di sal­vare le pros­sime appa­renze sulla que­stione dello spio­nag­gio incro­ciato a livello inter­na­zio­nale: con Ber­lino, soprat­tutto. I file di Sno­w­den hanno mostrato che la Nsa spiava anche i suoi alleati euro­pei, e inter­cet­tava per­sino il cel­lu­lare della can­cel­liera tede­sca Angela Mer­kel: «Così fan tutti», aveva sin­te­tiz­zato la Nsa, riven­di­cando il diritto a pro­ce­dere a tutto campo in nome della «sicu­rezza». Un’ossessione che ha per­vaso l’amministrazione Usa dopo l’attentato alle Torri gemelle dell’11 set­tem­bre 2011 ed è con­ti­nuata in modo espo­nen­ziale, com­plice il qua­dro giu­ri­dico della sezione 215 del Patriot Act.

Il sistema di inte­ressi economico-politici, di guerre armate, guerre com­mer­ciali e cyber­con­trollo impre­gna l’insieme delle rela­zioni inter­na­zio­nali, mostrando una ten­denza intrin­seca all’attuale governo del mondo. Dagli oltre 17.000 file sot­tratti alla Nsa da Sno­w­den escono sem­pre più dati che illu­mi­nano in tal senso aspetti diversi. Ieri, in Mes­sico, anche il quo­ti­diano La Jor­nada ha pub­bli­cato nuove rive­la­zioni avute dal sito Wiki­leaks. La bozza di un docu­mento riser­vato mostra come le grandi imprese pos­sano aggi­rare gli accordi inter­na­zio­nali fidando sulla com­pia­cenza di alcuni stati più attenti al pro­fitto che alla difesa delle pro­prie risorse naturali.

Il docu­mento con­ferma che «per gli Stati uniti la bio­di­ver­sità e il cam­bia­mento cli­ma­tico anche se fanno parte degli accordi inter­na­zio­nali non sono temi prio­ri­tari», ha dichia­rato il fon­da­tore di Wiki­leaks Julian Assange (ancora intrap­po­lato nell’ambasciata ecua­do­riana a Lon­dra, che gli ha dato rifu­gio per aver rive­lato lo scan­dalo del Cablo­gate).
Per evi­tare quella «rot­tura della fidu­cia» minac­ciata dalla can­cel­liera tede­sca, Obama le aveva tele­fo­nato, e ha ripe­tuto il gesto anche dopo il recente inci­dente occorso sulla neve alla can­cel­liera. Mer­kel ha comun­que unito la sua voce a quella della pre­si­dente del Bra­sile Dilma Rous­seff (spiata a sua volta), che ha pro­te­stato all’Onu ed è arri­vata fino ad annul­lare la pre­vi­sta visita negli Stati uniti. In Ame­rica latina, la fac­cenda Sno­w­den ha mostrato la per­dita di peso degli Usa di fronte al vento di sovra­nità che spira in buona parte del con­ti­nente. In nor­da­me­rica, ha invece mar­cato la cifra dell’impotenza e dell’isolamento del «primo pre­si­dente nero», stretto da mec­ca­ni­smi dif­fi­cil­mente rifor­ma­bili e dai fal­chi della sua com­pa­gine che, come Hil­lary Clin­ton, non hanno perso occa­sione per lasciar­gli per intero la patata bollente.

Anche la giu­sti­zia Usa preme per­ché Obama respinga in toto la riforma della Nsa. Un giu­dice fede­rale del distretto di Colum­bia e ex pre­si­dente del Tri­bu­nale di vigi­lanza dell’intelligence stra­niera, John Dea­con Bates, ha inviato una let­tera alle due camere del Con­gresso per mani­fe­stare l’opposizione alla riforma degli 11 giu­dici che com­pon­gono il tri­bu­nale. I giu­dici respin­gono sia la pro­po­sta del difen­sore indi­pen­dente che l’idea di aumen­tare il carico di lavoro per rive­dere e appro­vare le nuove dispo­si­zioni di sicu­rezza. Attual­mente, invece, l’Fbi non ha biso­gno di auto­riz­za­zioni per acce­dere oltre 20.000 volte all’anno ai regi­stri delle com­pa­gnie con i dati e le chia­mate tele­fo­ni­che degli utenti. Anche il capo dell’Fbi, James Comey ha espresso la pro­pria con­tra­rietà alla riforma.

Intanto, gli atti­vi­sti invi­tano a effet­tuare una grande pro­te­sta su inter­net con­tro la Nsa, l’11 feb­braio pros­simo quando le grandi imprese digi­tali chie­de­ranno che l’agenzia ponga fine allo spio­nag­gio illegale.


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