Nuovo presidente e nuove sfide per i giornali Mediacoop
L’assemblea delle società editrici affiliate a Mediacoop ha eletto ieri il nuovo ufficio di presidenza. L’associazione dei giornali in cooperativa e non profit di Legacoop raccoglie oltre 300 imprese editrici e a ottobre festeggerà il decennale dalla fondazione (era l’8 ottobre 2004). Il nuovo presidente è il giornalista Massimo Tognoni, storico responsabile della comunicazione della Lega della cooperative. Accanto a lui, i nuovi eletti nell’ufficio di presidenza sono Mauro Iengo, responsabile legislativo di Legacoop, Manuel Poletti, Andrea Palombo e Claudio Ciriputi. Presidente onorario per acclamazione resta Lelio Grassucci. L’assemblea ha rivolto un affettuoso saluto e ringraziamento per il lavoro svolto a Mario Salani, che ha guidato l’associazione negli anni forse più difficili della storia dell’editoria.
L’assemblea è stata l’occasione per fare il punto sui numerosi punti critici che rimangono nel settore: tanto normativi quanto finanziari e industriali. I problemi dei giornali di idee sono comuni: il difficilissimo passaggio al digitale, la scarsità delle risorse pubblicitarie (solo in Italia il 59% della pubblicità va alle tv e il 9,1% ai quotidiani), la mancanza di un intervento pubblico anche minore del passato ma congruo e certo. I fondi pubblici per l’editoria sono passati in meno di dieci anni da 700 milioni l’anno a 50. Uno stanziamento insufficiente e che per di più contiene poste di bilancio improprie rispetto alla destinazione del fondo per il pluralismo quali il rimborso del debito dello stato con Poste o le convenzioni con la Rai.
Nella sua relazione introduttiva, Lelio Grassucci ha sottolineato le difficoltà a breve e a lungo termine che stanno portando molti giornali sull’orlo della chiusura. Nell’immediato, non c’è solo la necessità di portare i contributi diretti a livelli sostenibili (almeno il 60% del diritto) che il governo ha promesso di garantire entro l’estate. C’è anche la legge sull’equo compenso, che lunedì arriverà a una riunione decisiva. La norma, giusta nel principio, vuole eliminare il fenomeno dilagante dello sfruttamento dei freelance. Ma prima è stata insabbiata dagli editori della Fieg (l’unica organizzazione datoriale ammessa maldestramente al tavolo dalla legge), poi dal presidente dell’ordine dei giornalisti Enzo Iacopino, che ha bocciato il compromesso raggiunto tra Fnsi e Fieg. La settimana prossima sarà decisiva. Certo è che la legge rischia di abbattersi come napalm sui giornali non profit, che nei fatti saranno gli unici a dover garantire davvero l’«equo compenso» pena l’esclusione dai rimborsi dello stato.
Tra le nubi normative che aleggiano su un settore piccolo ma fondamentale per il pluralismo, c’è poi la poca chiarezza delle norme sul socio sovventore e sui ristorni, l’assenza di un contratto giornalistico specifico, la mancanza di chiarezza sul nuovo fondo per la stampa istituito presso la presidenza del consiglio, che rischia di essere un puro bancomat per i prepensionamenti e le ristrutturazioni dei grandi gruppi quotati in borsa.
«Siamo consapevoli che la tendenza alla riduzione del sostegno pubblico all’editoria è destinata a consolidarsi — spiega il neo presidente Tognoni — ma il governo deve rifinanziare il fondo editoria almeno nei minimi termini promessi dal sottosegretario Legnini alle camere e darci il tempo di provare a delineare un futuro diverso per le cooperative del settore».
Integrazione, servizi comuni, rete. Temi su cui Legacoop, attraverso il presidente Giuliano Poletti, garantisce la massima attenzione. Così, nel corso dei vari interventi, l’assemblea ha visto dipanarsi uno scambio non solo delle difficoltà ma anche delle prime, possibili, soluzioni: dalle edizioni digitali al crowdfunding fino alla regolamentazione di contratti e retribuzioni, non solo con leggi nazionali ma anche, in molte realtà locali, attraverso leggi regionali.
Il manifesto fa ai nuovi vertici i migliori auguri di buon lavoro. Ce n’è bisogno.
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