Nove milioni di processi pendenti Cancellieri: siamo all’emergenza

by Sergio Segio | 22 Gennaio 2014 7:43

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ROMA — Ieri il Guardasigilli Cancellieri tra Camera e Senato (contestata da Lega e M5S che ne chiedono le dimissioni), venerdì le alte toghe della Cassazione, sabato i magistrati nei palazzi di giustizia delle grandi città. Il rito dei bilanci è antico, esattamente come i dati che raccontano il disagio del cittadino che si rivolge al giudice per una controversia civile o che finisce impigliato in un processo penale. Lievi miglioramenti, -4% nel civile e -1,3% nel penale, ma il macigno resta assai pesante. Il pallottoliere segna 8.720.600 processi tra penale e civile, una cifra davvero monstre. Il problema di qualsiasi ministro è, e resta, quello di escogitare sistemi per aggredire l’arretrato, ma senza cedere di un millimetro sulla repressione, se è vero che a Milano il contatore della Corte di appello segnala, nella relazione del primo presidente Giovanni Canzio, un +11% per i reati di corruzione e un +22% per quelli di concussione.

La voglia di repressione di partiti come la Lega è forte, tant’è che alla Camera i deputati esibiscono, contro il ministro, il cartello “Kabobo in galera” (il ghanese che ha ucciso tre passanti a colpi di piccone a Milano). Anna Maria Cancellieri non si scompone. Porta i suoi dati e la sua relazione tecnica, non nasconde «la situazione prossima all’emergenza», ma difende i magistrati. Non sono addebitabili a loro i tempi lunghi dei processi. «Nell’ultimo rapporto della commissione Ue per l’efficienza della giustizia i nostri giudici sono collocati ai primi posti per produttività ». Cresce «la litigiosità in campo civile », aumenta «l’attività criminale». Si appesantiscono i carichi di lavoro, «il personale amministrativo si sta estinguendo » denuncia Canzio. Si solidificano «l’insoddisfazione per la lentezza dei giudizi e i timori che la sovraesposizione della magistratura possa alterare il delicato equilibrio istituzionale tra poteridello Stato».

Cancellieri fa una scelta di campo e dice che «compito della politica è porre la giurisdizione nelle condizioni di tutelare pienamente diritti e legalità». Il nome del Guardasigilli figura sempre tra quelli che potrebbero essere avvicendati in un rimpasto, ma lei non se ne cura, e non replica agli attacchi di M5S e Lega. Il suo rapporto in Parlamento conta 400 pagine. Non nasconde le “rogne” della giustizia, dai 2.064 ricorsi per la legge Pinto (che indennizza i cittadini per la giustizia lenta) che nel solo 2013 sono costati all’Italia 387 milioni di euro. A quelli pendenti si aggiungono pure altre mille petizioni alla Corte dei diritti umani di Strasburgo per il ritardo con cui vengono pagati gli indennizzi per i processi chiusi in ritardo. Proprio così, un ritardo nel ritardo. Una beffa per chi è in attesa. Come uscirne? Tornano l’indulto e l’amnistia. Cancellieri ha sempre ribadito di essere, su questo, in linea con Napolitano che li ha sollecitati.

«Resta al Parlamento la responsabilità di scegliere se ricorrere a questi strumenti straordinari che ci consentirebbero di rispondere in tempi certi e celeri alle sollecitazioni del Consiglio d’Europa spetta al Parlamento ». Fin qui nulla di nuovo, Cancellieri si ripete. Ma aggiunge, per tranquillizzare i detrattori (molti, tra cui il Pd di Renzi, che con la responsabile Giustizia Alessia Morani lo dice espressamente), che amnistia e indulto «non produrrebbero effetti di breve periodo, come in passato, in quanto si sono adottate e si stanno adottando misure per contenere i nuovi ingressi in carcere». Ma i due terzi necessari in Parlamento sono un miraggio. Non resta che gestire «l’emergenza». Intanto con nuovi magistrati. Sono 273 quelli in tirocinio. Chiuso il concorso per altri 370 con 352 idonei. Pronto per partire un altro per 365 posti.

Il processo civile si affida alle pratiche di mediazione e conciliazione. Quella gestita direttamente dal giudice e introdotta con decreto “del fare” sta riscuotendo buoni risultati, anche se Cancellieri s’è guadagnata la “guerra” costante degli avvocati. Per le carceri occhi puntati sul decreto da convertire entro il 22 febbraio e sul quale proprio ieri, alla Camera, si sono rovesciati oltre 500 emendamenti tra Lega e M5S. Tra questi due da citare. Uno del Pd che fa entrare nel dl le nuove norme sulla custodia cautelare più difficile e quello di Donatella Ferranti (presidente Pd della commissione Giustizia) che stoppa per mafiosi e terroristi la liberazione anticipata(75 anziché 45 giorni di sconto suun anno di pena).

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