by Sergio Segio | 28 Gennaio 2014 13:19
BOKO Haram è all’offensiva in Nigeria, la repressione delle forze governative non ha fermato gli integralisti del gruppo vicino ad Al Qaeda. I fondamentalisti islamici hanno lanciato due diversi attacchi domenica scorsa, il primo alla mattina, in una chiesa del villaggio di Waga Chakawa, nello stato di Adamawa, il secondo in serata, nel mercato di Kawuri, stato di Borno, nel Nord-Est della federazione.
A Waga Chakawa un commando dell’organizzazione integralista è entrato in chiesa durante la funzione, aprendo il fuoco con armi automatiche e lanciando bombe a mano sui fedeli: 22 persone sono rimaste uccise. Poi i terroristi hanno dato fuoco alle case, prendendo anche diversi ostaggi. A Kawuri una cinquantina di miliziani di Boko Haram ha prima attaccato il mercato con armi pesanti, per poi disseminare la zona con bombe artigianali, destinate a straziare i soccorritori. I morti sono almeno una cinquantina, i feriti una ventina. Secondo Ari Kolomi, un testimone sentito dalla Associated Press che è riuscito a raggiungere Maiduguri, la capitale dello Stato, il villaggio di cristiani è stato raso al suolo, nessuna casa è rimasta in piedi.
L’offensiva del gruppo islamico sembra mettere in difficoltà il presidente nigeriano Goodluck Jonathan, che cerca di contenere la presenza integralista negli stati del nord in cui ha dovuto dichiarare lo stato di emergenza nel maggio dell’anno scorso. Jonathan ha anche ordinato un rimpasto generale ai vertici delle Forze armate, sostituendo il capo di Stato maggiore della Difesa e i responsabili delle diverse armi. La presidenza non ha giustificato la misura, ma l’opinione comune è che l’obiettivo sia appunto una campagna più decisa contro Boko Haram.
Intanto torna a scaldarsi anche il Delta del Niger: un commando di sette uomini armati ha sequestrato il capitano di un rimorchiatore e un tecnico che era a bordo. L’imbarcazione era partita da Port Harcourt e navigava verso il terminal di Brass River, operato dall’Eni. La compagnia italiana precisa che la nave appartiene a contractor e che nessun dipendente dell’Eni è rimasto coinvolto nel sequestro. Una rivendicazione attribuisce il rapimento al Mend, il movimento indipendentista che si riteneva ormai estinto. Nonostante il messaggio arrivi da un account di posta elettronica in passato usato dal Mend e sia firmato dal vecchio portavoce degli indipendentisti, Jomo Gbomo, le autorità nigeriane sono propense a considerare fasulla la rivendicazione, perché il gruppo dirigente dell’organizzazione ha abbandonato la lotta dopo l’amnistia del 2009 o è in stato di detenzione.
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