Migranti Ue, cadono le limitazioni Romeni e bulgari liberi di muoversi

by Sergio Segio | 2 Gennaio 2014 11:10

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BRUXELLES — Giornali come il Daily Express , fondato nel 1900 e con un guerriero crociato di gusto padano a guardia della testata, se ne dicono certi, certissimi: «Dalla mezzanotte non valgono più le restrizioni sui visti, e solo in questa prima settimana arriveranno in Gran Bretagna settemila romeni e bulgari, mille al giorno. Il primo volo strapieno da Bucarest è atterrato a Londra alle 7.40 di stamane. I primi autobus da Bucarest partono domani e arriveranno qui sabato, un biglietto lo si trova a 50 sterline (circa 60 euro, ndr)». Conclusione, nel titolo che occupa la prima pagina: «Eccoci, Gran Bretagna dei benefit, arriviamo! Timori per l’inizio dell’alluvione degli immigrati».
Timori condivisi da altre voci euroscettiche, anche in Germania, anche in Spagna. Ma la decisione tanto a lungo osteggiata, da David Cameron e da altri, ora è realtà definitiva: dal primo gennaio non sono più ammesse restrizioni particolari alle frontiere per i cittadini romeni e bulgari che intendano vivere e lavorare in altri Paesi della Ue. «Oppure — voce in controcanto degli euroscettici — restarvici, per goderne la migliore assistenza socio-sanitaria e rubare i posti di lavoro a chi già lotta con la crisi economica» Già oggi, circa 4 milioni di romeni e bulgari lavorano in tutta la Ue. Quei Paesi che ancora applicavano controlli più stretti su passaporti, carte di identità e visti — Austria, Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo, Malta, Olanda, Spagna e Regno Unito — non potranno più farlo. E qui nasce la «sindrome della diga», cioè dell’ondata incontrollabile, che avvertono alcuni (meno però di un paio di anni fa) a Londra, L’Aia, Berlino. Telecamere e inviati mostrano cittadine dell’Est che già si spopolano dei propri abitanti Rom, in partenza per l’Ovest. Ma varie statistiche, citate per esempio dal Times , decapitano subito l’argomento: taxisti, infermieri, badanti, cameriere, sono migliaia e decine di migliaia i posti di lavoro rifiutati dai cittadini britannici, tedeschi o spagnoli, che aspettano una richiesta di assunzione dall’Est. Solo nel Regno Unito, stando ai siti Web romeni che pubblicano gli elenchi delle inserzioni, sono in offerta immediata 63 mila posti.
C’è chi prevede un’alta marea populista alle elezioni europee di maggio, come conseguenza di queste misure. E però non c’erano alternative, perfino Cameron oggi lo ammette: i Trattati europei hanno un perno giuridico che si chiama libera circolazione delle persone e delle merci, via via rafforzata — dal 1985/95 — dall’accordo di Schengen, che garantisce i diritti di 400 milioni di persone, di 26 Paesi diversi. Romania e Bulgaria, tenute finora in lista di attesa perché dovevano dimostrare di essere pronte a garantire controlli, diritti e sicurezza, sono state «promosse» da tutti gli altri governi.
Ci saranno naturalmente altre tempeste, Cameron ha già in cantiere diverse misure per ostacolare l’«invasione»: lo straniero che vorrà i sussidi inglesi dovrà attendere da 3 a 6 mesi, chi verrà sorpreso a mendicare verrà espulso e non potrà tornare prima di un anno. Il premier inglese ne ha discusso anche con il presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, presumibilmente non entusiasta. Mentre il commissario europeo all’occupazione, Làszlò Andor, che già ammonì contro il rischio che la Gran Bretagna diventi un «Paese sgradevole», oggi ricorda: «La Commissione riconosce che in una particolare regione o città possono esservi problemi locali causati da un grande, improvviso afflusso di persone provenienti da altri Paesi Ue. Per esempio, può esservi una pressione sull’educazione, gli alloggi, i servizi sociali. Ma la soluzione è affrontare questi problemi specifici, non alzare barriere contro quei lavoratori».
Luigi Offeddu

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