L’Italicum approda in Parlamento Partono le trattative sulla riforma

by Sergio Segio | 22 Gennaio 2014 7:24

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ROMA — «Mi aspetta una nottata di duro lavoro, ma ce la facciamo». È ottimista il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera Francesco Paolo Sisto, che sarà relatore dell’Italicum. Il disegno di legge elettorale materialmente sarà consegnato oggi alle 14 e diventerà il testo base dei lavori prima dell’approdo in Aula. La battaglia da oggi si sposta quindi in commissione dove però difficilmente ci saranno modifiche sostanziali, a meno di un inaspettato, ulteriore, accordo tra Pd, FI e Ncd che ridefinisca un nuovo equilibrio.
Il congresso di Sel sabato e domenica impedirà alla commissione di lavorare nel fine settimana, quindi il voto sugli emendamenti avverrà lunedì e martedì in modo da portare in Aula il testo mercoledì 29 gennaio, con un piccolo slittamento rispetto alla data già votata dalla conferenza dei capigruppo della Camera, lunedì 27 gennaio.
Quello che sarà presentato oggi dal relatore Sisto è un testo «aperto» alle indicazioni e ai suggerimenti scaturiti dal dibattito di questi giorni. E, assicura Sisto, «si procederà con trasparenza e disponibilità». Ma resta l’impressione complessiva che dà il relatore: «Che questa volta ci si riesce, ci si fa».
Le questioni sul tappeto (fermo restando l’impianto generale) sono: quanto dovranno essere «corte» le liste bloccate, quanto dovranno essere grandi le circoscrizioni elettorali e quale sarà la soglia che permetterà alla coalizione vincente di aggiudicarsi il premio di maggioranza, soglia da cui dipenderà l’eventuale ballottaggio. Innanzitutto già si può dire che le liste «corte» non saranno corte tutte allo stesso modo: più sarà grande la circoscrizione, più sarà lunga la lista.
Ieri, intanto, Emanuele Fiano, capogruppo del Pd in commissione, ha illustrato la proposta annunciata da Renzi. Nella discussione è subito intervenuto il bersaniano Alfredo D’Attorre, che ne ha contestato l’impianto e soprattutto i listini bloccati senza le preferenze, annunciando emendamenti. Ma dagli «emendamenti di corrente» ha preso le distanze Matteo Orfini, esponente dei «giovani turchi».
E pro preferenze si sono schierati numerosi esponenti di Ncd. Il ministro Gaetano Quagliariello, sempre in commissione, ha sollevato dubbi di costituzionalità su un premio di maggioranza che sarebbe «sproporzionato». Come risulta problematica all’esponente del Ncd la soglia di sbarramento al 5%. Quagliariello ha prospettato un’ipotesi un po’ di scuola: potrebbe accadere che in una coalizione vincente, se tutti i partiti minori non superano il 5%, il partito maggiore si vedrebbe assegnati, da solo, il 55% dei seggi. Quindi il ministro ha auspicato un testo «più solido».
In serata però anche D’Attorre , pur rimando fermo sulle sue posizioni in relazione alle liste bloccate, è apparso più possibilista quanto allo sforzo necessario per approvare la nuova legge. « Noi vogliamo — ha detto D’Attorre — aiutare questo sforzo, perché non è nostra intenzione e non è un bene per il Paese tornare a votare con quella legge che ci ha dato la Consulta». E ancora: «La proposta di Renzi ha fatto passi in avanti su alcuni aspetti e abbiamo salutato con favore che si sia riaperto un dialogo nella maggioranza di governo, abbiamo apprezzato questa apertura al doppio turno, ma — ha proseguito D’Attorre — questo grande problema delle liste bloccate è inaccettabile».
Come cambierebbe la geografia del Parlamento se si votasse oggi con l’Italicum lo dimostra una simulazione di Ipsos, basata su un sondaggio effettuato lunedì 20 gennaio e presentato ieri sera a Ballarò . Due gli scenari possibili: Nuovo centrodestra alleato con Forza Italia, oppure Nuovo centrodestra alleato con le liste di centro. Nel primo caso il centrosinistra raggiungerebbe il 35,9% e otterrebbe 340 seggi attribuiti solo al Pd; il centrodestra, più Ncd, sarebbe secondo con il 35,4%, aggiudicandosi 183 seggi, 143 attribuiti a FI e 40 al Ncd; mentre il centro rimarrebbe sotto lo sbarramento previsto all’8% per i partiti non coalizzati (al 5,6%). Cosa che dimostra bene quanto la nuova legge, così com’è, spinga le formazioni minori a coalizzarsi. Il M5S raggiungerebbe il 20,8% incassando 107 seggi. Nell’altro scenario: il centrosinistra avrebbe lo stesso risultato, il centrodestra il 29% con 136 seggi attribuiti solo a FI, mentre il centro più Ncd sfiorerebbe la soglia di sbarramento prevista per le coalizioni con il 12%, ottenendo 56 seggi, ma tutti attribuiti al solo Ncd

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