L’inchiesta sulla Asl Domani in tribunale altre 500 pagine di intercettazioni

by Sergio Segio | 13 Gennaio 2014 7:30

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e in cui si parlò degli appalti per l’assegnazione del servizio 118, della gestione del bar interno all’ospedale Fatebenefratelli e anche delle irregolarità contestate a un commerciante di mozzarelle amico del ministro.
Tutte le conversazioni registrate (in totale sono circa 27 ore) sono frutto di intercettazioni ambientali abusive, in quanto chi le fece non agì su mandato della magistratura ma di propria iniziativa. A raccoglierle fu Felice Pisapia, all’epoca (oggi non più) direttore amministrativo della Asl beneventana, che nell’estate del 2012 (periodo a cui risalgono le registrazioni) sentiva odore di epurazione per motivi politici e pensò così di registrare quegli incontri per poi utilizzare i file qualora per lui le cose si fossero messe male. E infatti le cose si sono messe male: Pisapia è indagato per appropriazione indebita e altri reati che avrebbe commesso in qualità di dirigente della Asl e per lui il gip di Benevento Flavio Cusani ha disposto l’obbligo di dimora a Salerno (sua città di residenza) oltre al sequestro preventivo di beni per un valore di oltre 700 mila euro. Come strategia difensiva, per dimostrare che le decisioni relative alla Asl di Benevento venivano prese a livelli molti più alti del suo, Pisapia ha quindi consegnato alla Guardia di Finanza le intercettazioni delle riunioni a cui partecipò. Inutilmente, almeno da quanto è emerso finora. Perché, seppure affidate a consulenti tecnici e trascritte, quelle registrazioni non hanno portato all’apertura di nessun ulteriore filone di indagine. Non è indagata Nunzia De Girolamo e non lo sono gli altri abituali partecipanti agli incontri: l’avvocato Giacomo Papa, storico amico e consigliere della famiglia De Girolamo, il giornalista Luigi Barone (all’epoca portavoce della deputata sannita, oggi direttore del portale web del ministero delle Politiche agricole), il direttore generale della Asl, Michele Rossi e quello sanitario, Mino Ventucci. Non lo sono nonostante nel suo interrogatorio del 14 gennaio 2013 davanti al pubblico ministero di Benevento, Giovanni Tartaglia Polcini, Pisapia sostenga che a Benevento «si fa proselitismo politico utilizzando la pubblica amministrazione e gli stipendi per le commissioni» rispondendo con un secco «sì» quando il magistrato gli fa notare che con queste affermazioni sta facendo accuse «di voto di scambio o quanto meno di abuso di ufficio». Nella deposizione, Pisapia sostiene anche che le ditte che lavoravano in appalto con la Asl venivano agevolate con pagamenti rapidi o danneggiate con pagamenti ritardati in base alla loro disponibilità verso il Pdl. Cita come esempio la società Modisan e spiega che tale società poiché «aveva sponsorizzato il congresso del Popolo delle libertà veniva esaltata».
La ricaduta, quindi, almeno per ora, è solo politica. Perché quelle conversazioni si saranno pure svolte in una casa privata come dice il ministro («Stavo a casa mia, potrò parlare come mi pare a casa mia, sì o no?»), ma erano incontri di persone con incarichi pubblici che prendevano decisioni relative alla sanità pubblica. E se fino a oggi sono venute fuori soltanto la storia del bar del Fatebenefratelli — il cui appalto poi è andato alla cugina del ministro De Girolamo, anche se ora il Comune si sarebbe accorto di una autocertificazione irregolare e potrebbe anche intervenire con un provvedimento drastico – quella del 118 e quella delle mozzarelle, altre ne emergeranno sicuramente dalle cinquecento pagine di trascrizione delle registrazioni di Pisapia che il suo avvocato dovrebbe depositare domani davanti ai giudici del Riesame che decideranno se accogliere il ricorso dell’ex manager Asl contro il provvedimento di dimora coatta. Se e quanto saranno imbarazzanti, lo scopriremo appena quegli atti diverranno pubblici. Il ministro De Girolamo invece lo sa già.
Fulvio Bufi

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