Libia, sequestrati due operai italiani

by Sergio Segio | 19 Gennaio 2014 9:21

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DUE operai italiani sono stati rapiti in Libia, sulla strada per Derna. Bisogna solo sperare che sia un rapimento deciso da un gruppo criminale: il problema è che Derna, lo sanno tutti in Libia, è il cuore della presenza integralista e qaedista in Libia. Tutti i gruppi e gruppetti che si rifanno ad Al Qaeda hanno una base oppure i loro nascondigli proprio a Derna e nella zona della “montagna verde” a est di Bengasi, nella Cirenaica ormai da mesi senza legge.
Il rapimento di Francesco Scalise e Luciano Gallo, operai calabresi che lavorano per la General World di Crotone, è avvenuto venerdì ed è stato confermato ieri. Prima è stato interrogato dalla polizia il loro autista e poi è stato ritrovato il furgone su cui i due viaggiavano con i loro attrezzi. Dovevano terminare dei lavori stradali per la posa di un cavo di telecomunicazioni, erano a Matouba, a 25 chilometri da Derna, in direzione di Tobruk. L’autista dice che un gruppo di uomini a volto coperto li aspettava sulla strada: li hanno fermati e sono ripartiti con gli italiani sulle loro auto.
«Bisogna sperare solo che non siano militanti di Al Qaeda, con loro tutto sarebbe più difficile», dice un funzionario della Farnesina che segue il rapimento. Ieri immediatamente l’ambasciata d’Italia a Tripoli si è messa al lavoro per capirci qualcosa. Il console a Bengasi, Federico Ciattaglia, da mesi non risiede più nella città perché è troppo pericoloso per un occidentale. Ma a Bengasi il consolato formalmente è ancora aperto e ci sono alcuni impiegati libici che hanno continuato a lavorare
per la Farnesina. Ciattaglia e l’ambasciatore a Tripoli Giuseppe Buccino hanno messo al lavoro tutti i loro contatti, e con loro sono impegnati i funzionari del-l’Aise, il servizio di intelligence per l’estero. «Le uniche domande che ci facciamo è come sia possibile che due italiani, senza comunicare nulla alla Farnesina, senza segnalare la loro presenza all’Unità di crisi, fossero al lavoro in una zona così pericolosa», dicono a Roma al Ministero degli Esteri: «E’ una scelta irresponsabile della loro ditta quella di mandarli lì senza coordinarsi con noi, ma adesso lavoriamo per la loro incolumità, poi faremo le nostre obiezioni».
Il problema è che non solo la Cirenaica e in particolare la regione di Derna sono fuori del controllo di una autorità statale che in Libia è scomparsa con la morte di dittatore Gheddafi, rimpiazzata da capi e capetti locali. Anche il governo di Tripoli in queste ore è assolutamente instabile: oggi il primo ministro Alì Zeidan, potrebbe vedersi costretto a fronteggiare un voto di sfiducia del Congresso.
Nel frattempo nel Sud della Libia, a Sebha, sono continuati anche ieri gli scontri fra armati dell’etnia Tebu sostenuti da exgheddafiani che non hanno abbandonato le armi e uomini delle tribù arabe che invece appoggiano il governo. Tre soldati sono morti.

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