Legge elettorale all’ultimo bivio Ma i partiti marciano ancora divisi

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ROMA — La «sentenza dolce della Corte», per usare le parole del relatore della legge elettorale, Francesco Paolo Sisto (FI), lascia una «discrezionalità condizionata» alla politica nella scelta di uno dei tre modelli proposti da Matteo Renzi: modello spagnolo, sostanzialmente maggioritario, con tutela forte per i partiti locali; Mattarellum, maggioritario per il 75% e proporzionale per il 25%; doppio turno di coalizione, proporzionale al primo turno, che al ballottaggio diventa maggioritario chiedendo all’elettore quale delle prime due minoranze deve governare e mutuando il sistema per l’elezione dei sindaci. Bene, davanti alle tre opzioni, che hanno il placet della Corte, i principali partiti (Pd, FI, M5S, Ncd) procedono ancora ognuno per la sua strada.
Le posizioni dei partiti
Renzi non scopre la carta che ritiene vincente: «Faremo la nostra proposta solo quando il risultato sarà certo». E rilancia sul pacchetto «legge elettorale+abolizione del bicameralismo+riforma del Titolo V della Costituzione (rapporto Stato-Regioni-Comuni): «Noi proponiamo agli altri un patto che tenga insieme tutto questo». Si vedrà. Ma un indizio lo fornisce il professor Roberto D’Alimonte, molto ascoltato dal sindaco di Firenze, secondo il quale «il modello spagnolo pone problemi anzitutto politici perché non vedo come possa accettarlo Alfano, così come i montiani e l’Udc… Dipende dalla capacità di Renzi di riuscire a mettere insieme Alfano e Berlusconi. Se Renzi sarà costretto a scegliere tra i due la cosa si complica».
Lo spagnolo, infatti, ha un potenziale maggioritario implicito che tiene fuori dal Parlamento i partiti sotto il 20%. La controprova la danno, da fronti diversi, il ministro Gaetano Quagliariello (Ncd), secondo il quale la Corte ha rafforzato il doppio turno, e Gianclaudio Bressa (Pd): «Il doppio turno è l’unico che assicura la governabilità e mette al riparto da profili di costituzionalità». Invece, Renato Brunetta (FI) tifa per lo «spagnolo» o il Mattarellum corretti in senso maggioritario, affermando che «la Corte ha bocciato il doppio turno». Rimane l’incognita di Grillo che non ha formulato proposte, anche se tifa per il Mattarellum.
I proporzionalisti
Gli ex dc Giuseppe Fioroni (Pd) e Pino Pisicchio (Cd) spingono per il proporzionale puro, magari alla tedesca, ma i renziani già hanno alzato le antenne: «Temo che la Consulta riaccenda antiche pulsioni proporzionaliste che sarebbero la tomba della politica», dice l’ex dalemiano Nicola Latorre.
Il premio di maggioranza
La Corte, di fatto, ha detto che modelli già sostanzialmente maggioritari (spagnolo e Mattarellum) non potrebbero essere appesantiti con un premio che rischia di mortificare il principio di rappresentanza in ossequio alla governabilità. Tuttavia, il professor Francesco Clementi, anche lui ascoltato da Renzi, dice che il premio previsto, che si vorrebbe per la quota proporzionale del Mattarellum, «non sarebbe un vero e proprio premio ma solo un riequilibrio in senso maggioritario, di segno opposto rispetto a quello previsto nel ‘93 quando fu varato il Mattarellum. Quindi ammissibile alla luce della decisione della Corte».
Le simulazioni
Alla Camera circola un documento riservato secondo il quale lo «spagnolo» e il Mattarellum sarebbero incapaci di produrre una maggioranza di governo alla Camera anche se corredati di un premio. La simulazione sui risultati delle ultime politiche darebbe questi risultati con lo «spagnolo»: Pd 200 seggi (invece degli attuali 292), M5S 197 (108), Pdl 161 (97), Sc 28 (45), Lega 18 (18), Sel 6 (37), Fratelli d’Italia 1 (9), Svp 4 (5), altri 1 (0). Analogo il discorso sul Mattarellum che favorisce l’aggregazione in coalizioni: Pd-Sel-Cd 223 seggi (di cui 39 grazie alla quota proporzionale); Pdl-Lega 250 seggi (36 con il proporzionale), M5S 119 (48), Sc 22 (20), Svp 3. Sul doppio turno non sono possibili simulazioni perché al ballottaggio vanno le prime due coalizioni e poi vince chi ottiene anche un solo voto in più. Il Tg3, infine, ha prodotto una simulazione sul proporzionale puro col quale si voterebbe in assenza di una nuova legge: con questo sistema oggi Pd, Ncd e Sc non avrebbero la maggioranza. Neanche alla Camera.
Dino Martirano


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