La strada molto stretta di Vendola

by Sergio Segio | 24 Gennaio 2014 13:40

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Una coalizione di centro-sinistra che non e? riuscita a formare quel governo di cambiamento sul quale aveva puntato tutte le sue carte il leader di Sel. Inoltre, la nascita delle larghe intese assieme all’avversario storico Berlusconi, l’uscita di scena dello stesso Bersani, l’arrivo di Renzi che non e? certamente in sintonia con le istanze della sinistra radicale, la legge elettorale che prevede una soglia troppo alta per sperare di entrare in Parlamento… Un quadro nefasto.
Sel ha poche strade davanti a se? per tentare di rimanere in vita. La prima, quella piu? lineare, sara? probabilmente enunciata oggi da Vendola. Si tratta di combattere in Parlamento affinche? la soglia della nuova legge elettorale venga abbassata al 4 per cento per chi si presenta in coalizione (oggi e? prevista al 5, tetto proibitivo per Sel stimata tra il 2 e il 3 per cento). Solo cosi? si potrebbe tentare di nuovo l’avventura di un’alleanza con il Pd. Ma non e? affatto detto che le pressioni di Sel riescano a modificare l’impianto blindato da Renzi e Berlusconi. Cosi? come non e? detto che, se anche ci riuscissero, sarebbe facile ottenere il 4 per cento dei voti. Il segretario del Pd domani sara? al congresso, si spera in una sua parola di rassicurazione…
Le altre strade ci sono ma non si dicono, almeno ufficialmente. Una e? l’entrata nel Pd per creare una corrente di sinistra composta anche dagli attuali oppositori di Renzi: Cuperlo, Fassina (e Bersani e D’Alema). Strada piu? che impervia soprattutto perche? significherebbe sancire definitivamente il fallimento politico di un progetto che pure qualche speranza aveva suscitato fino a qualche anno fa, quando i sondaggi attribuivano a Sel il 7-8 per cento dei consensi. Perche? si sono perduti quei consensi e? una domanda alla quale sarebbe riduttivo rispondere dando tutte le colpe a Bersani (che pure non ne e? esente).
Oppure (esclusa l’ipotesi che la sinistra del Pd esca dal partito per entrare in Sel), ci sarebbe sempre il richiamo della foresta. Una scelta movimentista, magari benedetta da Fausto Bertinotti, Barbara Spinelli e Marco  Revelli, che potrebbe rimettere insieme i pezzi sparsi della sinistra radicale italiana: Sel, Rifondazione, i Verdi, Ingroia, addirittura Diliberto. Una prospettiva che Vendola vede come fumo negli occhi ma se in gioco ci fosse la sopravvivenza…
In ogni caso il primo banco di prova per Sel saranno le europee di maggio, dove potra? misurare la sua forza reale. E qui c’e? un’altra battaglia preventiva da fare, cercare di abbassare quella soglia del 4 per cento che rende improbabile un arrivo a Bruxelles (non a caso il segretario di Rifondazione Ferrero sta pensando di candidarsi in Grecia). Il problema pero? e? che ormai l’immagine politica di Sel risulta appannata, anche grazie a quella telefonata di Vendola con Girolamo Archina?, in cui il governatore pugliese si complimentava per il «balzo felino» con cui il dirigente dell’Ilva aveva strappato il microfono a un giornalista. A molti elettori di Sel quel balzo non e? piaciuto affatto.

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