La sfida di Francesco

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Sul tema delle cop­pie omo­ses­suali il dibat­tito è aperto anche nella Chiesa di papa Francesco.

La posi­zione del magi­stero uffi­ciale non è cam­biata: le rela­zioni omo­ses­suali sono «gravi depra­va­zioni», l’unica via di sal­vezza resta la «castità» («gli atti di omo­ses­sua­lità sono intrin­se­ca­mente disor­di­nati» e «con­trari alla legge natu­rale», non sono il frutto di una vera com­ple­men­ta­rietà affet­tiva e ses­suale, in nes­sun caso pos­sono essere appro­vati», ricorda il Cate­chi­smo della Chiesa cat­to­lica). Tut­ta­via è inne­ga­bile che quello che era un tabù, soprat­tutto durante i pon­ti­fi­cati di Karol Woj­tyla e Joseph Ratzin­ger, da quando Jorge Mario Ber­go­glio è salito sulla cat­te­dra di Pie­tro è diven­tato argo­mento di discus­sione e confronto.

Il tema lo ha rilan­ciato papa Fran­ce­sco anche nel col­lo­quio con i supe­riori delle con­gre­ga­zioni reli­giose maschili pub­bli­cato ieri da Civi­lità Cat­to­lica in un lungo arti­colo fir­mato dal diret­tore del quin­di­ci­nale dei gesuiti, padre Anto­nio Spa­daro (anche se, sic­come l’incontro è avve­nuto il 29 novem­bre, inter­pre­tarlo come un inse­ri­mento papa­lino nel dibat­tito poli­tico di que­sti giorni è asso­lu­ta­mente fuori luogo).

Par­lando dell’educatore che deve «essere all’altezza delle per­sone che educa» e inter­ro­garsi su come annun­ciare il Van­gelo «a una gene­ra­zione che cam­bia», Ber­go­glio rie­voca un epi­so­dio acca­duto a Bue­nos Aires: «Ricordo il caso di una bam­bina molto tri­ste che alla fine con­fidò alla mae­stra il motivo del suo stato d’animo: la fidan­zata di mia madre non mi vuole bene». Chiosa Ber­go­glio: «Le situa­zioni che viviamo oggi pon­gono dun­que sfide nuove che per noi a volte sono per­sino dif­fi­cili da com­pren­dere. Come annun­ciare Cri­sto a que­sti ragazzi e ragazze? Biso­gna stare attenti a non som­mi­ni­strare ad essi un vac­cino con­tro la fede».

Leg­gere que­ste parole come un’apertura alle cop­pie omo­ses­suali — come pure qual­cuno ha fatto — pare for­zato. Di sicuro però la que­stione viene affron­tata in ter­mini più pro­ble­ma­tici del pas­sato. Come del resto già papa Fran­ce­sco aveva fatto in estate, di ritorno dalla Gior­nata mon­diale della gio­ventù a Rio de Janeiro, quando in aereo, par­lando con i gior­na­li­sti, aveva pro­nun­ciato la frase che inne­scò il dibat­tito: «Chi sono io per giu­di­care un gay?». Riba­dita, e appro­fon­dita, nella lunga con­ver­sa­zione con padre Spa­daro pub­bli­cata da Civi­lità cat­to­lica a set­tem­bre (e poi in un libro edito da Rizzoli).

«Se una per­sona omo­ses­suale è di buona volontà ed è in cerca di Dio, io non sono nes­suno per giu­di­carla. Dicendo que­sto io ho detto quello che dice il Cate­chi­smo», pun­tua­lizza Ber­go­glio. «Una volta una per­sona mi chiese se appro­vavo l’omosessualità. Io allora — pro­se­gue papa Fran­ce­sco — le risposi con un’altra domanda: Dio quando guarda a una per­sona omo­ses­suale ne approva l’esistenza con affetto o la respinge con­dan­nan­dola? Biso­gna sem­pre con­si­de­rare la per­sona» e «accom­pa­gnarla a par­tire dalla sua condizione».

La linea sem­bra chiara: fer­mezza nella dot­trina — del resto Ber­go­glio da vescovo di Bue­nos Aires fu uno dei più stre­nui oppo­si­tori della legge che nel 2011 approvò le unioni tra per­sone dello stesso sesso, defi­nen­dola frutto della «invi­dia del demo­nio» — ma atteg­gia­mento pasto­rale meno rigido e più inclusivo.

Nel que­stio­na­rio pre­pa­rato dal Vati­cano per inter­pel­lare i cat­to­lici di tutto il mondo su temi caldi come le cop­pie omo­ses­suali e i divor­ziati in vista del Sinodo straor­di­na­rio dei vescovi sulla fami­glia in pro­gramma per otto­bre 2014, un intero blocco di domande è dedi­cato alle «unioni di per­sone dello stesso sesso». «Qual è l’atteggiamento delle Chiese locali di fronte alle per­sone coin­volte in que­sto tipo di unioni? Quale atten­zione pasto­rale è pos­si­bile avere» nei loro con­fronti?», viene chie­sto. E molti di coloro che hanno inviato le rispo­ste ai loro vescovi e in Vati­cano — par­roc­chie, gruppi di base, sin­goli fedeli — hanno espresso pareri in netta dif­for­mità rispetto alle posi­zioni ufficiali.

Allora pro­prio il Sinodo potrà essere l’occasione per veri­fi­care se le parole pro­ble­ma­ti­che di papa Ber­go­glio, oltre a mani­fe­stare le buone inten­zioni di una prassi pasto­rale più inclu­siva ma in un qua­dro dot­tri­nale di con­danna immu­tato, com­por­te­ranno anche un aggior­na­mento delle erme­neu­ti­che bibli­che e soprat­tutto del magi­stero. Senza que­sti pas­saggi le aper­ture reste­ranno dimezzate.


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