La parabola degli eroi delle Torri “Bugie sullo stress post-11 settembre”

NEW YORK — Molti di loro erano stati gli “eroi” dell’11 settembre 2001, poliziotti e pompieri che in quelle ore drammatiche avevano rischiato la vita per salvarne altre. Ieri mattina sono finiti a decine in manette davanti alla Corte Suprema di Manhattan con un’accusa infamante: una gigantesca “stangata” alla Social Security, 21,5 milioni di dollari in assegni di invalidità per stress post-traumatico, ottenuti grazie a una sofisticata truffa.
Gli ottanta poliziotti e pompieri incriminati (oggi in pensione, parte di un gruppo più vasto per un totale di 106 truffatori) facevano parte di una vasta gang ideata da Raymond Lavallee (83 anni), un avvocato di Long Island con un passato da rispettato agente del Fbi, e guidata da una “cupola” di quattro persone: oltre a Lavallee, due ex poliziotti — Joseph Esposito e Joseph Minerva — e Thomas Hale, consulente pensionistico.
Lo schema era semplice. A chi ha avuto un vero stress posttraumatico dopo l’11 settembre (e ce ne sono molti) il Social Security (l’ente pensionistico americano) riconosce un assegno di invalidità. Il tutto dopo che il problema è stato provato con numerosi colloqui, visite mediche e test. Poliziotti e pompieri incriminati non avevano alcuno stress, ma erano stati addestrati perfettamente per superare ogni possibile controllo. Chi voleva far parte della truffa si rivolgeva a Lavallee per venire poi istruito da Esposito.
Di fronte a medici, assistenti sociali e funzionari del Social Security, tutti mostravano pesanti segnali di disorientamento e disordine psichico. Nessuno di loro era stato in grado di superare i test di memoria, tutti avevano attacchi di panico, non uscivano più di casa perché terrorizzati, non erano più in grado di trovare un nuovo lavoro, parlavano in modo confuso di aerei che si schiantavano sui grattacieli.
Hanno però commesso due errori. Il primo perché seguendo lo stesso canovaccio e dando identiche risposte hanno finito per insospettire chi li interrogava, il secondo per una piccola e semplice vanità umana alimentata dai social network. Le loro pagine di Facebook erano infatti piene di foto che li mostravano in attività poco adatte a chi è così pesantemente stressato e non esce mai di casa: pesca d’altura, corse in moto di grossa cilindrata, gite in elicottero, partite di basket, audaci escursioni con le moto d’acqua. Così il procuratore distrettuale di Manhattan Cyrus R. Vance Jr. (figlio di quel Cyrus Vance che fu Segretario di Stato di Jimmy Carter), la cui credibilità (ed ambizione politica) era finita a pezzi dopo l’affaire Strauss Kahn, ha annusato il momento della rivincita. Grazie alle intercettazioni telefoniche e alle testimonianze di agenti sotto copertura, ha incastrato i 106, incriminandoli per frode e
grand larceny, furto di grande entità.
Una grande truffa iniziata, secondo l’ufficio di Vance, già nel 1988 e che nel corso di due decenni ha coinvolto oltre mille persone, per un totale di 400 milioni di dollari sottratti in modo illecito al Social Security. «Per anni i contribuenti hanno finanziato senza saperlo gli imputati incriminati oggi», ha dichiarato Vance, «questi ex pompieri e poliziotti hanno cinicamente falsificato certificazioni di problemi mentali disonorando i soccorritori che hanno fatto il loro dovere a rischio della salute fisica e mentale».

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