by Sergio Segio | 23 Gennaio 2014 14:36
ROMA – Nonostante la crisi la cooperazione italiana tiene anche nel 2012 e 2013, anche se negli ultimi due anni, sui quali pesano i primi effetti della recessione, si intravede un rallentamento soprattutto per quanto riguarda l’occupazione. Un primo bilancio sulla situazione più recente è emerso durante la presentazione, oggi a Roma, del rapporto di Euricse e Alleanza cooperative, “La cooperazione italiana negli anni della crisi”[1] che fa un bilancio dell’andamento delle cooperative italiane dal 2008 al 2011.
Anche se dati certi e stabilizzati ancora non ci sono, i rappresentanti delle principali organizzazioni del mondo della cooperazione hanno rilevato un primo rallentamento negli ultimi due anni nella crescita, registrata invece negli anni precedenti. “Abbiamo ragione di pensare che come ci dicono i dati Censis per il 2012, anche nel 2013 è riscontrabile un rallentamento della crescita delle cooperative – sottolinea il presidente di Alleanza delle cooperative italiane, Giuliano Poletti -. Questo rallentamento riguarda anche le cooperative sociali che finora avevano tenuto. E’ una situazione che deriva da una ratio ben precisa – aggiunge – queste sono imprese che tendono a difendere elementi strutturali come il lavoro, quindi in questa fase stanno cercando di comprimere i margini per salvaguardare l’occupazione. Quello che rileviamo, quindi, è che in questo momento un primo elemento di problematicità c’è”.
Di rallentamento parla anche Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative e dell’Alleanza. “Dai dati occupazionali che abbiamo a disposizione, tra il 2007 e il primo trimestre del 2013, si può dire che c’è stato un rallentamento. Le cooperative hanno sacrificato il margine che avevano a disposizione per salvaguardare il lavoro e stanno crescendo meno”. Secondo Gardini a pesare sulla situazione del mondo cooperativo è la mancata ripartenza dell’economia, ma anche i continui ritardi nei pagamenti delle pubblica amministrazioni, una burocrazia sempre più pesante e gli alti costi nell’accesso al credito. “I nostri dati parlano di assoluta tenuta nel 2012 e 2013 – aggiunge Marco Venturelli di Confcooperative – ma registriamo un aumento più contenuto nell’occupazione e nel fatturato. Va detto che nello stesso arco di tempo altri sistemi d’impresa hanno avuto, invece, una contrazione molto più evidente. Inoltre, il nostro valore aggiunto al fatturato italiano è superiore: la cooperazione fa la differenza in alcuni settori perché si pone in modo diverso. Per il lavoro, per esempio, si riduce la marginalità per preservare l’occupazione e nel credito si guarda solo a sostenere l’economia reale e non la finanza creativa Per non parlare dell’apporto fondamentale nei servizi alla persona”.
Più cauto, in assenza di dati stabilizzati, il commento del presidente di Euricse Carlo Borzaga. “Quello che sappiamo è che ci sono dei settori in ripresa, come l’agricoltura, mentre il sociale sta andando verso un riposizionamento. Anche le cooperative sociali di tipo B stanno resistendo bene – spiega – ma è ancora difficile fare un bilancio. Quello che andrebbe invece analizzato è come il modello cooperativo ha resistito nei primi anni della crisi, crescendo e mantenendo posti di lavoro. E’ un aspetto che non riguarda solo gli studiosi e le organizzazioni che si occupano di questo tema ma ha una valenza sempre più generale, per individuare le strategie in grado di rimettere l’Italia su un sentiero di crescita della produzione e dell’occupazione”. (ec)
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