Il progetto NCD abroga l’articolo 18
ROMA — Il contro Jobs act, il piano per il lavoro che il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano oppone a quello del Pd di Matteo Renzi, è un atto già compiuto, nel senso che si tratta di un disegno di legge in 22 articoli pronto per essere depositato al Senato. Prima di far questo, però, spiega il capogruppo Maurizio Sacconi, il Ncd lo presenterà nei prossimi giorni al presidente del Consiglio, Enrico Letta, con l’obiettivo di «cercare un accordo» nell’ambito del patto di maggioranza che lo stesso premier vuole chiudere entro il mese.
Il provvedimento di Ncd, diffuso ieri al termine del seminario di due giorni a Bari, segue però un’impostazione completamente diversa da quella del Jobs act. Le proposte chiave del testo, dall’abrogazione dell’articolo 18 sui licenziamenti al ripristino dei contratti atipici secondo la legge Biagi, dalla cancellazione delle norme che vietano il demansionamento e il sottoinquadramento alla previsione di contratti individuali che possano derogare ai contratti di lavoro, appaiono irricevibili anche per il Pd di Renzi. Ma questo non esclude che su diversi punti si possa aprire un confronto e trovare un compromesso, per esempio sull’allungamento del periodo di prova o sulle misure di ricollocamento per i disoccupati. Vediamo nel dettaglio il disegno di legge, che accorpa provvedimenti già presentati in passato dall’ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi.
L’articolo 1 indica le finalità della riforma che «dispone misure ed interventi urgenti per favorire l’occupazione». Subito dopo si propone una «Delega al governo per l’adozione dello Statuto dei Lavori». Quello che per Renzi dovrebbe essere il codice del lavoro da adottare entro 8 mesi per riunificare e semplificare la giungla normativa in materia, nel testo di Ncd, diventa uno o più testi unici da emanare entro sei mesi per identificare «un nucleo fondamentale di diritti applicabile a tutti i rapporti di lavoro» rimettendo le restanti tutele alla libera contrattazione. Con una novità però: la possibilità che ci siano anche accordi individuali che deroghino ai contratti, purché in tali accordi il lavoratore sia assistito (dal sindacato o da un consulente del lavoro) e l’intesa sia certificata da enti terzi (direzioni provinciali del lavoro, enti bilaterali, ecc.).
Gli articoli successivi contengono le misure «urgenti». La durata massima del contratto a termine senza causale (l’azienda non deve giustificare perché lo fa) viene estesa da uno a due anni. Il contratto di apprendistato viene drasticamente semplificato sulla formazione, dando alle associazioni di categoria il potere di certificare che essa sia conforme a quanto richiesto. Riguardo ai contratti atipici vengono abrogati tutti i vincoli aggiunti dalla riforma Fornero sui contratti a progetto, sul lavoro intermittente, sul lavoro accessorio tramite voucher e sulla associazione in partecipazione. L’articolo 9 contiene invece un’altra importante novità: il periodo di prova, che generalmente è di tre mesi dal momento dell’assunzione, viene allungato a due anni.
La legge 300 del 1970, cioè lo Statuto dei lavoratori, viene abrogato in tre punti importanti. L’articolo 18, quello che disciplina il licenziamento individuale e che è stato già attenuato dalla riforma Fornero, viene soppresso. Il diritto al reintegro nel posto di lavoro resterebbe solo per i licenziamenti discriminatori. In tutti gli altri casi ci sarebbe un indennizzo economico (senza più la distinzione attuale tra licenziamenti per motivi disciplinari ed economici con la possibilità, in determinati casi, di ottenere il reintegro). La seconda abrogazione che tocca lo Statuto riguarda il divieto di demansionamento e sottoinquadramento. La conseguenza sarebbe che le aziende potrebbero cambiare le mansioni e l’inquadramento di un lavoratore, a meno che ciò non sia in contrasto col contratto di lavoro. La terza abrogazione riguarda l’articolo 4 dello Statuto che vieta i sistemi di videosorveglianza, «anche allo scopo di eliminare impedimenti al telelavoro», si dice nella relazione che accompagna l’articolato.
La proposta di riforma prevede anche l’introduzione dell’arbitrato volontario quale canale alternativo al percorso giudiziale per risolvere le controversie in materia di lavoro. Ci sono poi misure di carattere economico: il potenziamento degli sgravi fiscali sul salario di produttività; l’estensione della cassa integrazione a tutte le aziende con più di 15 dipendenti (al posto di quella in deroga) a patto che paghino gli specifici contributi; la trasformazione di tutti gli ammortizzatori sociali in «dote» per le aziende che assumano il lavoratore sussidiato; l’istituzione di Agenzia nazionale per il lavoro e la formazione; la previsione di un voucher per i disoccupati (sul modello Lombardia) da spendere presso le agenzie di formazione e ricollocamento.
Enrico Marro
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