by Sergio Segio | 22 Gennaio 2014 7:25
Non penso», risponde sicuro il professor Cesare Mirabelli, presidente emerito della Consulta. Anche se aggiunge: «Basterebbe prevedere le primarie in un disegno di legge che accompagni la nuova legge elettorale. Bisogna intendersi, però, su che cosa si intende per primarie». Cioè? Risponde Mirabelli: «Le primarie non devono servire per scegliere i candidati alle segreterie dei partiti: con un procedimento pubblico e secondo regole certe devono servire proprio a scegliere i candidati da inserire nella scheda elettorale: altrimenti non serviranno a garantire che l’eletto rappresenti effettivamente il corpo elettorale, come ha chiesto la Corte costituzionale».
La Consulta ha però anche detto espressamente che le liste bloccate, «se corte», sono pienamente legittime. «E come avrebbe potuto dire diversamente?», si chiede Augusto Barbera. «Le preferenze sono una singolarità italiana, sconosciuta in Paesi ai quali la Corte non poteva certo pretendere di dare lezioni di liberaldemocrazia. I partiti, bisogna ricordarlo — continua Barbera — sono riconosciuti dall’articolo 49 della Costituzione italiana, non sono degli inquilini abusivi».
Del resto, il problema si ripropone anche con le preferenze, ed è sempre lo stesso: chi decide l’inserimento dei candidati in una lista? Per Barbera «due comunque sono i possibili correttivi: uno di ispirazione americana, l’altro di ispirazione tedesca. Si potrebbero incentivare i partiti — Renzi lo ha preannunciato — ad attivare forme di elezioni primarie oppure, come in Germania, si potrebbe disporre che le assemblee che decidono le candidature si svolgano sulla base di regole prefissate e alla presenza di funzionari pubblici».
Stefano Ceccanti ricorda che lunedì scorso, nella direzione del Pd che ha dato il via libera all’Italicum, Walter Veltroni ha sottolineato la necessità di dare corso alla proposta di legge di cui è stato primo firmatario, ma che «era frutto di un lavoro collettivo di vari parlamentari pd, e intendeva dare concretezza giuridica e politica al concetto di “metodo democratico” previsto dall’articolo 49 della Costituzione».
«In primo luogo — spiega Ceccanti — il progetto prevedeva la personalità giuridica dei partiti, la pubblicità degli statuti e un loro contenuto obbligatorio, a cominciare da una carta dei diritti e dei doveri degli iscritti». E poi «incentivava primarie pubbliche aperte agli elettori da svolgersi in luoghi pubblici e secondo standard comuni, in modo da distinguere bene la fase della competizione democratica interna da quella tra partiti e coalizioni come accade nelle principali democrazie stabilizzate». Le primarie di tipo americano sono «da anni operative in Toscana, l’unica Regione che ha eliminato le preferenze dalla legge elettorale regionale prevedendo liste bloccate corte», conclude Ceccanti, sottolineando che «la Toscana non ha avuto scandali per l’accumulazione illecita di risorse e ha il record di donne elette».
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