Il disarmo di Marchionne

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Ieri il gruppo, che si può defi­nire tori­nese ancora per poco, ha for­nito delle noti­zie sui risul­tati di bilan­cio e sulla futura dislo­ca­zione delle sue sedi. Sul primo fronte le infor­ma­zioni rela­tive sia al 2013 che al 2014 appa­iono delu­denti, men­tre quelle di tipo logi­stico si sono dimo­strate simili, come pre­vi­sto, a quanto già spe­ri­men­tato con la Fiat Industrial.

Manca ancora del tutto, peral­tro, qual­siasi noti­zia sulla dislo­ca­zione del quar­tier generale.

Per quanto riguarda i bilanci, i ricavi del gruppo sono stati pari nell’anno a 86,8 miliardi di euro (+ 3% sull’anno pre­ce­dente), men­tre l’utile netto è risul­tato di 943 milioni, rispetto agli 1,14 miliardi del 2012. Più ana­li­ti­ca­mente, men­tre la Chry­sler da sola mostra un anda­mento posi­tivo ed in cre­scita, i dati Fiat sono in peg­gio­ra­mento di 124 milioni sull’anno pre­ce­dente. Oltre alla solita depres­sione dei risul­tati euro­pei, que­sta volta la novità è rap­pre­sen­tata dal peg­gio­ra­mento dell’America Latina ed in par­ti­co­lare del Bra­sile, che sino a ieri appa­riva come quella che teneva a galla tutta la baracca. Il dete­rio­ra­mento delle pro­spet­tive eco­no­mi­che del paese e il pro­gres­sivo forte aumento dei livelli della con­cor­renza con­tri­bui­scono a spie­gare il cat­tivo risultato.

Sul fronte finan­zia­rio, la gestione Fiat ha assor­bito cassa per ben 1,6 miliardi di euro ed anche in que­sto caso è dovuto inter­ve­nire l’andamento posi­tivo della Chry­sler per por­tare a dei flussi di cassa com­ples­sivi in sostan­ziale pareggio.

Per quanto riguarda il 2014, si pre­vede un fat­tu­rato in cre­scita ma risul­tati eco­no­mici ancora in discesa, men­tre l’indebitamento dovrebbe for­te­mente peg­gio­rare, in par­ti­co­lare, ma non solo, in rela­zione agli esborsi per l’acquisto del 41% delle azioni Chry­sler che era ancora nelle mani dei sin­da­cati Usa.

Que­sti dati alla fine indi­cano quanto sia ancora lunga la strada del nuovo gruppo sul cam­mino della tra­sfor­ma­zione in un player glo­bale, come i prin­ci­pali sei con­cor­renti del set­tore. Que­sta strada, a mio parere, il gruppo non è peral­tro in grado di per­cor­rerla con suc­cesso con le sue sole attuali e deboli forze. Atten­diamo delle novità su que­sto fronte nei pros­simi mesi e anni.

Per quanto riguarda invece la dislo­ca­zione delle varie sedi della nuova entità Fiat Chry­sler Auto­mo­bi­les (FCA), niente che non si imma­gi­nasse già. La hol­ding sarà in Olanda, per­ché nel paese è più facile che altrove con­trol­lare un gruppo con solo una quota rela­ti­va­mente ridotta del capi­tale; la sede fiscale in Gran Bre­ta­gna, per­ché le tasse sui divi­dendi vi sono più leg­gere; la quo­ta­zioni in borsa negli Stati Uniti, infine, per­ché è il più grande mer­cato finan­zia­rio del mondo e il gruppo avrà biso­gno pro­ba­bil­mente di sol­le­ci­tare pros­si­ma­mente il rispar­mio del pub­blico in misura rile­vante, visto lo stato non bril­lante delle sue finanze.

Restano a que­sto punto due buchi infor­ma­tivi di peso. Da una parte quello rela­tivo a cosa Mar­chionne e il fedele scu­diero Elkann vor­ranno fare con l’Italia, l’altro, almeno in parte col­le­gato, su dove sarà col­lo­cato il quar­tier gene­rale del gruppo.

Per quanto riguarda il primo tipo di noti­zie sap­piamo almeno che il mistero dovrebbe essere sve­lato ai primi di mag­gio, men­tre per quanto riguarda il secondo, invece, nes­suno ne parla.

Si può ipo­tiz­zare con una certa plau­si­bi­lità che la sede cen­trale sarà col­lo­cata nei din­torni di Detroit; Mar­chionne cerca di schi­vare una infor­ma­zione imba­raz­zante dicendo che il suo quar­tier gene­rale si trova in aereo, dove passa la gran parte del suo tempo, ma in realtà per gover­nare un gruppo ci vogliono, tra l’altro, i pro­get­ti­sti dei nuovi modelli, quelli che ana­liz­zano i conti, quelli che gesti­scono il per­so­nale, e così via. Attual­mente per fare que­ste cose lavo­rano a Torino intorno alle 5.000 per­sone e non sap­piamo quante negli Usa. Con il plau­si­bile spo­sta­mento a Detroit si può sti­mare molto gros­so­la­na­mente che Torino per­derà circa 3000 posti di lavoro, sui circa 5.000 in essere almeno sino a qual­che tempo fa. Ma forse i diri­genti del gruppo, per non destare troppo cla­more, cer­che­ranno di fare il pas­sag­gio in sor­dina, un poco alla volta, uti­liz­zando poi anche un po’ di dimis­sioni incen­ti­vate, un po’ di pen­sio­na­menti, lo spo­sta­mento negli Stati Uniti di una parte degli impie­gati ita­liani. Chissà.

Quello che è certo che il governo ita­liano con­ti­nua tran­quil­la­mente e con una bella fac­cia tosta a man­te­nere tutte le distanze dalla par­tita, come se si trat­tasse di una que­stione molto lon­tana da noi.


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