I Cinque Stelle e l’idea delle dimissioni di massa

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MILANO — Un nuovo affondo, che preannuncia un mese ad alta tensione per i Cinque Stelle. Beppe Grillo si affida a due righe in coda a un mini-post, nel tardo pomeriggio, per sferrare la stoccata: «Napolitano, dopo la pubblicazione delle motivazioni della Consulta, attesa per fine gennaio, deve sciogliere le Camere». «Il Parlamento attuale—continua il leader— è infatti incostituzionale, i suoi eletti sono stati nominati, il premio di maggioranza è abnorme. In Parlamento siedono 150 abusivi eletti grazie al premio del Porcellum», sostiene Grillo, che non perde l’occasione per attaccare il Partito democratico in primis e, indirettamente, Matteo Renzi: «Questa gente, responsabile e fruitrice del Porcellum, dovrebbe occuparsi di legge elettorale e magari di riforma della Costituzione?».
Tra le righe del messaggio serpeggia l’idea che serva un gesto di rottura estremo una volta che saranno rese note le motivazioni della Consulta. Si fa largo anche l’ipotesi di dimissioni di massa da parte dei parlamentari del Movimento — «una suggestione più che un’intenzione», dicono alcuni Cinque Stelle —, uno spunto che però viene preso in considerazione. «Nel caso in cui dalle motivazioni della Corte dovesse trasparire che il Parlamento è illegittimo, le dimissioni di tutti i deputati e senatori del Movimento sarebbero a mio avviso un atto radicale e coerente», dice Paolo Becchi. Il professore, indicato più volte come ideologo dei Cinque Stelle, vede nel post di Grillo «una risposta implicita» alle sollecitazioni di Renzi («Come è possibile fare riforme con un’Aula delegittimata?», si chiede) e lamenta il fatto che «la Consulta la stia tirando alla lunga per le motivazioni: la situazione è già insostenibile». Ecco, quindi, «la necessità» di una prova di forza, che però non convincerebbe tutti i vertici del Movimento. A partire proprio da Gianroberto Casaleggio. La conseguenza di un atto simile «sarebbe solo quella di far subentrare i primi non eletti alle Politiche», afferma un pentastellato. «Meglio puntare sull’impeachment nei confronti di Giorgio Napolitano», ripetono alcuni esponenti. E anche Becchi condivide la linea: «Nel caso si arrivasse al voto in Aula, per il capo dello Stato sarebbe già una sconfitta: non rappresenterebbe più l’unità del Paese, a maggior ragione se la nostra proposta venisse appoggiata da qualche altra forza politica».
Intanto sul blog Grillo lancia una doppia campagna: sul post-Porcellum e sulle Europee. «La proposta di legge elettorale del M5S sarà sviluppata online a partire dalla prossima settimana — spiega il leader — insieme agli iscritti certificati al M5S (ad oggi circa 100.000) con il supporto dello storico Aldo Giannuli che illustrerà ogni singola scelta alla quale seguirà una consultazione online. La legge elettorale del M5S dovrebbe essere completata per il mese di febbraio e sarà la posizione ufficiale del M5S». Poche ore prima, era stata la volta del manifesto in sette punti per le elezioni europee (già annunciato a Genova durante il V-Day, ndr ). Un’occasione per scagliarsi contro Bruxelles. «L’europarlamento è come un Grand Hotel in cui si alloggia fino alla prima opportunità elettorale in Italia, come successe per D’Alema — scrive Grillo —, o un sontuoso cimitero degli elefanti di politici trombati e di seconde file». E chiosa: «Il Movimento 5 Stelle entrerà in Europa per cambiarla, renderla democratica, trasparente, con decisioni condivise a livello referendario. Oggi la Ue è un Club Med infestato dalle lobby».
Sul fronte dissidenti, invece, si diffondono voci su un possibile vertice «segreto» prima dell’Epifania al Nord.
Emanuele Buzzi


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