G8, i superpoliziotti agli arresti 13 anni dopo l’orrore della Diaz
GENOVA — Da due giorni sono agli arresti domiciliari, i tre superpoliziotti condannati definitivamente per l’irruzione alla scuola Diaz del capoluogo ligure durante il G8 del luglio 2001. Negata l’alternativa dell’affidamento ai servizi sociali da parte del Tribunale di sorveglianza di Genova, formalmente Giovanni Luperi, ex dirigente dell’Ucigos ora in pensione (deve scontare ancora un anno), Francesco Gratteri, ex numero tre della polizia (anche per lui un anno di pena), e Spartaco Mortola, che allora dirigeva la Digos di Genova (otto mesi da scontare) sono stati arrestati.
«Meglio tardi che mai — commenta Vittorio Agnoletto, portavoce del Genoa Social Forum nel luglio 2001 —. Dopo quasi 13 anni dai fatti, tre dei poliziotti più alti in grado presenti a Genova durante il G8 sono stati arrestati per la “macelleria messicana” della notte della Diaz». E aggiunge: «Le vittime della violenza stanno ancora aspettando una parola di scuse».
I tre hanno ricevuto il decreto di arresto negli scorsi giorni, anche se potranno beneficiare di alcune ore di libertà al giorno (fino a 4) e gli è stato concesso l’uso del telefono. Nel frattempo, potranno chiedere il riconoscimento della buona condotta e avere uno sconto di pena. Inoltre, i loro avvocati sperano in un ulteriore ricorso alla Cassazione o alla Corte di Giustizia Europea, contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza.
Trattamento leggermente diverso, i giudici lo hanno riservato a Pietro Troiani, il vice questore che materialmente portò il sacchetto con le bottiglie molotov nella scuola che ospitava i no- global. A lui, che ha avuto la stessa pena, è stato concesso l’affidamento ai servizi sociali, la possibilità di prestare la sua opera alla Caritas di Roma. La richiesta era stata avanzata dalla stessa Procura generale di Genova e deriva anche dalle motivazioni espresse dal terzo grado di giudizio definitivo della Cassazione. Pur riconoscendo a Troiani la consapevolezza di quello che aveva fatto, è stato ritenuto una “pedina”, l’esecutore materiale di un ordine partito dall’alto.
Gli arresti di Luperi, Mortola e Gratteri si aggiungono a quelli eseguiti nelle scorse settimane nei confronti di Nando Dominici (ex capo della Squadra mobile di Genova), dei dirigenti Massimo Nucera e Maurizio Panzieri, di Fabio Ciccimarra (ex dirigente della questura di Napoli), Salvatore Gava (ex commissario capo a Roma) e Filippo Ferri (ex dirigente della Squadra mobile di La Spezia). Risparmiato soltanto Carlo Di Sarro, ex funzionario della questura di Genova poi passato a dirigere il commissariato di Rapallo, a cui è stato concesso l’affidamento in prova ai servizi sociali.
Il no alla pena alternativa, per tutti gli uomini che rappresentarono la catena di comando durante i giorni del G8, era stato espresso dalla Procura generale. Inoltre, l’indulto, sopraggiunto dopo la sentenza, non ha eliminato i residui di pena, che devono
essere scontati. Così, per quasi tutti i poliziotti considerati responsabili a vario titolo delle lesioni gravi ai 93 manifestanti, si è ritenuto opportuno applicare gli arresti domiciliari. Anche se Vittorio Agnoletto ricorda: «Nei lunghi anni del processo, mentre i magistrati li inquisivano, le loro carriere progredivano vertiginosamente, di promozione in promozione, con il beneplacito del governo di turno e con il silenzio del Parlamento ».
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