Francia le lezioni della discordia

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PARIGI. Una classe di prima elementare semideserta, centinaia di bambini che improvvisamente spariscono, non vengono a scuola. «Mamma mi ha detto che volevate travestirci in femminucce », racconta poi alla maestra uno dei bambini assenti. È successo lunedì scorso nell’istituto Binet a Meaux, nella banlieue parigina, e così anche in altre città del paese, a Strasburgo, Clermont Ferrand, Metz, Nancy. La “giornata senza scuola” è andata in scena in almeno cento istituti francesi, elementari e asili, con un passaparola allarmista tra genitori, un fenomeno mai verificato prima.

Una protesta nuova e inquietante contro il programma didattico annunciato dal governo socialista per insegnare ai più piccoli l’eguaglianza tra i sessi. Sotto accusa il nuovo “Abc della parità” lanciato in via sperimentale in alcune regioni ma che è già diventato il pretesto per una “guerra dei sessi” dichiarata dai movimenti più conservatori e reazionari, con una confusione tra parità e alcune teorie dei gender studies venuti dall’America.
“Donna non si nasce, si diventa” aveva scritto Simone de Beauvoir, ricordando la componente culturale dell’identità sessuale. La storica intellettuale femminista francese non voleva certo abolire le differenze né poteva immaginare che mezzo secolo dopo si sarebbe scatenata una battaglia ideologica sulle elaborazioni più estreme intorno al genere, come la teoria queer dell’americana Judith Butler. L’appello a boicottare le scuole ha incominciato a circolare prima sul web ed è stato preso sul serio da molti genitori. Alla vigilia del primo “sciopero” molte mamme hanno ricevuto sms o volantini con slogan tipo: “Vogliono trasformare tuo figlio in una femmina”. Lanciato da ambienti vicini all’estrema destra, l’appello “Un giorno al mese senza scuola” propone un calendario di assenze programmate in diverse regioni fino al 10 febbraio. Secondo il ministero dell’Istruzione, per la prima giornata di mobilitazione, lunedì scorso, il 30 per cento dei bambini non è andato in classe. Oggi è previsto un nuovo “sciopero” in altre città.
«Non insegniamo la teoria del genere, ma solo l’educazione alla parità e all’uguaglianza che fanno parte dei principi della République» ribatte Vincent Peillon. «È in atto una manipolazione grave ed estremista » ha aggiunto il ministro dell’Istruzione che ha chiesto a tutti i presidi di convocare i genitori che aderiscono alla protesta. «Non si può derogare alla scuola dell’obbligo in nome di false e presunte obiezioni politiche » spiega Peillon, ricordando che ci sono sanzioni previste dalla legge per chi non manda i figli alle elementari. L’iniziatrice del movimento si chiama Farida Belghoul, ex militante delle battaglie antirazziste degli anni Ottanta e ora vicina a gruppi nazionalisti, omofobi e antisemiti, legati anche al controverso comico Dieudonné. È stata Belghoul a indire la prima azione dei genitori nella scuola di Meaux, poi seguita da altre mamme in tutta la Francia. La militante è convinta che l’ Abc della parità, il nuovo programma didattico promosso in 600 istituti dalla ministra per i Diritti delle Donne, Najat Vallaud- Belkacem, sia un progetto «malefico», perché intende «travestire i maschi come femminucce » e «dare voce alle lobby gay». L’ideatrice della protesta è riuscita a convincere alcune famiglie musulmane del fatto che i loro bambini sarebbero stati davvero vestiti da femmine. I cattolici integralisti del movimento lefebvriano Civitas hanno anche diffuso sui social network messaggi allarmistici su un’educazione sessuale precoce, con spiegazioni sulla masturbazione già nella scuola dell’infanzia e associazioni omosessuali o trasgender invitate nelle scuole per spiegare che «non si nasce uomo o donna, ma che il sesso si sceglie da grandi». Sui manifesti comparsi intorno ad alcune scuole c’era scritto: “Domani sarai una donna, figlio mio”.
In realtà, l’Abc della parità è solo un progetto didattico rivolto agli insegnanti per “decostruire” sin dalla più tenera età cliché e stereotipi sessisti. Un invito a evitare pregiudizi come: “I maschi sono più coraggiosi, migliori in matematica”; “La danza è un’attività per femmine ». C’è anche un sito online per aprire un dibattito con insegnanti e genitori. Tutti uguali? «Rispettiamo le differenze sessuali» ha detto Vallaud-Belkacem, accusata dai più tradizionalisti di voler importare dagli Stati Uniti i gender studies nel sistema scolastico nazionale. Finora i controversi studi di genere hanno fatto capolino in alcuni manuali ma solo al liceo, come tendenza intellettuale da studiare. Già il precedente ministro dell’Istruzione del governo di destra, Luc Ferry, aveva chiesto di discutere questo filone accademico sulla co-
struzione dell’identità sessuale.
Nel programma delle scuole elementari francesi non c’è però nulla di tutto questo. «Vogliamo che bambine e bambini sappiano che non c’è un destino o una vita predeterminata a seconda del sesso» racconta la ministra per i Diritti delle Donne. Il nuovo programma raccomanda ad esempio di variare giochi e colori, non solo rosa e bambole per le bambine, e azzurro e soldatini per i bambini. Bisogna lavorare, spiega il governo, sul loro immaginario, evitando di mostrare nelle favole principesse infelici sempre in cerca di un principe. Si tratta anche di modificare l’idea che ci sia un futuro professionale a seconda se si nasce con cromosoma X o Y. A giugno ci sarà un primo bilancio della sperimentazione. Se sarà positivo, allora il “corso di parità” verrà esteso a tutte le scuole dell’infanzia. Ma c’è un dettaglio che preoccupa il governo: il 90 per cento dei maestri d’asilo e la maggioranza degli insegnanti nelle scuole elementari sono donne. Anche in questo occorrerà fare progressi di parità.


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