by Sergio Segio | 5 Gennaio 2014 8:33
ROMA — Infastidito dall’immagine che teme possa uscire di lui di un leader bloccato dai veti, alle prese con lotte fratricide nel suo partito e incapace di decidere, Silvio Berlusconi procede ora a passo spedito nelle nomine dei coordinatori regionali di Forza Italia. E, dopo quella del 2 gennaio, ecco ieri arrivare la seconda tranche di prescelti. Con qualche sorpresa. Perché i nodi più complicati, che si pensava servisse più tempo per sciogliere, sono stati tagliati da Berlusconi con scelte nette: in Campania Cosentino deve rinunciare a un suo uomo, Sarro (gradito anche a Verdini), e passa De Siano, secondo i maligni sponsorizzato dall’amica Francesca Pascale. In Calabria si impone Jole Santelli — vicinissima al Cavaliere e alla sua compagna — rispetto a Galati, che pure contava sul sostegno di tanti e di Verdini. Ancor più netto il pugno berlusconiano sulla Sicilia, che vede la nomina di Gibiino, uno degli emergenti nel suo «inner circle», nonostante in tanti nel partito avessero tentato di ostacolarne l’ascesa.
Cerioni nelle Marche, Pichetto in Piemonte, Latronico in Basilicata e Palmizio in Emilia completano il pacchetto, che sarà seguito dopo la Befana dal terzo e ultimo giro di nomine (Sardegna, Puglia, Molise, Abruzzo, Umbria). Ma dai commenti tra le file azzurre, si può dire che — sul territorio — alla fine ha prevalso un mix non scontato di volti noti ma anche di emergenti.
Si vedrà presto se il metodo adottato per le cariche regionali verrà ripreso anche per quelle nazionali. E si capirà chi avrà la meglio nel braccio di ferro in atto tra l’uomo forte dell’apparato, Verdini, e quello che interpreta la voglia di Berlusconi di cambiamento e facce nuove, Giovanni Toti. Sì perché, raccontano in FI, lo scontro ideologico tra i due sul modello di partito si sta facendo sempre più forte. Il primo, con il sostegno di altri big forzisti tra i quali certamente Fitto, sta cercando di frenare il Cavaliere e — dicono — riportarlo «alla realtà: non si possono fare rivoluzioni soprattutto se questi famosi volti nuovi non esistono». Esattamente il contrario di quello che Toti propugna: una grande ventata di novità nei volti, nei modi, nella linea politica e soprattutto nella struttura.
Come la pensa Berlusconi è noto: per lui l’idea dei Club, la contaminazione, il coinvolgimento di giovani, professionisti, esterni è essenziale. Ma come mettere assieme tutto con la necessità di coinvolgere i big senza perderli per strada? Le possibili soluzioni sono due: quella che piace più agli «innovatori» vede un Ufficio di presidenza (di 36 membri)con tutti i nomi noti dentro ma uno o due coordinatori o vice presidenti (uno potrebbe essere lo stesso Toti) con deleghe molto forti su liste, organizzazione, propaganda, comunicazione. L’altra, che coinvolgerebbe di più gli ex ministri e i nomi noti, vedrebbe gli incarichi di peso divisi tra 5-6 «colonnelli», con un ruolo meno visibile per Toti e forte per Verdini. Nel primo caso, le scelte potrebbero essere annunciate all’assemblea di celebrazione della discesa in campo di Berlusconi del 1994, il prossimo 26 gennaio. Nel secondo caso, con una linea più «continuista», in una decina di giorni l’organigramma potrebbe essere ufficializzato.
Insomma, sono giorni di trattative intense, con un occhio ai prossimi sviluppi sul piano politico. Chiaro che se si capisse che il voto si fa imminente, a maggio, le strategie subirebbero accelerazioni. Sia sulla premiership (continua a circolare l’ipotesi che, in caso di voto subito, possa essere Marina la candidata premier) sia sulle alleanze, nonostante l’idea di un ritorno di Alfano alla casa madre sia osteggiata da molti nel partito, pronti a giurare che i sondaggi commissionati dal Cavaliere sull’ex delfino sono «pessimi».
Paola Di Caro
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