Fiat-Chrysler Marchionne tratta con le banche

by Sergio Segio | 5 Gennaio 2014 9:06

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Le squadre, da una parte all’altra dell’Atlantico, sono indubbiamente euforiche per la conclusione di una trattativa che significa lavoro sicuro, in Italia, in America ed in tutte le filiali che il gruppo dispone nel mondo, nessun cambiamento è previsto, le posizioni restano invariate . I 300mila dipendenti conoscevano da tempo la sentenza dei mercati: senza la fusione le due società non avrebbero potuto sopravvivere da sole, vanificando l’inderogabile necessità di costruire il volume necessario per battere la globalizzazione e per mantenersi nell’ambito dei giganti mondiali. Quando, nel 2012, Chrysler ha comunicato di aver realizzato 3,5 miliardi di euro di risultato della gestione ordinaria, il sogno dell’integrazione industriale e culturale è divento concreto. La fusione sarà effettiva nella prossima estate, un anno prima di quanto previsto da Sergio Marchionne, molti pensano che questa data possa rappresentare la sua uscita. Una scommessa inutile, smentita dal presidente della Fiat John Elkann più volte. Ad aprile il manager comunicherà il piano industriale pluriennale , che contempla anche gli investimenti destinati alle fabbriche italiane e al lancio dei marchi secondo la strategia ormai consolidata per continuare l’escalation nei valori della qualità premium.
Tutto questo senza accedere al «tesoretto» di Chrysler, ossia la liquidità che, a fine settembre, ammontava ad oltre 9,5 miliardi di euro, accantonati dalla casa americana, ma la cui gestione rimane separata da Fiat a causa di vincoli imposti da finanziamenti contratti da Chrysler con banche ed obbligazionisti. Negoziarli oggi sarebbe troppo oneroso, si dovrà attendere sino al 2015/2016, quando le condizioni contrattuali consentiranno un’eventuale negoziazione in termini economici più favorevoli. A meno che anche su questo fronte non si preparino mosse anticipate. Come la firma dell’accordo .
Bianca Carretto

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