Falchi in rivolta, slitta la nomina di Toti
ROMA — Si allungano i tempi per la nomina di coordinatore unico di Giovanni Toti al vertice di Forza Italia. E la via per la scalata alla poltrona più alta del partito del direttore di Tg4 e Italia Uno si complica.
Da quando mercoledì pomeriggio si è sparsa la notizia della nomina imminente e fino a ieri sera, una processione ininterrotta di alti dirigenti forzisti con il morale a terra e tante recriminazioni ha scandito le ore di un Silvio Berlusconi sempre più innervosito. «Non ce la faccio ad ascoltare solo lamenti, qui sembra che ognuno pensi solo per sé. Io non voglio rottamare nessuno, ma è indispensabile dare un senso di movimento e di rinnovamento al nostro partito» ha ribadito a tutti quelli che gli chiedevano di andarci piano, di non fare mosse azzardate, di non mettere uno che «non conosce il partito, non sa niente di come si guida una struttura come la nostra» a capo di tutti gli altri che «si fanno il mazzo da anni per te, presidente… Non puoi umiliarci, con tanta gente scontenta rischi che molti sbattano la porta e se ne vadano…». Parole ripetute da tanti nel partito, da Verdini a nome di tutti, che certo hanno segnato Berlusconi ma che non sembra lo abbiano convinto a desistere.
«La verità — ha confidato ai suoi interlocutori — è che sono stufo di veti e contro veti. Qualunque cosa si tocchi, ci sarebbe qualcuno scontento, qualcuno che si arrabbia. Io cercherò di trovare la soluzione migliore, ma se devo perdere pezzi di qua o di là, tanto meglio fare quello di cui sono convinto…». E però, solo nelle prossime ore si deciderà se la decisione verrà presa a stretto giro di posta — magari già oggi durante la riunione dei coordinatori regionali con l’ex premier — o se si procederà — come vogliono nel partito — solo dopo aver nominato l’ufficio di presidenza con tutti i big. In ogni caso, prima della Convention del 26 gennaio di celebrazione dei 20 anni della discesa in campo di Berlusconi.
Per il momento il Cavaliere sta completando l’organigramma dei coordinatori regionali, ma è chiaro che assieme va trovata una difficile quadra tra l’esigenza di non scontentare troppo le sue truppe e quella di tenere il punto e puntare sull’uomo che al momento gli dà garanzia di rinnovamento. Se poi davvero a Toti spetterà il coordinamento unico o se si troveranno formule di mediazione si vedrà: le varie proposte che hanno fatto a Berlusconi i big del partito prevedono per Toti o la vice presidenza (con Verdini che resterebbe all’organizzazione) o il ruolo di primus inter pares in un organismo ristretto, o quello di portavoce di Forza Italia. Visibilità sì, insomma, ma alla guida della macchina no.
Quel che è certo è che l’eventuale nomina di Toti già alletta gli ex colleghi del Nuovo centrodestra, che lanciano messaggi di interesse in una chiave di tentato riavvicinamento. Angelino Alfano è affettuosissimo: «Io personalmente ho di Toti come giornalista e nel rapporto personale una grandissima considerazione. Se i falchi adesso conteranno meno? Lo scopriremo solo vivendo..». E sull’ipotesi che Silvio Berlusconi incontri il Cavaliere alfano è altrettanto tranquillo: «Non vedo dove sarebbe il problema».
Insomma, l’ipotesi che la scelta di Toti sia anche un modo per costruire un ponte verso gli alfaniani che hanno lasciato Forza Italia è concreta, tanto più nel momento in cui il cammino del governo appare faticoso e a rischio. Con i suoi Berlusconi anche ieri ha ragionato di come mettere in difficoltà l’esecutivo con una battaglia di opposizione senza sconti già a partire dalla prossima settimana, perché «sulla legge elettorale, è chiaro, siamo ormai alla stretta». E le elezioni, dice il Cavaliere, non sono mai state così a portata di mano come oggi. Per questo anche sulle nomine del partito Berlusconi non può permettersi marce indietro, nè dare l’immagine di essere sconfitto e di dover sottostare a un partito che lo ingabbia e che «non si svecchia mai». Il braccio di ferro è durissimo e va avanti.
Paola Di Caro
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