De Girolamo, strappo a sorpresa con un addio polemico al governo

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ROMA — Nunzia De Girolamo dice basta. Addio al governo, al ministero delle Politiche agricole. La De Girolamo, dopo settimane passate sulla «graticola» per l’inchiesta sulla Asl di Benevento, le frasi «rubate» sul bar dello zio, sugli appalti ospedalieri e sulla rete di potere e relazioni in Campania, dice basta. E accusa il governo guidato da Enrico Letta. Il messaggio viaggia via internet: sito della De Girolamo, Facebook, Twitter. Poche righe, condite di amarezza e rabbia: «Mi dimetto da ministro. L’ho deciso per la mia dignità: è la cosa più importante che ho e la voglio salvaguardare a qualunque costo». Poi l’affondo: «Ho deciso di lasciare un ministero e di lasciare un governo perché la mia dignità vale più di tutto questo ed è stata offesa da chi sa che non ho fatto nulla e avrebbe dovuto spiegare perché era suo dovere prima morale e poi politico. Non posso restare in un governo che non ha difeso la mia onorabilità».
De Girolamo ha meditato il suo gesto per tutto il giorno. Ma, a quanto pare, non ne aveva parlato pressoché con nessuno, neppure con i collaboratori più stretti. Per questo la sua nota ufficiale, «uscita» intorno all’ora di cena, è arrivata quasi a sorpresa. Il suo avvocato, Angelo Leone, precisa: «Dimissioni politiche, che non hanno nulla a che vedere con l’inchiesta giudiziaria. Nunzia De Girolamo non è indagata: né io, né l’avvocato Pecorella abbiamo ricevuto convocazioni in Procura». Intorno a lei, gli esponenti di Ncd fanno quadrato. Il primo a reagire è Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture, «collega» della De Girolamo a palazzo Chigi: «Rispetto il grande gesto di dignità di Nunzia, che rispecchia la sua passione per la politica sempre disinteressata e desiderosa di servire il bene comune». Lupi fa di tutto per trattenerla: «Mi dispiace perdere un ottimo ministro, ma so che guadagneremo in ruoli di grande responsabilità una risorsa enorme per l’affermazione del Nuovo centrodestra».
E ci prova anche Barbara Saltamartini, altra parlamentare alfaniana, amica dell’ex ministro: «La notizia mi lascia profonda amarezza. Conoscendo il senso di responsabilità con cui Nunzia De Girolamo ha operato in questi anni, non posso che essere profondamente dispiaciuta per questa scelta». E aggiunge: «Un gesto che merita il massimo rispetto perché compiuto da una donna che, a viso aperto, vuole tutelare la sua dignità. Noi di Ncd continueremo a difenderla».
Sul fronte «forzista», interviene Renato Brunetta: «Prendo atto della decisione. Non conosco le ragioni né il merito. Io sono sempre garantista e non lo si può essere a corrente alternata. Garantisti con gli amici e con i nemici, sempre». Mentre Osvaldo Napoli rincara la dose: «Le dimissioni del ministro sono un gesto dignitoso ma suonano anche come atto d’accusa verso l’esecutivo. Il Nuovo centrodestra si ritrova in un ruolo marginale all’interno dell’esecutivo: se De Girolamo salva così la sua dignità forse è il caso che tutto il Ncd pensi a salvare la propria uscendo dal governo».
Nel Pd, parla Lorenzo Guerini, portavoce della segreteria renziana: «Prendiamo atto delle dimissioni del ministro De Girolamo, a seguito delle vicende su cui il Pd l’aveva incalzata in aula. Ora più che mai il Pd è impegnato a portare a casa un percorso di riforme». Mentre Sandro Gozi parla di «gesto opportuno, un atto di responsabilità: avevo immediatamente chiesto un passo indietro». Pippo Civati se la cava con una battuta: «L’unica volta che non ho chiesto le dimissioni, ha funzionato. Non mi pare una bella domenica per il governo Letta…». Stefania Giannini (Scelta civica) parla di «dignità e senso di responsabilità. Pur avendo chiesto un passo indietro, siamo contrari all’abuso delle intercettazioni e al linciaggio mediatico a cui è stata sottoposta». Ironico il Cinquestelle: «Caso De Girolamo? Game Over. Si dimette per non affrontare il M5S in aula», dice Filippo Gallinella. Mentre il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo sottolinea come «al ministero dell’Agricoltura sono passati cinque ministri in cinque anni: basta con l’incertezza». E Alleanza cooperative: «Serve subito un nuovo ministro».
Ernesto Menicucci


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