Casa, stallo su Tasi e detrazioni

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ROMA — Anno nuovo, dossier vecchio. Si riapre ancora una volta il capitolo delle tasse sulla casa, proprio ora che debutta la Iuc, l’Imposta unica comunale, in vigore dal primo gennaio scorso, con le sue tre gambe: Tasi (servizi), Tari (rifiuti) e Imu (su prime abitazioni di lusso e seconde). Le nuove norme sono fresche di stampa — approvate con la legge di Stabilità l’antivigilia di Natale — eppure hanno già bisogno di un ritocco. In particolare alle aliquote, destinate a salire su prime o seconde case (o entrambe), come richiesto dai sindaci. Così da garantire, col maggior gettito, detrazioni più alte per esentare dalla Tasi chi già prima non pagava l’Imu. Partita complicata dall’accordo politico che ancora non esiste, viste le resistenze di Alfano e dei suoi (Ncd). Nel frattempo però, se i proprietari sanno di dover versare la mini-Imu entro il 24 gennaio (difficile che il governo trovi in tempo 440 milioni, come cifra la relazione tecnica del Tesoro, per evitarla o garantirne la detrazione dalla tassa sui servizi), ancora non si sa quando si
pagherà la Tasi. Né se mai arriverà il bollettino pre-compilato, una prima assoluta per questo tipo di tassa, così complicata da calcolare in proprio, visti i cambi continui di normativa.
Un caos sulle scadenze frutto del batti e ribatti, a colpi di emendamenti, andato in scena con la legge di Stabilità. Se nel testo del governo c’erano quattro date — a partire dal 16 gennaio — in quello poi diventato legge sono sparite. Saranno i Comuni a decidere quando e quante volte far pagare i cittadini. «Consentendo di norma almeno due rate a scadenza semestrale», dice la legge. Ad esempio giugno e dicembre come la vecchia Imu. «E in modo differenziato» tra Tari e Tasi: bollettini e forse anche
date separate quindi tra rifiuti e servizi. Se qualche sindaco preferisse poi il pagamento in unica soluzione potrebbe farlo, «ma entro il 16 giugno». Tra l’altro, il ministero dell’Economia dovrà varare «uno o più decreti », dunque regolamenti, per stabilire «le modalità di versamento » con l’obiettivo di «massima semplificazione» e «prevedendo l’invio di modelli di pagamento preventivamente compilati », il famoso bollettino. Difficile che tutto questo avvenga entro gennaio. Dunque quando si pagherà? Non si sa.
Si scalda intanto la scena politica. I Comuni rivendicano un miliardo e mezzo in più per far tornare i conti del 2014 e offrire detrazione degne, rispetto a quelle possibili con i 500 milioni stanziati dalla Stabilità, ovvero 25 euro medi a testa (il ministro Delrio parlava di arrivare a 1,3 miliardi). L’unica via per garantire il gettito mancante non piace però al vicepremier Alfano. Alzare di un punto l’aliquota massima della Tasi sulla prima casa — al 3,5 per mille — trasformerebbe la tassa in un’altra Imu (la cui aliquota base era di poco superiore, al 4 per mille).
Aumentare di un punto il tetto massimo sulle seconde abitazioni — all’11,6 per mille — aprirebbe la faglia della stangata su chi ha più magioni, spesso un elettorato di centrodestra. La quadra politica dunque ancora non c’è. E non basterebbe, a convincere i restii, il vincolo di destinazione del gettito extra alle detrazioni per le prime case.
Il sottosegretario all’Economia Baretta, che ha in mano il dossier, punta però a una soluzione ben definita del governo in vista dell’8 gennaio, allorquando il decreto Imu-Bankitalia si affaccerà in aula al Senato. «Dobbiamo arrivare preparati, per evitare l’assalto dei senatori. Se però il governo necessitasse di altro tempo, penseremo ad un decreto ad hoc». Baretta ieri ha ricordato che sono i Comuni a chiedere «una maggiore flessibilità » e di «non essere bloccati sull’aliquota che noi abbiamo fissato per il 2014 al 2,5 per mille massimo». Un «margine di tolleranza » che «potrebbe aumentare il carico fiscale», ammette Baretta. «Ma non c’è dubbio che va collegato all’obiettivo di aumentare le detrazioni e dare una maggiore qualità dei servizi. Su questo i sindaci si sono impegnati».


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