Bankitalia, tetto al 3% per le quote potere di veto sui nuovi soci

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MILANO — Disco verde al Senato sul decreto-Bankitalia. Ora il testo deve passare al vaglio della Camera, dove approderà nella settimana che va dal 20 al 24 gennaio. Dunque, ricapitolando le regole e le norme già in larga misura anticipate nel corso del lungo dibattito parlamentare, alla Banca d’Italia viene attribuito definitivamente un valore patrimoniale di 7,5 miliardi, diviso in quote da 25 mila euro (e non 20.000, come era stato pensato in un primo momento). «La principale importanza del decreto sta nell’affermazione più solida e definitiva dell’indipendenza della Banca d’Italia – commenta a botta calda Antonio Patuelli, presidente dell’Abi – fissando per legge quella che è una prassi consolidata ». Sotto questo profilo, infatti, il testo stabilisce paletti ben precisi, a partire dal fatto che sarà proprio il Consiglio superiore di via Nazionale a valutare «la professionalità e la onorabilità dei
soggetti entranti e delle relative compagini, con diritto di veto». Ove questi requisiti non fossero soddisfatti, il Consiglio «annulla la cessione delle quote».
Nessuno, comunque, potrà possedere in futuro più del 3% del capitale sociale di Bankitalia, anche se è previsto un periodo transitorio più lungo – da 24 è stato portato a 36 mesi – per adeguarsi alla nuova disciplina. Del resto, soprattutto per via delle ripetute fusioni che hanno interessato il sistema bancario italiano, alcune banche hanno quote anche significativamente più alte rispetto ai tetti fissati: Unicredit e Intesa da sole fanno già quasi due terzi del capitale di via Nazionale e anche Carige supera la quota; stesso discorso per Generali e Inps.
Il testo appena varato chiarisce anche che il nuovo Statuto della Banca d’Italia (approvato il 23 dicembre scorso) si intende in
vigore dallo scorso 31 dicembre e si applica al bilancio 2013. Altro concetto sottolineato con forza dal testo, l’italianità della Banca d’Italia. Il Senato infatti ha precisato che le quote di via Nazionale devono andare a «banche aventi sede legale e amministrazione centrale in Italia» e altrettanto deve valere per assicurazioni, riassicurazioni, enti ed istituti di previdenza e assicurazione. Se per una qualche ragione dovessero trovarsi a perdere il requisito dell’italianità, dovrebbero necessariamente vendere la loro quota.
Sulle nuove quote rivalutate di Bankitalia il Parlamento ha fissato al 12% l’imposta sostitutiva. Resta comunque assolutamente escluso che la rivalutazione possa avere impatti sul patrimonio di vigilanza 2013 delle banche, ai fini di asset quality review e degli stress test. Per quanto riguarda invece gli impatti e la classificazione contabile delle nuove poste nei singoli bilanci delle banche, i principali istituti di credito per il momento stanno ancora valutando che cosa fare relativamente all’esercizio 2013. Non è escluso che la stessa Banca d’Italia, nell’ambito dei principi contabili Ias, possa fornire in futuro indicazioni in materia.


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