Automobiline solari a Barbados Le bizzarre spese dell’Europa

by Sergio Segio | 6 Gennaio 2014 9:06

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BRUXELLES — Auto blindate a parte, non comprese nel conto, l’appalto appena lanciato vale dai 2 ai 2,5 milioni di euro, Iva esclusa. Luogo: Suva, nelle isole Figi. Obiettivo: proteggere gli uffici e le case del capo delegazione dell’Unione Europea per l’Oceano Pacifico e dei suoi funzionari, «al fine di evitare intrusioni e attacchi, per il controllo dei visitatori e l’installazione di sistemi d’allarme». Si può inviare un’offerta fino al 31 gennaio. Il committente è l’Eeas, il Servizio europeo per l’azione esterna della Ue, con sede centrale a Bruxelles. La città dove in questi giorni si preparano le barricate politiche contro un 2014 appena iniziato: perché è l’anno delle elezioni europee con la temuta ondata populista, dei tagli antisprechi avviati solo in parte. In due parole, l’anno in cui l’Europa gioca molte e serie scommesse.
Anche lontanissimo dai suoi palazzi. E l’Eeas, il suo «ministero degli Esteri» guidato da Lady Catherine Ashton, sta su uno dei palcoscenici più potenti, e più sotto osservazione. Negli ultimi due anni ha ridotto le uscite, ma altre si affacciano all’orizzonte: gli impegni per le spese generali del Servizio sono aumentati di circa 16 milioni dal 2013 al 2014 (da 508.762.493 a 524.915.791 euro) e — all’interno di quel totale — le 139 delegazioni nel mondo calamitano 312.923.884 euro. La Ue si allarga, è arrivata la Croazia, certo. Ma spiccano ugualmente gli impegni di spesa per il «personale presso la sede principale» dell’Eeas, cresciuti di quasi 9 milioni dal 2013 al 2014, fino a 154.631.407 euro. O quei 7 milioni in più assegnati a «immobili, materiali, spese di funzionamento presso la sede centrale». Alle missioni nel mondo dei diplomatici Ue, vanno 7.723.305 euro. Mentre gli «asili nido e scuole materne» dei loro figli passano dai 504.515 euro stanziati nel 2013 ai 1.275.000 del bilancio 2014.
L’Eeas ha avuto i suoi successi diplomatici. Ma è bersaglio dei dubbi sui costi delle sue 139 delegazioni. Dubbi alimentati anche da certe cronache: 23 novembre, Barbados, guidato dal capo delegazione della Ue Mikael Barfod si volge il «rally inaugurale» di 13 automobili alimentate da energia solare. Spiegano le cronache che il giorno è «pieno di sole» e che la Ue ha dato 30 mila euro a una compagnia caraibica, per sostenere «con nuova enfasi» l’approdo di Barbados alle energie rinnovabili: si costruirà un parco con 102 pannelli solari fatti in Germania, e 30 mila euro non sono certo un’enormità, ma più o meno negli stessi giorni si discute a Bruxelles (ma l’Eeas non è coinvolta) sul bisogno di nuovi fondi per l’emergenza di Lampedusa (30 milioni assicurati dalla Ue) o per il Sulcis alla disperazione.
Anche alle isole Samoa, tutto sommato, va meglio che a Lampedusa: hanno avuto in assistenza dalla Ue 130 milioni dal 1975 (l’Eeas non c’era, allora), e 37 (di cui 6 di «bonus» per i buoni risultati ottenuti) solo dal 2008. Fra gli studenti locali, l’antico motto «Fa’avei le Atua Samoa», «Le Samoa sono fondate su Dio», si è trasformato in una battuta, «Le Samoa sono fondate sulla Ue». Niente di strano, in fondo: la Ue, con il suo 56,9% di aiuti forniti ai Paesi meno sviluppati, è il più grande donatore del pianeta, e 7 su 10 dei suoi cittadini se ne dicono giustamente fieri. Vorrebbero anche fare di più. Ma forse, non comprare le automobiline «solari» a tennisti e golfisti di Barbados.
Luigi Offeddu

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