Ambasciatori convocati, l’Ue sfida Israele sulle colonie

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GERUSALEMME — Pochi giorni fa l’avvertimento dell’alto rappresentante per la politica estera Catherine Ashton(«dovete fermare tutte le costruzioni nelle colonie»), ieri l’intervento di cinque Paesi dell’Unione Europea. Italia, Germania, Francia, Gran Bretagna, Spagna hanno concordato di convocare gli ambasciatori israeliani. Per esprimere il malumore causato da quelle 1.400 nuove abitazioni annunciate dal governo di Benjamin Netanyahu, per trasmettere la preoccupazione che il piano possa annullare gli sforzi per raggiungere un accordo con i palestinesi.
È quello che spiega una fonte diplomatica al quotidiano locale Haaretz : «Abbiamo espresso in modo molto chiaro che progetti di quel tipo rischiano di distruggere i tentativi di creare un’atmosfera positiva attorno ai negoziati». Anche la Farnesina ha fatto sapere informalmente di avere convocato Naor Gilon, l’ambasciatore a Roma, per esprimergli la chiara preoccupazione del governo italiano per i ripetuti annunci di nuovi insediamenti che non agevolano il processo di pace. L’unico rappresentate israeliano a non essere stato chiamato è quello in Germania, perché Frank-Walter Steinmeier, il ministro degli Esteri tedesco, è in visita a Gerusalemme e ha passato il messaggio direttamente ad Avigdor Lieberman, il capo della diplomazia.
Netanyahu ha replicato alle critiche in un incontro con la stampa estera. «L’Unione Europea dovrebbe smetterla con questa ipocrisia. Convocano i nostri ambasciatori per qualche casa e non richiamano quelli palestinesi per gli appelli alla distruzione di Israele. È falso continuare a ripete che gli insediamenti rappresentino un ostacolo alla pace. La causa del conflitto è il rifiuto dei palestinesi di riconoscere lo Stato ebraico».
La protesta europea arriva dopo una nuova crepa tra il governo israeliano e gli Stati Uniti, aperta dalle parole di Moshe Yaalon. Il ministro della Difesa ha dichiarato che John Kerry è spinto da «un fervore messianico» e ha ironizzato: «Che gli diano un premio Nobel e ci lasci tranquilli». Il segretario di Stato americano ha preferito considerare irrilevanti le frasi che una sua portavoce aveva definito «oltraggiose». Lo scontro con Washington è generato dalla richiesta israeliana di mantenere una presenza militare nella valle del Giordano anche dopo un eventuale accordo. Netanyahu ha incontrato ieri ad Amman re Abdallah e avrebbe sottolineato che le preoccupazioni per la sicurezza riguardano anche la Giordania.
Kerry — spiegano gli analisti israeliani — sta usando le pressioni dell’Unione per spingere Netanyahu a concedere di più. La minaccia è quella del boicottaggio e dell’isolamento internazionale. I diplomatici europei negli incontri di ieri con gli ambasciatori hanno voluto anche spiegare quali possibilità si aprirebbero dopo un accordo di pace: lo status di Israele potrebbe venire innalzato a quello di «partner privilegiato» dell’Ue. Da pochi giorni gli scienziati israeliani fanno parte del Cern di Ginevra, la prima nazione a essere aggiunta al laboratorio di ricerche dal 1999.
Da lunedì sera Laura Boldrini, la presidente della Camera, è in visita in Israele. Ieri ha incontrato nella Striscia di Gaza gli operatori della cooperazione italiana. Ha promesso di scrivere a Emma Bonino, il ministro degli Esteri, «per informarla di quanto visto, la situazione è critica».
Davide Frattini


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