Alfano avverte il Pd sul matrimonio gay: pronti ad andarcene

by Sergio Segio | 10 Gennaio 2014 8:02

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ROMA — A fine giornata la dichiarazione di Angelino Alfano arriva secca, dolente come un aut aut: «Se il Pd propone il matrimonio gay , ce ne andiamo un attimo prima a gambe levate e denunciandolo all’opinione pubblica». Era alla presentazione di un libro ieri il vicepremier e rispondeva ad una domanda dei cronisti relativa ad un’intervista che il vice-ministro del Pd Maria Cecilia Guerra aveva rilasciato al Corriere.
Non proponeva esattamente i matrimoni gay, il vice ministro del Lavoro con delega alle Pari opportunità. Rispondendo all’appello del segretario del Pd Matteo Renzi, Cecilia Guerra proponeva invece l’equiparazione dei diritti delle coppie omosessuali a quelle eterosessuali, ma Alfano ha rilanciato: «Abbiamo una crisi economica drammatica e ci occupiamo di diritti? È un problema di tempo e di priorità».
Una replica secca è arrivata dal capogruppo del Pd alla Camera, Roberto Speranza: «Bisogna parlare al Paese e il Paese è diverso da come lo immaginiamo dentro al Palazzo. Fuori ci sono milioni di persone che vogliono riconosciuti diritti essenziali che in tutti i Paesi occidentali fanno già parte della vita di ogni giorno. Ha ragione Cecilia Guerra: bisogna andare al di là degli schieramenti di partito e all’interno del partito».
Roberto Speranza ha rilanciato: «Non è stato Papa Francesco a dire “chi sono io per giudicare”? Ecco se solo partissimo da lì dovremmo lavorare per garantire a coppie di fatto, etero e omo, gli stessi diritti di quelli assicurati alle coppie sposate. La legislazione tedesca può essere un punto di mediazione politica da cui partire. Personalmente credo che anche se un bimbo deve vivere in un orfanatrofio meglio affidarlo alla cura di persone che si amano, al di là del loro orientamento sessuale».
Ma i mal di pancia di Ncd non si sono fermati a quelli del vicepremier e ministro dell’Interno Alfano. Già nel pomeriggio si erano espressi il senatore Carlo Giovanardi («è un’assurdità») e la deputata Eugenia Roccella, ma soprattutto ad esprimere la sua contrarietà era stato anche un altro ministro, quello cattolico dei Trasporti Maurizio Lupi.
Dice Lupi: «Per fortuna il sottosegretario Guerra dice di parlare a titolo personale, perché per quanto ci riguarda la distanza che ci separa è abissale. Da parte nostra c’è una grande disponibilità sul piano del riconoscimento dei diritti civili, ma nell’intervista della Guerra leggo matrimonio omosessuale, reversibilità della pensione, adozione. Una priorità che invece indico io è quella dell‘aiuto concreto alla famiglia che in questi anni si è dimostrato il più efficace ammortizzatore sociale di fronte all’emergenza economica».
Ma dal Pd si sono levate altre voci a far quadrato intorno al viceministro Guerra. Quella di Ivan Scalfarotto, vicepresidente del partito, prima di tutte, ma anche quella del vicepresidente dei deputati del Pd Antonello Giacomelli: «Sono di area cattolica e sono pienamente d’accordo con il viceministro Guerra. Dobbiamo procedere con rapidità su un tema che non è etico, ma di organizzazione sociale. Nel partito abbiamo approvato a larghissima maggioranza un documento che propone il modello tedesco, in una commissione dove sedevano Paola Concia e Rosy Bindi. Lo Stato si deve muovere e i cattolici devono capire che il loro compito è operare per i diritti secondo la scelta delle persone». Matteo Colaninno chiede a tutti di abbassare i toni: «l’esasperazione che fa la politica nel suo insieme di temi delicati e sensibili può portare il Paese a sbattere».
Un tema sul quale sono tutti d’accordo è, invece, quello del doppio cognome per i figli. E, infatti, dopo la condanna della corte di Strasburgo già per oggi il Governo ha messo all’ordine del giorno un disegno di legge per garantire la libertà di scelta dei genitori.
Alessandra Arachi

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