A chi vince il 55% dei seggi: ecco l’Italicum

by Sergio Segio | 20 Gennaio 2014 7:47

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ROMA – L’ultimo nodo per la presentazione oggi dell’Italicum (il nuovo modello elettorale su cui hanno trovato l’accordo il segretario del Pd Matteo Renzi e il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, con il coinvolgimento ieri dell’Ncd di Angelino Alfano) è stato quello del premio di maggioranza per la coalizione vincente.
La governabilità e la stabilità dovrebbero essere assicurate per la coalizione che raggiunga almeno il 35 per cento dei voti su base nazionale da un premio di un 20% di seggi in più, che permetterebbe di raggiungere complessivamente il 55 per cento dei seggi, alla coalizione vincente .
Il nodo della soglia di coalizione
La proporzione tra questi due numeri — coalizione al 35 per cento e un premio del 20 per cento dei seggi — è uno dei punti più delicati del progetto. Sono stati espressi dei dubbi al riguardo: se cioè non sia troppo alto il premio previsto o troppo bassa la percentuale richiesta per ottenerlo. Ieri si parlava in alternativa di una soglia di coalizione al 33 per cento e un premio del 18 per cento. O dell’asticella della soglia di coalizione addirittura alzata al 38 per cento.
Il problema è stato al centro di contatti tra Renzi e gli altri leader politici e con il Quirinale. Resta fermo però il fatto che né Renzi né Berlusconi intendono rischiare di far rimanere la coalizione vincente sul filo di lana del solo 50 per cento. Soprattutto perché il sistema attuale non è più bipolare. «Un premio del 20 per cento con una soglia del 35 in un turno unico, a me sembrano opzioni entrambe rispettose della sentenza della Corte, che non può peraltro essere stiracchiata oltre quanto non dica, verso il proporzionale puro», commenta il costituzionalista Stefano Ceccanti. Se nessuna coalizione dovesse raggiungere il 35 per cento dei consensi a livello nazionale, i seggi verrebbero ripartiti proporzionalmente in base ai risultati raggiunti da ciascun partito e da ciascuna coalizione .
Senza riforma rischio ingovernabilità
Ceccanti, in ogni caso, difende l’accordo tra Renzi e Berlusconi richiamando «alcuni elementi di concretezza che un politico accorto deve assumere come vincoli, pena l’inconcludenza». Il punto «è che in assenza di riforma si andrebbe a votare con la legge uscita dalla sentenza della Corte che avrebbe due conseguenze alquanto scontate: una necessaria intesa di governo con Forza Italia (a causa della formula proporzionale con sbarramenti medio-alti) e uno spappolamento interno dei partiti per le preferenze usate nella mega-circoscrizioni del Porcellum» .
Il Senato
L’Italicum riguarderà anche il sistema elettorale del Senato.In attesa della riforma costituzionale che abolirà il bicameralismo perfetto («E questo sarà fondamentale per la governabilità», aggiunge Ceccanti), il Senato verrà eletto attribuendo un premio nazionale. In questo modo verrà superata la bocciatura della Corte costituzionale relativa ai premi regionali previsti dal Porcellum. E sarà garantita quella governabilità che a Palazzo Madama, invece, è stata letteralmente minata a partire dal 2006, coi premi regionali.
Il collegio unico nazionale
La distribuzione dei seggi avverrà a livello nazionale, in base a un sistema proporzionale. Quindi, la ripartizione dei voti tra i vari partiti sarà attribuita in un collegio unico nazionale. Questo sistema servirà a garantire anche le formazioni più piccole. Ma per evitare che il risultato elettorale sia in balia delle formazioni poco rappresentative, è stato pensato uno sbarramento del 5 per cento (il Ncd vorrebbe del 4%) per i partiti che facciano parte di una coalizione e uno più alto, dell’8 per cento, per i partiti non coalizzati.
Liste «bloccate» ma «corte»
Come verranno scelti i candidati? Questo è stato uno dei talloni d’Achille del Porcellum . Ebbene, la Corte ha stabilito il principio che i candidati devono essere facilmente individuati dagli elettori, che i cittadini devono sapere per chi votano. Non ha però censurato il sistema delle liste bloccate in sé: ha solo evidenziato il problema costituito da liste con troppi nomi che impediscono all’elettore di sapere chi alla fine verrà eletto e riducendo, di fatto, al minimo il suo potere decisionale. Ebbene, nell’Italicum, il numero dei seggi, pur attribuito su scala nazionale, consentirà di eleggere i candidati presentati dai vari partiti in circoscrizioni su base provinciale o su subprovinciale. E su liste «corte» e «bloccate» di 4 o al massimo 6 candidati. Non ci saranno quindi preferenze da esprimere, ma il rapporto con l’elettore verrà assicurato dai pochi nomi per partito che appariranno sulla scheda.
M. Antonietta Calabrò

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