«Atti intollerabili in un Paese civile Ma il governo sui decreti deve cambiare»

by Sergio Segio | 31 Gennaio 2014 9:38

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«Siamo alla follia. Come vede, la porta è socchiusa. Non ci sono blindature. A dire il vero, non c’è neppure la chiave. Mi chiedo se questo sia giornalismo…».
In Aula si è visto ben di peggio.
«Abbiamo assistito ad atti non tollerabili nel Parlamento di un Paese democratico. Violenze. Insulti. Turpiloquio. Minacce. Aggressioni. I deputati del Movimento Cinque Stelle si sono scagliati contro di me. Gridavano minacciosi, allungavano le braccia, urlavano i peggio improperi. Sono stati malmenati i commessi, gente che lavora. È stato impedito fisicamente ai deputati di entrare in commissione. Al capogruppo del Pd si è tentato di impedire di parlare alla stampa. Un gran numero di deputati si è riversato da una commissione all’altra per bloccare i lavori…».
Lei come ha reagito?
«Ho convocato l’ufficio di presidenza e attivato l’istruttoria per ricostruire cos’è accaduto. Saranno esaminate le immagini, i responsabili verranno individuati e convocati. Poi si decideranno le sanzioni».
Quali sanzioni?
«Si va dalla lettera di censura alla sospensione per tot giorni di lavoro. Sia chiaro che io non tollererò altri episodi simili. Non è questo il modo di fare opposizione. Le intimidazioni e le violenze contrastano con i regolamenti e con la Costituzione. Allo stesso modo, non saranno tollerate le offese sessiste, come quelle irripetibili lanciate da un deputato 5 Stelle contro le donne del Pd, e da un deputato di Scelta civica contro le donne del Movimento di Grillo».
Va detto però che lei ha preso una decisione senza precedenti: la “tagliola” con cui ha troncato la discussione e imposto il voto sul decreto Imu-Bankitalia. Era proprio necessario?
«È vero, alla Camera era la prima volta che si adottava questo provvedimento. Ma non è un tabù. Al Senato lo si è preso più volte, senza suscitare drammi. Il decreto, già approvato al Senato e sul quale pochi giorni prima la Camera stessa aveva concesso la fiducia al governo, è stato discusso in Aula per circa 27 ore. Tutte le fasi erano state espletate: la discussione generale, la discussione sugli emendamenti, la fiducia, l’illustrazione degli ordini del giorno, la votazione sugli ordini del giorno, le dichiarazioni di voto. Hanno parlato deputati di tutti i gruppi. A quel punto, mi sono trovata a decidere: se avessi fatto proseguire le dichiarazioni individuali, il giorno dopo gli italiani sarebbero dovuti andare a pagare la seconda rata dell’Imu. Così mi sono assunta responsabilità che non erano soltanto mie».
Si riferisce al governo, che non ha accolto la sua richiesta di separare il decreto Imu da quello su Bankitalia?
«Io ho rivolto quattro appelli in due giorni: al governo, perché valutasse le richieste; e all’opposizione, perché come è sempre accaduto in passato usasse tutti gli strumenti a sua disposizione, senza costringere però la presidenza a misure estreme. Tutti gli appelli sono caduti nel vuoto».
A febbraio scadono altri sei decreti.
«Appunto. Il governo dovrebbe evitare di creare questo ingorgo alla Camera».
Con questo clima, cosa accadrà la prossima settimana con la legge elettorale?
«La minoranza ha espresso le sue riserve sull’andamento dei lavori in commissione. Il presidente della commissione, Francesco Paolo Sisto, ha attestato in Aula che in ogni caso la commissione ha votato il mandato al relatore a riferire su un testo base. Ora come proseguire sui lavori lo decideranno la conferenza dei capigruppo e l’assemblea».
Al di là dei tecnicismi, non c’è il rischio che una legge cruciale per la democrazia non venga discussa con la necessaria calma?
«I tempi non li decido io, è sempre una decisione collegiale. Prima si è stabilito all’unanimità che la legge arrivasse in Aula il 27 gennaio; poi, a larghissima maggioranza, si è optato per il 29. Io ho proposto il 3 febbraio, per avere più tempo in commissione e un calendario certo per l’Aula. Ma sono stati proprio i Cinque Stelle a dire no, così come hanno negato la possibilità di far lavorare la commissione Affari costituzionali in contemporanea con l’Aula. A questo punto il confronto si farà in assemblea».
Renzi ha troppa fretta?
«Renzi ha le sue tabelle di marcia, ma noi alla Camera abbiamo le nostre, che sono basate sul confronto tra tutte le forze parlamentari».
Questa legge non le piace, vero?
«Il pluralismo è un valore. Al tempo dell’antipolitica, ridurre la rappresentanza rischia di allontanare parti della società dalle urne. La governabilità va garantita, ma non a scapito della rappresentanza e della partecipazione dei cittadini».
Quali sono i punti della legge su cui si può intervenire per evitare questo rischio?
«La legge deve includere, non escludere. Sbarramenti e premi di maggioranza non possono essere troppo alti. Io rispetto gli accordi tra i partiti. Ma poi la legge deve essere discussa e votata dalle Camere».
Che effetto le fa la richiesta di impeachment contro Napolitano?
«Un brutto effetto. Non è solo una richiesta infondata, per colpire un capo dello Stato che ha svolto il suo ruolo di garanzia in modo equilibrato; è il tentativo di minare le istituzioni. Il presidente ha tutta la mia solidarietà».
Come si è comportata Sel, il partito con cui lei è stata eletta?
«Sel fa un altro tipo di opposizione. Dura, ma senza manifestazioni sconsiderate, senza cercare a ogni costo la prima pagina».
Chi può fermare questa deriva? Grillo? Casaleggio? Il capogruppo D’Incà?
«Non lo so. So che questo è un atteggiamento sterile e distruttivo, che non aiuta né le istituzioni né i cittadini. In passato ci sono stati casi di ostruzionismo anche durissimo, con cui però le opposizioni si sono dimostrate capaci di mobilitare i cittadini, fino a indurre il governo a cambiare linea. Questa capacità i Cinque Stelle non l’hanno avuta. La loro opposizione non è stata all’altezza, né ha rispettato le consuetudini istituzionali. L’indignazione la devi saper elaborare, gestire, indirizzare. Le immagini dell’altra sera sono girate ovunque e temo anche oltreconfine. In questo modo si restituisce un’immagine solo negativa e si oscurano i tanti deputati che si impegnano seriamente, il cui lavoro non diventa notizia. Ora dobbiamo ricostruire un argine di correttezza e di rispetto reciproco».

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