Kiev, fra le anime nere della piazza “Così la destra conquisterà l’Ucraina”
KIEV. L’Ufficio Lavori Sporchi è al quarto piano, proprio in fondo alle scale. Un ragazzo ossuto con la cresta alla mohicana, giubbotto antiproiettile e anfibi da marine, segna il confine tra la folla colorata e un po’ naif che ancora parla di Europa, e la «gente che fa sul serio».
Su un foglietto incollato alla porta c’è scritto a penna “Pravi Sektor”, “Settore di Destra”. Il mohicano ispeziona i documenti, impartisce ordini al walkietalkie, controlla il via vai di altri mohicani in occhiali neri e manganelli alla cintola che si scambiano tra loro sbrigativi saluti militari. Dentro non si va: «Zona riservata, aspettate fuori». Il loro capo, il colonnello Dmitrij Jarosh, sta a poche stanze e una decina di mohicani di distanza. Comunica via Facebook e ha già fatto sapere che si prende tutta la responsabilità della Rivoluzione per portare «avanti una battaglia che i politici, paurosi o inefficienti, non riescono a gestire».
Nel monumentale palazzone sovietico della Casa dei Sindacati, occupato a furor di popolo già i primi di dicembre e quartier generale della protesta ucraina, nessuno ammette di conoscerne l’esistenza. Migliaia di persone entrano ed escono ogni giorno, mangiano qualche fetta di pane al buffet, si fermano, tanto per scaldarsi un po’, a chiacchierare con i giornalisti arrivati da tutto il mondo. Ma di quellidelquartopianonessunosa. E chi sa non ne vuole parlare. «Gente violenta — dice la dolce Sonja, militante del partito di Yiulia Tymoshenko — non vogliamo avere a che fare con loro».
E invece sono lì, nella loro “zona riservata”, a coordinare le azioni più dure e spettacolari. Da qui hanno seguito la presa del ministero dell’Energia, conquistato con un blitz da commandos e poi liberatosudisperataintercessione dell’ex pugile Klitchko, che tratta formalmente con il Presidente Yanukovich. Da qui programmano l’addestramento di migliaia di ragazzi che continuano ad arrivare soprattutto dalle campagne dell’Ucraina occidentale, quella più anti-russa e decisa a portare avanti larivoltasenzamediazioni.Sempre da qui decidono i blitz, le spedizioni punitiveacacciadi“provocatori”, coordinano piani di rivolte in tutte le città del Paese. Forzano la mano con i loro exploit ai più cauticomponentidellacosiddetta trojka composta da deputati eletti in Parlamento.
“Settore di Destra” è una sigla nuova e molto ambigua. Ne fanno parte, pare, non più di un migliaio di fedelissimi ma la rete di gruppi solidali, affratellati e in qualche modo alleati, è lunghissima. Sigle che fanno paura a chi conosce la storia ucraina. Trizub, (tridente) che venera l’eroe ucraino Stepan Bandera,collaboratoredeinazisti, forse ucciso dai sovietici, e simbolo del nazionalismo ucraino più estremo e violento. Poi ci sono “l’Esercito Patriottico Ucraino”, i neonazi di “Martello Bianco” e soprattutto quelli di Unà-Unso, vere e proprie truppe militari con tanto di basi di addestramento nei Carpazi che hanno già partecipato a moltecampagnediguerraveradal Kosovo (a fianco dei serbi) alla Georgia (contro i russi).
E le insegne rossonere di Unà-Unso sono quelle che ormai dominano la piazza. Hanno cominciato con le cucine da campo. Adesso marciano in fila per due pattugliando lagrandeareadelcentrodi Kiev conquistata dalla protesta.
Non parlano, sanno di non essere presentabili ma di avere un ruolo fondamentale. «È come se si vergognassero dinoi—diceguardandosi attorno uno dei giovanissimi mohicani di guardia — ma va bene così. Noi abbiamo distrutto la statua di Lenin, abbiamo occupato i palazzi. Noi abbiamo fatto capire aYanukovichchesenonscappa fa la fine di Ceauscesu. Che farebbero senza di noi?».
Molto più cauto uno degli ideologi di “Settore Destro”, Andrej Tarassenko. Se il suo capo, il colonnello, va in giro vestito da capo di truppe mercenarie con il frustino sottobraccio e la mimetica d’ordinanza, lui ha un aspetto da assistente universitario, barba curata, un innocuo maglioncino a rombi e lo sguardo perfino troppo sereno: «I politici hanno paura. Continueremo noi per tutti. Cacceremo Yanukovich e riporteremo la libertà. Non ci saranno scissioni tra Est e Ovest. Quelle le vuole l’Impero russo.
Ma dovrà fare i conti con noi». Ma avete armi nascoste da qualche parte? Siete pronti a combattimenti veri e propri? Non temete di scatenare uno spargimento di sangue senza precedenti? Non c’è risposta, solo un sorriso inquietante e un cauto «vedremo».
Certamente le minacce dei duri di Destra fanno spesso il gioco dei tre leader politici della protesta. Molti pensano a un gioco delle parti classico tipo “poliziotto buono e poliziotto cattivo”. In particolare Tygniabok e Klitchko sono tentati di usare la forza degli estremisti per continuare ad alzare il prezzo, spaventare il presidente, coinvolgere l’Europa. Un patto segreto e pericoloso. A Tarassenko chiediamo che progetti ha per il dopo, che tipo di libertà cerca, che Paese futuro progetta: «Per il momento spazziamo via il nemico. Poi vedremo ». E ritorna nella zona riservata scortato da quattro giovanotti a passo di marcia.
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