by Sergio Segio | 28 Gennaio 2014 13:22
La Tunisia invia un messaggio forte agli altri Paesi arabi, approvando a tre anni dallo scoppio della prima delle rivoluzioni una nuova Costituzione laica. In una cerimonia a Tunisi, lo speaker dell’Assemblea Mustapha Ben Jaafar, il presidente Moncef Marzouki e il premier Ali Larayedh hanno firmato la nuova Costituzione. La Carta è stata approvata nella tarda serata di domenica dai parlamentari, con 200 voti favorevoli sul totale di 216 (12 contrari e 4 astenuti). La votazione, trasmessa in diretta televisiva, ha visto l’euforia impadronirsi di tutto l’emiciclo al termine dell’approvazione: dopo aver intonato l’inno nazionale brandendo la bandiera tunisina, l’Assemblea costituente è poi esplosa nel grido «Fedeli, fedeli al sangue dei martiri della rivoluzione». Nella cerimonia della firma, Marzouki è stato il primo a mettere il suo nome sotto il testo approvato, abbracciando il documento e agitando due dita in segno di vittoria.
«La nascita di questo testo, conferma la nostra vittoria contro la dittatura», ha detto il presidente tunisino, ma «la stra-
da è ancora lunga. C’è ancora molto lavoro da fare affinché i valori della nostra Costituzione facciano parte della nostra cultura». Il documento è uno dei più progressisti del mondo arabo, prevedendo libertà di religione e parità di diritti tra uomini e donne. «Questa Costituzione, pur non essendo perfetta, è di consenso. Oggi abbiamo avuto un nuovo appuntamento con la storia, per costruire una democrazia fondata su diritti e uguaglianza», ha commentato lo speaker Ben Jaafar. «La Tunisia può essere un modello per altri popoli che sono in cerca di riforme», ha commentato il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon.
ISPIRAZIONE LAICA
Il voto definitivo è giunto a pochi giorni dal terzo anniversario della rivoluzione del 2011 che cacciò il dittatore Zine al-Abidine Ben Ali, ispirando la Primavera araba in tutto il Medio Oriente. La rivoluzione tunisina si è dimostrata in grado di perseguire gli obiettivi che si era prefissata.
Nel mese di gennaio ci sono state le votazioni di tutti gli articoli, terreno di aspre controversie politiche tra partiti islamisti e laici. Il testo che ne è uscito è un compromesso, ma tutti gli osservatori internazionali lo giudicano di buona qualità. La Carta vuole rendere la Tunisia una democrazia basata su uno Stato civile le cui leggi non sono fondate sulla legge islamica, a differenza di molte altre Costituzioni del mondo arabo. L’Islam non viene menzionato come fonte della legge, anche se viene riconosciuto come religione nazionale. Lo Stato deve «proibire ogni attacco a ciò che è sacro» e la libertà di religione è garantita.
La grande novità riguarda però la parità uomo-donna. L’articolo 20 afferma l’eguaglianza di diritti e doveri dei due sessi, mentre l’articolo 45 impone che il governo non solo protegga i diritti delle donne, ma garantisca le pari opportunità anche all’interno dei consigli elettivi. Un intero capitolo di 27 articoli è dedicato ai diritti dei cittadini, tra questi protezione dalla tortura, il diritto al giusto processo, la libertà di culto. Le nuove norme impegnano anche lo Stato a proteggere l’ambiente e combattere la corruzione. Il potere esecutivo viene diviso tra il premier, che avrà un ruolo dominante, e il presidente, che mantiene importanti prerogative, in particolare in materia di difesa e politica estera.
Poco prima del voto, il premier Mehdi Jomaa ha presentato un governo ad interim che guiderà il Paese fino alle elezioni. Prenderà il posto di quello a guida Ennahda, il partito islamista che aveva vinto le elezioni dell’ottobre 2011. L’ultimo ostacolo era stato la conferma del ministro degli Interni uscente Ben Jeddou, osteggiato dalle opposizioni. Jooma lo ha tenuto, affiancato però da un nuovo «segretario di Stato alla sicurezza nazionale». L’impegno alla parità però, nel governo degli indipendenti, non è stato rispettato con solo due ministre su 21. In compenso, per la prima volta c’è un ambientalista, Mounir Majdoub. Il voto di fiducia si terrà martedì.
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