Diecimila rapine in più in tre anni nelle città torna l’allarme sicurezza

by Sergio Segio | 22 Gennaio 2014 7:41

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ROMA — Il bandito col passamontagna ha puntato la pistola giocattolo alla testa dell’impiegata, l’ha obbligata a riempire lo zainetto con 18mila euro in contanti, poi l’ha trascinata sul retro per farsi aprire la porta posteriore e tentare la fuga. Il bilancio? Un carabiniere e un malvivente feriti, vetrine in frantumi e due donne prese in ostaggio. Così si è conclusa la rapina di sabato scorso all’ufficio postale di via Molino a Cogliate, in provincia di Monza.

Ennesimo caso che andrà a ingrossare le statistiche e a rinforzare una tendenza in atto: l’impennata delle rapine nel nostro Paese, passate dalle 35mila del 2010 alle 44mila del 2013. Insomma, più di 120 al giorno. Enon è l’unico reato “rivitalizzato” dalla crisi economica degli ultimi anni: nel 2013 aumentano anche scippi, borseggi e furti in appartamento. Sia ben chiaro: questo non significa gridare all’allarme generalizzato “criminalità”, «anzi va ricordato che la crisi non ha avuto alcun effetto sugli omicidi il cui declino è continuato ininterrottamente dal 1992 fino al 2013 – avverte il sociologo e professore emerito all’università di Bologna, Marzio Barbagli, che svela i primi risultati inediti di una ricerca che sta curando – la crisi non ha inciso neppure sui furti di auto e sui furti di oggetti nelle auto in sosta, che hanno toccato nel 2013 il minimo storico». Le auto rubate erano infatti 187mila nel 2004 e si sono fermate a quota 122mila l’anno scorso.

«Si pensi soprattutto – aggiunge Barbagli – che i furti su auto in sosta, per esempio di autoradio, sono stati 191mila nel 2013, meno della metà dei 475mila del 1991». Negli ultimi tre anni vi è stato invece un aumento degli scippi, passati da 14mila nel 2010 a 21mila nel 2013: il 50% in più. «Ma la frequenza di questo tipo di reato – precisa Barbagli – resta assai bassa e molto minore di quella di un tempo (erano 74mila nel ’91)». Anche altri reati risentono della crisi economica: le rapine, innanzitutto, passate da 35mila nel 2010 a 44mila nel 2013. Più nel dettaglio, alcune tipologie di rapine diminuiscono (quelle contro le banche) o restano stabili (uffici postali), ma crescono quellepiù frequenti che avvengono nella pubblica strada, passate da 16.837 nel 2010 a 23.034 nel 2013. Aumentano anche quelle in abitazione (da 2.106 nel 2010 a 3.611 nel 2013), «il cui numero è comunque contenuto, ma restano fonte di grande allarme sociale». Crescono rapidamente anche alcuni tipi di furto: i borseggi, che da 113mila nel 2009 sono saliti a 165mila nel 2013, e i furti in appartamento, che negli stessi anni passano da 149mila a 246mila. In pratica,un aumento del 65%. Come si spiega questa crescita di furti e rapine negli ultimi anni? «Per chi è disponibile a commettere questi reati – risponde il sociologo – le opportunità restano minori rispetto agli anni Settanta e Ottanta.

Appropriarsi dei beni degli altri, con l’inganno o con la forza, resta più difficile e meno remunerativo. Ma va anche detto che i redditi di alcuni strati della popolazione sono diminuiti e i bisogni aumentati. Ed ecco la ripresa di borseggi, furti in appartamenti, rapine nella pubblica via e in abitazione. Per alcuni beni, come le auto e gli oggetti al loro interno, le opportunità sono invece diminuite a tal punto che i nuovi bisogni non bastano a far crescere i furti». «Infatti – prosegue Barbagli – se già negli anni Novanta i furti di oggetti dalle auto sono calati, è perché le serrature sono diventate più difficili da aprire, perché il sistema del frontalino e quello dei codici informatizzati hanno reso le autoradio più protette di un tempo. Analogamente, se il numero delle auto rubate ha subito una rilevante flessione, è perché si è ridotta la remuneratività. Per la verità, questo non si è verificato per lemacchine di grossa cilindrata, molto costose, visto che il loro riciclaggio nei Paesi meno sviluppati è rimasto un’attività fiorente. È avvenuto però per quelle di piccola e media cilindrata, perché è più difficile e meno conveniente di prima collocarle presso uno sfasciacarrozze, che ne ricavi pezzi di ricambio». Quanto agli altri Paesi, «i dati dei quali disponiamo per i Paesi dell’Unione europea – fa sapere Barbagli – per il periodo 2007-2010 mostrano una ripresa dei furti in appartamento, mentre continuano a diminuire le rapine».

Non è tutto. Alla crescita dei reati contribuiscono in ordine sparso anche gli immigrati presenti in Italia. I dati dicono che la quota degli stranieri sul totale delle persone denunciate resta bassissima per le rapine contro le banche (6%), che sono poi quelle che rendono maggiormente: 21mila euro in media. Negli ultimi due anni è invece cresciuta, per la prima volta, la loro presenza nei colpi contro gli uffici postali, anche questi molto remunerativi (14mila euro di media). La quota degli stranieri denunciati è da anni molto alta per i furti in abitazione (54% nel 2013) e i borseggi (63%). «Per certi reati è leggermente diminuita nel 2009 o nel 2010, ma è cresciuta nuovamente negli ultimi tre anni – avverte Barbagli – e per le rapine in pubblica via nel 2013 ha raggiunto il 50%: una quota mai toccata prima».

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