Civati: c’è un’atmosfera da resa dei conti surreale

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Decisionismo, o toni offensivi?
«Renzi avrebbe dovuto evitare di trattare Gianni da avversario invece che da interlocutore, di scendere così sul personale… Chi è forte non ha mai motivo di farlo. Però si vede che in lui c’era anche un sentimento di rivalsa, come a dire “prima i prepotenti erano altri, e adesso…”»
È una giustificazione?
«Non mi va di commentare con degli “io avrei detto, io avrei fatto”. Voglio avere un rapporto di dialogo con Renzi, è lui che ha vinto le primarie».
E nel merito della proposta di riforme?
«Renzi ha fatto bene a utilizzare la spinta del successo alle primarie per imprimere un’accelerazione. Però lo schema che ne è scaturito non mi trova d’accordo, è congeniale soprattutto a Berlusconi».
È con lui che Renzi ha scelto di fare un accordo privilegiato .
«Gli elettori del Pd dovevano aspettarselo da lui, chi lo ha votato immaginava già che avesse canali di un certo tipo. Comunque, l’unica soluzione alternativa sarebbe stata se Grillo avesse parlato con Renzi prima di Berlusconi. Invece il Movimento 5 Stelle si chiama sempre fuori da tutto: ha ripetuto adesso l’errore di un anno fa, non c’è stata intelligenza politica. Il postino suona sempre due volte, ma loro non aprono mai la porta».
La scelta di stringere un accordo preventivo con Berlusconi non rischia di procurare danni al Pd, in termini di futuri consensi elettorali?
«Non lo so. Vedo che la cosa è stata vissuta malissimo, peggio di quanto non pensassi. Ma Renzi ha puntato tutto sul risultato».
Ha intenzione di votare il modello di legge elettorale presentato alla direzione?
«Ora non voglio mettere i bastoni fra le ruote, non possiamo certo fermare la riforma del sistema di voto. Spero che, con un dibattito alla luce del sole, in Parlamento sia possibile fare modifiche. Credo che sia difficile, ma vedremo che cosa si potrà fare. Abbiamo la responsabilità verso il Paese di trovare una forma e anche una misura fra di noi. Se salta anche questa, salta tutto».
La legge elettorale è legata alle riforme costituzionali.
«Ecco, questo è il punto. Mi sembra impossibile usare quel tipo di sistema elettorale senza il superamento del Senato. Significa che il governo dovrà restare in carica almeno un anno, e questo non mi vede d’accordo. Sembra di essere tornati al primo discorso di Enrico Letta, quando vincolava alle riforme la fiducia al suo esecutivo. Siamo di nuovo allo stesso punto… Mi preoccupa l’idea di una durata indefinita di questo governo».
Le larghe intese ora sono più forti?
«Sono rafforzate, e la maggioranza è tornata ampia come prima che Forza Italia dichiarasse di andare all’opposizione».
Crede che ci saranno scissioni nel Partito democratico?
«C’è un clima pessimo, un’atmosfera da resa dei conti surreale: ma no, non ci sarà scissione».
Daria Gorodisky


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