La sinistra pd e il fastidio per il Cavaliere «Che vergogna, lo abbiamo ri-sdoganato»

by Sergio Segio | 20 Gennaio 2014 7:46

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ROMA — Il meno diplomatico è come al solito Stefano Fassina, viceministro dimissionario. Osservando l’incontro fra Renzi e Berlusconi, «mi sono un po’ vergognato, come dirigente del Pd». E a Maria Latella (SKy Tg 24 ) ha detto, inoltre: «Berlusconi è stato incoronato padre costituente, pur avendo una sentenza passata in giudicato e un voto del Parlamento». Dunque, «per convenienza politica, la legge non è uguale per tutti». Fassina è «l’ultimo giapponese», ha subito replicato su Twitter il senatore renziano Andrea Marcucci, paragonando l’ex viceministro al tenente Hiroo Onoda, trovato nella foresta ventinove anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale.
Fassina, tuttavia, non è solo. Danilo Leva, per esempio, è stato presidente del Forum giustizia del partito con Epifani, ha seguito l’estenuante vicenda della «decadenza» di Berlusconi ed è portatore di una particolare amarezza: «Berlusconi non aveva più il mazzo, gli abbiamo consentito di tornare a ridare le carte. Da oltre 50 giorni è indegno di fare il senatore e ora tratta sulle riforme». Errore grave, è la locuzione più usata dall’opposizione interna (bersaniani-dalemiani). «Non è il primo sdoganamento di Berlusconi nella storia del Pd…», dice sconsolato l’ex ministro Cesare Damiano. «Berlusconi 2 Renzi 0 — proclama il deputato Alfredo D’Attorre —. Il leader di Forza Italia ha incassato rinuncia al doppio turno e reintroduzione delle liste bloccate».
«Incontro inquietante — si sente ripetere fra donne e uomini che furono al fianco di Bersani e anche di Epifani —. Pericoloso è sedersi la tavolo con lo scorpione…». Eppure, per oggi pomeriggio il dibattito in Direzione non si annuncia feroce. Anche se insoddisfazione, irritazione sono palpabili: «Non discuto che si debba essere veloci. Non discuto che si possa anche voler stupire. Ma per me i contenuti valgono ancora», dice Damiano. No, però, a qualsiasi idea di scissione, ha assicurato il presidente Cuperlo: «Il Pd ora è una squadra, ci si confronta e poi si decide». Nessuna scissione, ha ribadito Fassina. Che però rilancia: «Sul modello di riforma elettorale ascoltiamo i circoli, gli iscritti del Pd. Lo statuto lo prevede e con Internet possiamo farlo nel giro di qualche giorno». Leva precisa: «Sia la base del partito a decidere il meccanismo democratico più utile a legare l’eletto al territorio e a restituire ai cittadini il diritto di scelta». Lo statuto prevede che tale consultazione sia richiesta dal Segretario, o dalla maggioranza in direzione, o dal 5 per cento degli iscritti.
I renziani hanno subito risposto: la base è stata appena consultata, con le primarie! Fatto sta che gli oppositori di Renzi oggi si vedranno prima della direzione e metteranno a punto la tattica. La linea è questa: se viene coinvolta la maggioranza di governo, quindi il gruppo di Alfano; se non si va a votare a maggio; se si procede con l’abolizione del Senato; se si sostiene la ripartenza del governo (Cuperlo chiede un nuovo governo Letta per il 2014); se accade tutto questo, il progetto Renzi può passare. Ma se dopo il «riaccoglimento» di Berlusconi dovesse essere approvato anche il ritorno delle liste bloccate, «allora potremmo anche votare contro — sostiene Damiano —. Ci troveremmo di fronte a un nuovo Porcellum con piccole correzioni». E Leva: «Concedere le liste bloccate perché Berlusconi le vuole sembra un tradimento delle primarie, un passo indietro rispetto alla domanda di cambiamento». Insomma, ascolteranno Renzi e poi…
Riguardo a Berlusconi sono su una posizione più morbida coloro che vengono chiamati i Giovani turchi. Dice Matteo Orfini: «L’accusa di resuscitare Berlusconi è di matrice grillina. Non mi appassiona». Contrario anche a sentire la base: «Come? Non l’abbiamo consultata sulle larghe intese!». Ma le liste bloccate proprio no, anche per loro: «Le liste bloccate non sono accettabili. Meglio allora i collegi uninominali».
E i big o ex big del Pd? Molto nell’ombra. Su Italianieuropei , la rivista di D’Alema, uscirà un editoriale su Renzi: «Deve essere capace di unire il Pd e valorizzare questa unità tra diversi. C’è chi lo consiglia di fare da solo, ma è una tentazione elitaria che non ha mai portato bene nel campo riformista».
Andrea Garibaldi

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