by Sergio Segio | 19 Gennaio 2014 9:47
Nel 2013 sono stati 515 mila i lavoratori ad andare in cassa integrazione a zero ore. Una condizione che ha penalizzato fortemente i salari. Ogni lavoratore ha perso 8 mila euro in busta paga, per un totale di oltre 4.125 miliardi di euro. Le ore di cassa integrazione autorizzate sono state 1,07 miliardi, in calo dal 2012 (quando erano 1,09 miliardi). Questo è il bilancio della crisi registrato dall’Osservatorio sulla Cig della Cgil nazionale nel rapporto del dicembre 2013 che ha rielaborato i dati dell’Inps.
«Questi numeri — afferma il segretario confederale Cgil Elena Lattuada — descrivono un sistema produttivo letteralmente frantumato dai colpi della crisi e dal non avere messo in campo misure per invertire la tendenza». Per Lattuada serve «un netto cambio di passo, l’avvio di un’opera di vera e propria ricostruzione che metta al centro, prima ancora delle regole, interventi che favoriscano processi di riorganizzazione generale dell’economia e della produzione».
Considerando un ricorso medio alla Cig pari al 50% del tempo lavorabile globale (26 settimane), sono 1.030.519 i lavoratori che, a dicembre, hanno usufruito di una delle varie forme di cassa integrazione: ordinaria, speciale o in deroga. Modificando invece il parametro di riferimento, e considerando i lavoratori che sono in cassa integrazione a zero ore, pari a 52 settimane, i lavoratori che non hanno potuto continuare la loro attività sono 515.260, 200 mila sono in cassa integrazione speciale, 130 mila sono in deroga.
Nel 2013 è rimasta inalterata la richiesta media di cassa integrazione pari a 80–90 milioni di ore al mese. Un valore costante da gennaio 2009, poco dopo l’inizio «ufficiale» della crisi. Ugualmente elevata è l’incidenza delle ore di cassa integrazione per ciascun lavoratore occupato nel settore industriale. Su dodici mesi sono 157 le ore di Cig erogate per ogni addetto. Complessivamente, stima la Cgil, l’intero sistema produttivo italiano ha subito una perdita di oltre 134,4 milioni di giornate lavorative nel 2013.
A dicembre è continuato a salire anche il numero delle aziende che hanno richiesto un decreto per la cassa integrazione speciale (Cigs), cioè quella erogata dall’Inps per integrare, o sostituire, la retribuzione dei lavoratori e fronteggiare così una crisi aziendale o per sostenere un processo di ristrutturazione o riorganizzazione. Nel 2013 le domande sono state 6.838 (+10,45% rispetto al 2012) e sono state richieste da 12.025 unità aziendali (+9,08%). Nel dettaglio, aumenta il ricorso alla Cig a causa di una crisi aziendale (3.829 decreti, +11,08% rispetto al 2012). Queste fattispecie rappresentano il 56% del totale. Diminuiscono invece le domande per ristrutturazioni aziendali (218, –9,17%) e quelle per riorganizzazione aziendale (248, –7,46%). «Un segnale evidente del progressivo processo di deindustrializzazione in attio nel paese» commenta lo studio della Cgil.
Il settore della meccanica è quello più in crisi: sono stati 175.502 i lavoratori in Cigs (prendendo come riferimento le posizioni di lavoro a zero ore). Nel commercio ci sono 68.723 lavoratori, 59.862 nell’edilizia. La regione più in crisi a Nord è la Lombardia, seguiono Piemonte e Veneto. Al centro primeggia il Lazio. A Sud la Campania.
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