La «damigiana» che neutralizza le armi chimiche siriane

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Le operazioni avverranno in acque internazionali, dopo il trasferimento — presso il porto di Gioia Tauro — dei contenitori dalla nave danese Ark Futura alla Cape Ray. Ferruccio Trifirò, 75 anni, professore emerito di chimica industriale dell’Università di Bologna e unico membro italiano del comitato scientifico dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac), incaricata dell’eliminazione dell’arsenale di Damasco, spiega che il processo di distruzione mediante idrolisi «è una tecnica già ampiamente usata, mentre è nuovo l’impianto portatile della Cape Ray, l’FHDS (Field Deployable Hydrolysis System) messo a punto dagli americani. Sono state fatte piccole prove ma verrà utilizzato per la prima volta in grande quantità in alto mare. A bordo ci sono due autoclavi, ciascuna in grado di trattare 25 tonnellate di sostanze al giorno, e dunque ci vorranno un paio di mesi».
Come funziona esattamente la neutralizzazione mediante idrolisi?
«Le sostanze chimiche siriane, che si trovano allo stato liquido, verranno messe in un’autoclave al titanio, una sorta di grande damigiana con capienza di 8.300 litri, insieme a idrossido di sodio (NaOH), qualche altra sostanza come ipocloriti e un po’ d’acqua, e verranno portate a una temperatura relativamente bassa, di 90 gradi. All’interno di questo reattore si formeranno così altre sostanze, dette effluenti, meno tossiche ma anch’esse da trattare: questi rifiuti verranno diluiti in acqua in recipienti che resteranno sulla nave, e poi distrutti probabilmente per incenerimento in impianti in Germania e in altri paesi europei».
Perché è stato scelto questo metodo?
«Perché nel caso siriano devono essere trattate delle sostanze tossiche senza esplosivi. Un altro metodo, ad alta temperatura con esplosione, viene invece usato quando le armi chimiche si trovano insieme a munizioni: ed è attualmente adottato per quelle giapponesi abbandonate in Cina. Si possono usare anche inceneritori, ma dipende da ciò che bisogna trattare: per quelle presenti in Siria — cioè sostanze nervine come il sarin, il tabun, il VX, e vescicanti come iprite e levisite — la neutralizzazione è il metodo più adatto».
Le armi chimiche da caricare sulla Cape Ray vengono definite di «priorità 1». Cosa avviene con quelle di «priorità 2»?
«In totale ci sono circa 1.300 tonnellate di sostanze chimiche in Siria: la priorità 1 indica le 500 tonnellate di armi chimiche vere e proprie o di precursori che possono servire unicamente a creare armi chimiche; la priorità 2 indica sostanze tossiche con utilizzi anche civili, come i clorurati: queste ultime verranno eliminate in impianti in altri Paesi come la Gran Bretagna».
Cosa può dirci sui costi?
«Il trattamento dei rifiuti avrà un costo enorme, perché il volume delle sostanze aumenterà di 3-4 volte: saranno Paesi come la Germania a sostenerlo».
Viviana Mazza


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