De Girolamo si difende nell’aula vuota «Un complotto, chi ha coraggio parli»

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ROMA — «Le mie dimissioni sono state chieste soltanto da singoli. Il premier Letta mi ha rassicurato sul mio caso. Renzi invece ha parlato soltanto di questione di stile, mi sembra ». Anche in serata il ministro Nunzia De Girolamo continua la sua autodifesa, a tutto tondo, per quella vicenda sugli appalti Asl di Benevento che l’ha letteralmente travolta, in queste settimane.
Dalle telecamere de La7 il ministro delle Politiche agricole ha sminuito tutte le dichiarazioni dei deputati (ben più che dubbiose) che in giornata hanno accompagnato la sua autodifesa a Montecitorio, in mattinata. Di più: il ministro ha respinto il parallelo con il ministro Josefa Idem, decisa: «La mia vicenda è diversa da quella della Idem, lì c’era una colpa collegata alla sua casa e all’Imu, mi pare. Io invece non ho fatto nulla».
Era stata una mattinata surreale: il «caso De Girolamo» era un evento ben più che annunciato, eppure in aula alla Camera non c’era che una manciata di deputati (non arrivavano a cento) ad ascoltarla e l’assente illustre era proprio il premier Enrico Letta. Anche su questo dalle telecamere de La 7 il ministro aveva una spiegazione: «Il premier Letta mi ha mandato un sms e mi ha spiegato che aveva problemi ben più importanti da affrontare per il Paese».
In Aula il ministro de Girolamo si era gettata nella sua autodifesa con grande enfasi: «Vengo qui con la determinazione di spiegare i motivi per i quali mai, mai e poi mai ho abusato del mio ruolo di deputato e mai, mai e poi mai ho violato la legge e la Costituzione sulla quale ho giurato fedeltà».
Tre quarti d’ora di discorso: Nunzia De Girolamo ha ripercorso le tappe della sua vicenda respingendo al mittente tutte le accuse. Le riunioni in casa di suo padre per parlare dei problemi della Asl? «Avevo un problema post partum che mi impediva di muovermi, per questo venivano a casa».
E il direttorio politico partitico evocato dal gip di Benevento Flavio Cusani e citato nell’interpellanza presentata dal Pd per fare chiarezza? «Quel direttorio non esiste», ha tagliato corto il ministro, chiudendo il discorso con la voce incrinata («mia figlia deve andare a testa alta») e decretando: «Sono vittima di un complotto. Chi sa parli».
È stato Andrea De Maria (Pd) a replicare in Aula al ministro, piuttosto freddo:«Restano molte ombre nella ricostruzione» citando la vicenda della Idem. Fredde anche tante dichiarazioni arrivate durante la giornata dal Pd, il partito di suo marito Francesco Boccia che l’ha ascoltata in aula con l’aria turbata.
In tanti hanno chiesto l’intervento del premier. Gianni Cuperlo, presidente del Pd, ad esempio: «Sia Letta a valutare il da farsi, ma penso che un gesto del ministro le consentirebbe di difendere la sua onorabilità». Anche il capogruppo di Scelta Civica Andrea Romano ha invocato l’intervento di Letta. Sembra che il premier abbia intenzione di prendere tempo su questa vicenda. Una vicenda che in un momento diverso avrebbe risolto con decisionismo, o dimissioni o fiducia piena. Ora invece il presidente del Consiglio pensa di rinviare il problema ad un eventuale rimpasto.
Alessandra Arachi


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