Scontro sul reato di clandestinità Il blitz della Lega in Senato

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ROMA — Quattro senatori della Lega Nord, ieri mattina, sorridevano soddisfatti, affacciati alla finestra dell’anticamera dello studio di Pietro Grasso, anzi era la «sala d’attesa dell’ufficio del Segretario generale», preciseranno più tardi i questori di Palazzo Madama. Il capogruppo del Carroccio Massimo Bitonci, insieme con i colleghi Sergio Divina, Raffaele Volpi e Jonny Crosio, si erano sporti a beneficio dei fotografi con le dita a «V» in segno di vittoria: «Ci hanno detto che il presidente Grasso non c’è — gridava Bitonci dalla finestra — ma se è in vacanza non è un problema nostro. Anzi, ho già chiesto un cambio di biancheria perché siamo pronti a passare qui anche la notte…».
L’occupazione lampo era scattata per protesta contro la decisione dell’Aula di riprendere, inaspettatamente, l’esame del contestatissimo disegno di legge sulle pene alternative al carcere, che contiene anche la norma che abrogherebbe il reato di immigrazione clandestina, a cui la Lega si oppone con fermezza.
«Le mutande, Bitonci,se le faccia mandare dal suo sodale Cota», celiava Andrea Olivero, senatore di Scelta civica. Battute a parte, però, il clima è incandescente. Rimessosi dall’afonia improvvisa del giorno prima il relatore del provvedimento, il senatore pd Felice Casson, ecco dunque che ieri è subito ripreso, un po’ a sorpresa, il dibattito in Aula, ma i senatori leghisti si sono fatti trovare pronti giocando la carta dell’ostruzionismo, con interventi fiume su 250 emendamenti. Così il presidente dei senatori pd, Luigi Zanda, ha invocato la riunione della conferenza dei capigruppo, che ha rinviato tutto a martedì prossimo. «Il rinvio è una nostra vittoria», ha esultato il leghista Bitonci, dando fine all’operazione «Occupy Senato». «Ma quale vittoria — la replica di Zanda —. Martedì il provvedimento che prevede la depenalizzazione del reato di clandestinità (voluto dal M5S, ndr ) verrà votato dall’Aula, perché la conferenza dei capigruppo ha messo fine all’ostruzionismo contingentando i tempi».
Il problema vero, però, al di là della Lega, è che all’interno della stessa maggioranza un’intesa non è stata ancora trovata e forse l’improvvisa afonia di Casson dell’altra sera serviva proprio a guadagnar tempo: Pd e Nuovo centrodestra tratteranno fino all’ultimo per evitare la spaccatura. «Tornare al testo originario della Bossi-Fini» chiede il senatore ncd Carlo Giovanardi. «Il nostro voto dipenderà dalla sostanza», avverte il ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello. Il timore degli alfaniani, infatti, è che depenalizzando non si possa più prevedere l’espulsione coatta dell’indesiderato, perciò minacciano di non votare il testo. Il Pd ha proposto allora di eliminare il reato di clandestinità solo a condizione che non si reiteri. Ma la mediazione ieri è saltata. Si decide martedì.


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